ESPARGARÒ I tre atout del terzo incomodo
Il duello Quartararo-Bagnaia fa passare inosservato un altro candidato al titolo Ritardo in classifica (20 punti), affidabilità e Phillip Island: ecco perché Aleix e l’Aprilia possono ancora sognare di fare la storia
Si dice spesso che nella vita occorra ascoltare e notare i segnali, sia positivi che negativi, per capire - o tentare di farlo - se qualcosa finirà nel modo sperato. Ecco, nel caso di Aprilia e di Aleix Espargarò, questi segnali potrebbero davvero far pensare che, sì, quello in corso può essere l’anno giusto per scrivere la storia. Del resto parlano i numeri: a tre gare dalla fine della stagione il binomio italo-spagnolo si trova in terza posizione nella classifica generale della MotoGP, ad appena 20 lunghezze dal leader Fabio Quartararo e a 18 da Pecco Bagnaia, l’uomo forse più in palla nei piani altissimi della graduatoria.
Una distanza risicata, che oggi sarebbe forse azzerata senza due perdite di punti ampiamente evitabili: l’esultanza anticipata di Aleix a Barcellona e il mancato disinserimento della mappatura “eco” sulla RSGP da parte del team a Motegi, con Espargarò costretto a partire dai box e conseguentemente fuori dai punti al traguardo. Va inoltre segnalato come il pilota spagnolo sia finora giunto nelle prime due posizioni solamente a Termas de Rio Hondo, ossia dove è arrivata la prima - e finora unica - vittoria stagionale del duo Aleix-Aprilia, ma abbia al contempo mantenuto una costanza di risultati invidiabile, con un solo zero dall’inizio della stagione.
IANNONE. Nonostante i momenti difficili sopra elencati, i punti da recuperare - ripetiamo - sono solo 20: segnali, appunto, da ascoltare e dai quali trarre carica in vista di un GP in cui Aprilia può certamente attaccare, anche qui memore del passato. Phillip Island, di cui la Casa di Noale conserva dolci ricordi: tre anni fa infatti fu proprio tra i saliscendi australiani che la RSGP fece i primi giri al comando di un gran premio della MotoGP, con quell’Andrea Iannone che soli sette giorni dopo piombò nell’incubo doping.
Tornando ad Aprilia, la grande velocità mostrata in Australia non è un caso sul quale fare poco affidamento, bensì un risultato frutto delle caratteristiche del tracciato, assolutamente favorevoli alla RS-GP: in più di una occasione l’Aprilia si è dimostrata favolosa nei circuiti caratterizzati da pochi lunghi rettilinei e tanti tratti veloci e guidati, dove la scorrevolezza viene prima di molti altri aspetti, come velocità massima o frenata. Per conferma di tale dato basta vedere l’incredibile rimonta di Espargarò ad Assen, un tracciato che fa del misto veloce la sua prima caratteristica, o la sua indiscutibile - nonostante l’infortunio patito nel corso della FP4 - velocità in a Silverstone, dove tra l’altro Maverick Viñales lottò per il successo sino agli ultimi metri, dovendosi accontentare della seconda piazza solo sotto la bandiera a scacchi.
IL TEST DEL CEO. Insomma, la coppia Espargarò-Aprilia può ancora sognare ad occhi aperti, avendone tutti i mezzi per farlo, compresa la consapevolezza - espressa dallo stesso Aleix recentemente - che no, certe occasioni non capitano spesso, e vanno dunque sfruttate. Lo sanno bene anche i vertici del team, a cominciare dal Ceo Massimo Rivola, che lo scorso weekend ha vestito per un pomeriggio i panni del pilota, svolgendo entrambi i turni di prove libere della Aprilia RS 660 Cup, in sella ovviamente alla 660 in configurazione Trofeo. Un riscaldamento in vista del rush finale della stagione, dove toccherà nuovamente a Espargarò indossare tuta e casco, per inseguire un sogno chiamato titolo mondiale.
La RS-GP potrebbe essere leader senza le “sviste” a Motegi e a Barcellona