Juventus la paura fa novanta
Il punto d’incontro quotidiano tra un grande giornalista e i lettori del Corriere dello Sport-Stadio post@corsport.it italocu39@me.com Come previsto, Agnelli difende Allegri in nome della responsabilità collettiva di tutti i dipendenti bianconeri. Ma vist
Caro Cucci, da tempi non sospetti (ovvero diversi anni addietro) sostengo che Allegri non sia un grande allenatore anzi: è incapace di dare una qualsiasi parvenza di gioco o di migliorare le qualità di un suo giocatore. Lacune sempre nascoste dai vari fuoriclasse alle sue dipendenze. Ora però tutti nodi sono venuti al pettine e il mondo pallonaro all’unanimita ne chiede la partenza dalla Torino bianconera.
Lauro Livi, Rimini
gmail.com
DIFENDO ALLEGRI - Carissimo Maestro, la Caporetto juventina era inevitabile. Il generale stupore sinceramente mi meraviglia. Ora la dirigenza bianconera rischia di aggiungere un altro grave errore ai tanti commessi nella sua gestione. Esonerare Max Allegri. Servirebbe solo a sprecare denaro nello stipendio di un nuovo allenatore da coinvolgere nel disastro. Perché difficilmente esiste un tecnico capace di dare un gioco ad una squadra con difetti strutturali nel centrocampo. Un’automobile senza motore, un puzzle senza tessere fondamentali. Più produttivo utilizzare lo stipendio dell’eventuale nuovo tecnico nell’acquisto a gennaio di due uomini di fatica, di due lavoratori del centrocampo la cui mancanza si avverte da tre anni. Darwin parlando della lotta per l’esistenza affermava che a prevalere non è il più forte, ma il più adatto. La Juventus ha acquistato giocatori forti, ma non adatti, non quelli che servivano. Non occorre spendere molto, ma scegliere bene annusando il vento che spira da tempo. Accettare che il calcio moderno è una miniera che richiede sudore, lacrime e sangue, e non si può affrontare in smoking, frac e stiffelius. Smettere di inseguire gli dei falsi e bugiardi di Dante, fare tabula rasa delle errate convinzioni e cambiare radicalmente mentalità. Se non si cambia mentalità, occorre cambiare le teste. E non solo quella di Allegri.
Antonio Maria Ioli
notariato.it
ALLEGRI, SOLDI E VIA - Ma dimmi un po’, Italo: se un Presidente dice che è arrivato al punto di vergognarsi per una larva di squadra, insistendo nella palese contraddittorietà del mantenersi un allenatore che gli sta facendo fare una figuraccia dopo l’altra, ti sei caso mai chiesto, come tanti, se tutto ciò sarà segno di un atto d’amore immacolato in onore del confusissimo Allegri bisognoso di carezze, oppure è solo il calcolo di ciò che la società dovrebbe pagargli cacciandolo? Qualcosa da tempo non funziona in uno staff che sta rovinando un ex squadrone. A me quel Maccabi ha ricordato una Juve veloce, bella da vedere e da fare innamorare. Che bello pensare che, se avessero perso, queste cavallette non si sarebbero mai e poi mai vergognate!
Edmondo De Amicis
Lascio la parola a voi, amici, più preoccupati di me del futuro juventino. Ma rammento in breve ciò che ho scritto pochi giorni fa presagendo ci voleva poco - il disastro di Haifa e sicuro che in ogni caso Andrea avrebbe difeso Allegri: una ponderata scelta aziendale, non un capriccio. Dicevo: «Ma se Maccabi, Benfica e Psg dovessero annunciare il primo naufragio, temo che gli incerti naviganti, impossibilitati a lanciare SOS a chissachì, certo non all’impassibile John Elkann, dovrebbero stringere un patto di solidarietà per salvare il salvabile. Innanzitutto la faccia della Signora di famiglia, prossima a celebrare il suo primo secolo di vita». Le ultime parole di Andrea sono dunque un onorevole atto solidale. Mi preoccupa solo quando estende il virtuoso comportamento alle novanta persone che costituiscono l’Impresa Juve. Scaramanzia a parte, penso che l’attuale stato confusionale della Signora dipenda proprio da questa sorta di sistema collettivista che un Agnelli dovrebbe accuratamente evitare. Decida lui. Per questo l’Avvocato - che non voleva pensieri - s’era inventato Boniperti.