VERSTAPPEN MACINA RECORD
Red Bull inarrivabile in qualsiasi condizione e Max centra il 14° successo stagionale: Michael e Seb si fermarono a 13. Sainz quinto, Leclerc sesto: per le Rosse è uno dei peggiori risultati dell’anno
Ennesimo trionfo del campione del mondo che ormai non sa più perdere: superati Schumacher e Vettel con l’ottava vittoria negli ultimi nove GP
In altura a Città del Messico come sul mare di Zandvoort, che la pista sia veloce o lenta, asciutta o bagnata, con qualsiasi mescola di gomma dalla plastilina al marmo, Max Verstappen non riesce più a perdere. Non cade neanche in presenza di inciampi, come si capì chiaramente già in Ungheria con un testacoda a 360 gradi reso ininfluente da questo stato di grazia.
Ieri inciampi non ce ne sono stati, anche se lui s’è lamentato di continuo – del bilanciamento e delle cambiate, del traffico e delle gomme – mostrando di aver imparato molto dall’irresistibile Lewis Hamilton degli anni passati. E così, chiagnendo e facendo altro, come si dice a Napoli, l’olandese s’è assicurato il record di vittorie in un anno: 14, come nessuno mai prima in Formula 1.
Superati Michael Schumacher e Sebastian Vettel, che rispettivamente nel 2004 e 2013, su Ferrari e Red Bull, toccarono lo zenit dei 13 successi. Non cavilliamo ora sul fatto che quei due Mondiali contassero rispettivamente 18 e 19 gran premi, e quello di ieri sia stato il ventesimo della stagione. I primati si scrivono sulla base di numeri assoluti e fa ancora più impressione che, di questi quattordici successi di Max, otto siano arrivati nelle ultime nove gare.
LINEARITÀ. Gli immediati duelli interni a Mercedes e Ferrari non hanno rotto la linearità dell’avvio: la resistenza di Russell su Hamilton, con chiusura cattiva negli 800 metri che portano alla prima curva, ha avuto vita breve. Tre curve ed era davanti Lewis, secondo dietro Verstappen, mentre Russell ha dovuto cedere anche a Perez, carico a pallettoni davanti a 150.000 coloratissimi tifosi, tutti in delirio per lui.
Anche tra Ferrari si è lottato. «Mi sono raccomandato con loro: guadagnare due posizioni alla partenza non ci cambia molto» aveva detto Mattia Binotto, ma evidentemente i due ragazzacci pensavano ad altro. Toltosi subito di torno Bottas, che s’inframezzava, i due se le sono date nei primi giri con Sainz che ha resistito, anche se molto probabilmente è stato Leclerc a decidere che tutti quei rischi non valessero più la candela. Non per un quinto e un sesto posto: lì stavano e lì sarebbero rimasti.
Prima fase di gara dunque con Verstappen su Hamilton (sempre attaccato in scia, fino a 2”2 di distacco massimo), Perez, Russell e le Rosse. Red Bull e Sainz su gomme soft, dunque più supportate nell’aderenza, ma con la prospettiva di fermarsi prima, Mercedes invece sulle medie.
ILLUSIONE MERCEDES. L’equilibrio non s’è rotto neanche con la prima serie di pit stop, ma Hamilton ha fatto qualcosa che non si vedeva dalla Mercedes dei tempi belli: mentre ferraristi e bibitari passavano dalle soffici alle medie, Lewis e Russell saltavano sulle hard. Il loro obiettivo era chiaro: andare fino in fondo senza fermarsi più, mentre le Red Bull avrebbero dovuto farlo. O no?
Mezza gara all’arrivo: un deserto da attraversare, senza troppo curarsi da parte di Hamilton del distacco da Verstappen salito a secondi. Ma sicuro sicuro che le Red Bull non sarebbero riuscite a curare le medie e arrivare in fondo anche loro? Neanche per idea.
«Ho le gomme sbagliate ragazzi», è stata la comunicazione di Lewis, che al giro 54 ha spento la baldanza della Stella. E da quel momento non c’è stato altro da fare se non difende
re il secondo posto dal possibile ritorno di Perez, addirittura.
La Ferrari non è stata mai nella lotta: Sainz e Leclerc inchiodati dietro Red Bull e Mercedes hanno firmato uno dei peggiori risultati dell’anno, peraltro con un minuto e passa di distacco, senza patemi sulle Alpine doppiate (poi il rovinoso cedimento del motore per Alonso) e il resto dei team, quelli usi a inseguire.