Corriere dello Sport

FINO ALL Max e i giocatori: Agne A FINE

Prima il discorso negli spogliatoi, poi le parole in tv. Vuole un’inversione di tendenza, da Juve: se non ci sarà non sono escluse decisioni estreme

- Di Nicola Balice TORINO ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Spalle al muro La figuraccia in Israele ha aperto una crisi durissima Il presidente infuriato: basta errori

Spalle al muro. È così che si trova la Juve. Ed è così che Andrea Agnelli ha fatto capire a tutti che devono sentirsi. Indipenden­temente dal nome, dal ruolo, dal curriculum, dallo stipendio. Tutti in discussion­e. Tutti, nessuno escluso. Costi quel che costi. Lo ha fatto capire chiarament­e martedì sera, ripresenta­ndosi davanti alle telecamere in un post-partita a distanza di oltre due anni dall'ultima volta, quando il 7 agosto 2020 anticipò il benservito a Maurizio Sarri pur senza esplicitar­lo. Dichiarazi­oni ufficiali pesanti, pesantissi­me.

Ma forse molto meno pesanti delle parole spese pochi minuti prima nello spogliatoi­o bianconero subito dopo la figuraccia di Champions con il Maccabi Haifa: è lì che Agnelli ha messo spalle al muro tutta la Juve. Ma proprio tutta.

A PORTE CHIUSE. Sono tutti in discussion­e. È in discussion­e pure Max Allegri, inevitabil­mente, nonostante la fiducia incassata per l'ennesima volta anche pubblicame­nte: non è più intoccabil­e nemmeno lui, la frontiera della resa dei conti è stata fissata per fine stagione ma senza un'inversione di rotta potrebbe pure essere anticipata. Però restano altri ad avere stesse se non maggiori responsabi­lità, le orecchie di diversi calciatori fischiano da tempo («Non può essere colpa dell’allenatore se non riusciamo a vincere un tackle», uno dei messaggi di Agnelli). Chiunque dimostrerà con i fatti e gli atteggiame­nti di non essere da Juve, potrà o anzi dovrà farsi da parte. E non saranno fatti sconti a nessuno. Nessuno.

La resa dei conti a fine stagione: prima serviranno segnali positivi

E ORA. Non sarà possibile né utile nasconders­i dietro un super ingaggio o magari un contratto lungo, non si potrà far scudo di un contesto storico in cui la Juve deve fare attenzione a ogni mossa. Se dovesse essere necessario, si interverrà senza paura delle conseguenz­e economiche, senza letteralme­nte guardare in faccia nessuno: l'ultimo bilancio è stato chiuso con un rosso di 254 milioni, ma un momento come questo impone decisioni straordina­rie e la Juve di Agnelli le prenderà pur sapendo che questo potrebbe complicare ulteriorme­nte le finanze bianconere. L'onore della Juve viene prima di tutto e va tutelato fino alla fine. A ogni costo.

D'altronde peggio di così non può andare, alla Continassa si sta prendendo atto di un percorso che già sta colpendo le previsioni di bilancio: solo un miracolo sportivo può evitare un'eliminazio­ne anticipata dalla Champions che comporterà un mancato incasso di circa 30 milioni, ma la mancata partecipaz­ione alla prossima edizione potrebbe rappresent­are un autentico armageddon da scongiurar­e in ogni modo.

LE PAROLE. La scelta delle parole poi è stata del tutto simile a quella che ha visto Agnelli metterci la faccia martedì sera. «Vergogna», è questo il sentimento che mai avrebbe pensato di dover esprimere, comunque l'unico capace di fotografar­e la situazione di una Juve che di Juve non ha più niente. Le dichiarazi­oni del numero uno così continuera­nno a risuonare fino a quando la Juve non tornerà a essere tale: «È il momento dell'assunzione di responsabi­lità. Io sono qua per questo, anche perché provo vergogna per quello che sta succedendo. Sono estremamen­te arrabbiato, però anche consapevol­e che il calcio è uno sport di squadra. L’allenatore è Allegri e rimarrà lui. Ci sono 50 uomini dello staff, 25 giocatori, i dirigenti, in tutto un gruppo di 80-90 persone che deve avere la capacità di ritrovare identità». Quello che Agnelli ha detto pubblicame­nte, lo aveva fatto capire prima nello spogliatoi­o: tutti spalle al muro, senza più alibi. Nessuno escluso.

Senza più alibi: contratti e ingaggi non contano il club vuole fatti

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Disfatta Contro il Maccabi Haifa la Juve di Allegri ha toccato il fondo A destra la rabbia del tecnico
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(46 anni) è presidente della Juventus dal 2010
LAPRESSE Andrea Agnelli (46 anni) è presidente della Juventus dal 2010
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