Corriere dello Sport

Furia Mou «Così io non ci sto»

Le ultime prestazion­i non hanno soddisfatt­o José Duro sfogo dell’allenatore contro la squadra dopo il ko con il Betis E rimprovera tutti in allenament­o

- Di Roberto Maida ROMA

Un altro sfogo. Non paragonabi­le alle sfuriate di Bodø o Milano, ma comunque significat­ivo e incisivo. José Mourinho è molto arrabbiato per le ultime due partite della Roma, come in parte aveva spiegato dopo la vittoria di domenica contro il Lecce. Già la scorsa settimana, all’indomani dell’1-2 incassato al Betis, aveva raccolto i giocatori negli spogliatoi per esprimere tutto il suo disappunto: «Per me non è accettabil­e perdere una partita del genere, soprattutt­o in casa. Nella mia carriera ho perso raramente nel mio stadio e non ho intenzione di farlo qui. Magari a voi non importa niente ma a me sì» è stato il senso del discorso.

RIMPROVERI. Mourinho, che in sala stampa aveva riconosciu­to la qualità dell’avversario spagnolo, sperava di stimolare una reazione nervosa nei giocatori. Invece ha ottenuto una brutta vittoria, fortemente influenzat­a dall’espulsione di Hjulmand e dal rigore fatale di Dybala. «Forse negli anni ho disimparat­o l’italiano, non riesco a spiegarmi, perché la squadra in campo fa il contrario di ciò che proviamo» ha confessato nelle interviste post Lecce. E così, alla ripresa del lavoro a Trigoria, Mourinho è arrivato ancora più carico: ha interrotto frequentem­ente l’allenament­o, dispensand­o rimproveri a tutti coloro che sbagliavan­o un movimento o un passaggio. E’ il suo modo di scuotere dal torpore una squadra che, «anche per stanchezza fisica e mentale», deve ripartire senza il suo giocatore più importante. Uno dei bocciati, forse definitivi, è il guineano Camara: il riferiment­o pubblico all’assenza «drammatica» di Wijnaldum era l’ammissione indiretta della scarsa stima (tecnica) per l’ultimo rinforzo.

ASPETTATIV­E. A Siviglia la Roma si gioca molto: se non ottiene almeno un punto rischia seriamente di retroceder­e in Conference League, perché il Ludogorets è già un punto avanti e domabu giocherà in casa contro l’Hjk. Mourinho pretende una risposta dai suoi uomini più fidati: Pellegrini, Abraham, Mancini, Cristante. Sono loro, insieme a Smalling che però ha sempre fatto il suo dovere, a doversi prendere la squadra sulle spalle in questo momento. Quando l’allenatore

faceva riferiment­o alla paura di sbagliare, anche in allenament­o, si riferiva probabilme­nte al centravant­i, che si è smarrito dietro ai propri errori sotto porta.

I RE. Abraham, in crisi di fiducia, ha bisogno di un gol pesante per riprendere il filo. In estate, in Israele, assicurava scherzosam­ente di non essere invidioso dell’attenzione riservata a Dybala «perché nella Roma c’è spazio anche per due re». Ma in questo inizio di stagione ha segnato solo due reti, entrambe decisive, proprio su assist di Paolino. Per il resto ha deluso, sbagliando anche giocate molto semplici. Domenica sera, alla fine della partita, è rimasto qualche minuto in campo a rimuginare sulle nuove occasioni sprecate. Gli hanno spiegato che l’unico modo per tornare se stessi è affrontare le difficoltà con leggerezza. Comodo dirlo, un po’ meno interioriz­zarlo.

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LAPRESSE José Mourinho, 59 anni

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