Le emozioni di Cannone tutto muscoli e simpatia
Lorenzo è uno dei quattro esordienti dell’Italia per i match di novembre Parla il terza linea del Benetton Treviso: «Sono successe tante cose belle nella mia carriera»
La scena non è affatto male. Nel loro appartamento di Treviso, ci sono Lorenzo Cannone, 21 anni, 190 centimetri per 102 chili, e suo fratello Niccolò, 24, 197 per 120. «Me ne stavo per i fatti miei a passare l’aspirapolvere - continua Lorenzo - quando è arrivato Niccolò con lo smartphone in mano e la notizia: “Hanno convocato anche te, bravo!” E mi ha abbracciato. Io nemmeno me l’aspettavo. Cioè, me l’aspettavo, ma non adesso. Magari più in là».
FRATELLI. Se Lorenzo Cannone fosse un chiacchierone - e non lo è - potrebbe scrivere un libro solo sugli ultimi due anni della sua carriera: dalla stagione al Petrarca Padova, alla chiamata nella Benetton Treviso con Niccolò, alle belle esperienze con la Nazionale Under 20 e la “A” (con una meta alla Namibia), passando per il contratto rifiutato alle Zebre per continuare a inseguire Treviso. Lunedì l’ufficializzazione della convocazione da parte del c.t. Kieran Crowley e lo “strano caso” delle due coppie di fratelli nel gruppo azzurro per preparare i test-match novembrini contro Samoa, Australia e Sudafrica: Alessandro e Paolo Garbisi e appunto i Cannone da Firenze. Seconda linea Niccolò, terza Lorenzo, «anche se preferisco il ruolo di numero 8 a quello di flanker. Tranne l’anno al Petrarca ho sempre giocato 8 e mi piace ispirarmi all’All Black Ardie Savea. È un gran portatore di palla».
PERCORSO. Che poi è la specialità di casa Cannone. «Io seguo sempre Niccolò. Dagli inizi al
Bombo Firenze, poi Florentia, all’Accademia federale e adesso qui. Vivevamo insieme anche quando giocavo a Padova. Adesso però dovrebbe andare a convivere con la fidanzata, io per il momento non ho la stessa esigenza visto che sono single. Mi chiamano Canno. Il problema è che anche Niccolò lo chiamano così e, quando gli altri lo gridano, ci giriamo insieme. Non il massimo quando sei in campo. Comunque va bene anche
Cannoncino, dai».
Una meta in tre partite, tutte da titolare, è il biglietto da visita di questo bell’inizio di stagione con Treviso per un ragazzo tutto muscoli, simpatia e serietà nel lavoro, appassionato di pesca d’altura. Nello stesso giorno lo intervistiamo noi e un noto quotidiano irlandese. Il massimo sarebbe debuttare in azzurro proprio all’“Artemio Franchi”. «Sarebbe una gioia troppo grande, come se giocassimo nel giardino di casa nostra. Allo stadio sono andato per vedere la Fiorentina, ma mai il rugby. Quindi sarei anche un bel po’ curioso».
PESCA. Se chiude gli occhi, Lorenzo però quasi li può disegnare quegli spalti pieni. «Gli amici che solitamente seguono mio fratello seguirebbero anche me. Oltre al percorso nel rugby, condividiamo la stessa compagnia».
In barca invece c’è l’amico Davide: «Usciamo in mare a Livorno, ma non solo. Comunque si resta in Toscana. L’ultima volta abbiamo preso un tonno di ottanta chili che poi abbiamo diviso con quindici amici».
È in campo che le parti s’invertono. C’è Lorenzo che prova a guizzare via, c’è gente grossa quanto lui che prova a braccarlo. Non sempre riuscendoci. «È vero, sono successe diverse cose belle nella mia carriera negli ultimi tempi. Anche questa stagione è cominciata bene. Sotto pandemia, io e mio fratello ci siamo comunque allenati nella palestra che ci siamo costruiti in casa. L’aspetto brutto erano gli spalti vuoti, le partite annullate. Poi è arrivato Treviso e adesso la Nazionale. Il prossimo passaggio sarà giocare in azzurro e restare nel gruppo». La prima potrebbe appunto essere un muro contro muro con la mischia australiana a Firenze, appunto. Tutto troppo veloce? Lorenzo non ha paura di questo aspetto. E poi calma, c’è l’aspirapolvere da passare...