Corriere dello Sport

CABRAL, FIAMMATA VI

Il brasiliano consente alla Fiorentina di tornare alla vittoria in trasferta dopo 203 giorni. Spezia contestato, però Gotti non è a rischio esonero

- Di Andrea Giannattas­io

L’intuizione della doppia punta e di una linea offensiva a quattro con Saponara sulla fascia ha permesso al fotofinish di ottenere un successo insperato

Èfinita come nello scorso campionato, ancora una volta con il protagonis­ta che non ti aspetti. A San Valentino, a sancire il 2-1 della Fiorentina all’ultimo minuto nel bollente catino dello Spezia, era stato Amrabat, da quel momento protagonis­ta di una crescita che lo ha portato a prendersi quelle redini del centrocamp­o che poi non ha più mollato. Stavolta invece a fare esplodere di gioia Firenze quasi a tempo scaduto ci ha pensato Cabral (due gol e un assist nelle ultime tre gare di Serie A) che con i titoli di coda ormai in bella visione - e la netta sensazione dell’ennesima prova opaca dei suoi - ha trovato la zampata vincente che ha interrotto la maledizion­e in trasferta viola: 203 giorni dopo l’ultima volta, Biraghi e compagni sono tornati a esultare in trasferta anche in campionato. Un’era sportiva fa spazzata via in un batter d’occhio nella prova forse più di sofferenza (ma allo stesso tempo di tenacia) della squadra di Italiano, che per la seconda volta di fila si è tolto la soddisfazi­one di battere la sua ex squadra nel proprio stadio, sotto la solita pioggia di fischi. Che tuttavia, complice una lettura tattica vincente nella ripresa, non gli ha impedito anche stavolta di portar via dalla Liguria i tre punti. Un bottino vitale che, pur non rilanciand­o molto le ambizioni di classifica della Fiorentina (la zona Europa resta distante nove punti) permette ai viola di prendere una boccata d’ossigeno su quella calda, ora lontana sette lunghezze.

SOLITO APPROCCIO. Lo stadio era il Picco eppure, almeno in avvio, il copione recitato dalla Fiorentina sul Golfo dei Poeti è parso lo stesso scandito a memoria (e con preoccupan­te regolarità) nel corso delle ultime partite. Dalla Lazio al Basaksehir, passando per Lecce e Inter: approccio leggero, letture difensive sbadate (merito, forse, del 3-52 varato da Gotti con Verde in panchina che ha sorpreso in partenza Italiano) e mordente rimasto negli spogliatoi. E questo nonostante i cinque cambi nell’undici iniziale rispetto al successo di Coppa sui turchi. Fino alla rete (una luce nel buio) di Milenkovic su calcio d’angolo che ha rotto gli equilibri della partita al quarto d’ora, erano state almeno tre le palle gol che la squadra di Gotti si era divorata, con Terraccian­o (il migliore) assoluto protagonis­ta. Nulla, però, il portiere ha potuto poco dopo, quando sugli sviluppi di una punizione dalla destra la palla è carambolat­a sui piedi di Nzola che ha pareggiato i conti con merito, visto che fino ad allora il dato dei tiri in porta parlava chiaro: 5-1 per i bianconeri, con uno sfortunato palo colpito sullo 0-1 da Jovic (che nel pre-partita aveva chiesto scusa ai suoi tifosi per le discusse esultanze delle ultime gare).

LA SVOLTA. È servita un’intuizione di Italiano attorno all’ora di gioco per sbrogliare la matassa di una gara che rischiava di diventare molto pericolosa, ovvero il passaggio dal 4-2-3-1 di partenza a un innovativo 4-2-4 con l’inseriment­o di Saponara sulla fascia e lo spostament­o di

Jovic (e subito dopo Cabral) al centro in coppia con Kouame: uno stravolgim­ento a trazione anteriore che ha rotto gli equilibri di una ripresa a tratti soporifera e che, assieme alla giusta espulsione di Nikolaou rivista al Var per un fallaccio sul brasiliano 8’ prima, ha permesso alla Fiorentina di mettere la freccia e di vincere la partita in un’azione avviata da Ikoné. Prima sconfitta casalinga per lo Spezia, contestato a fine partita dal pubblico bianconero: al momento però, nonostante il solo punto racimolate nelle ultime cinque gare, Gotti non è a rischio esonero.

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ANSA, LAPRESSE L’incornata di Nikola Milenkovic; a destra Cabral placcato dai compagni
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