Corriere dello Sport

INSEGUENDO DIEGO

Da Menotti e Kempes a Bilardo e Valdano: la Seleccion non vince il Mondiale da 36 anni Il giro infinito dell’Argentina: undici ct e 139 convocati per sentirsi ancora Maradona

- Di Stefano Chioffi

Cesar Luis Menotti ha smesso di disegnare schemi anche sui tovaglioli di carta dei ristoranti, raccontand­o un calcio romantico e visionario, come capitava durante le lunghe cene con i suoi amici della rivista “El Grafico”. Ha chiuso con la tattica e con le sigarette: passa le giornate a leggere i libri di Manuel Vázquez Montalbán e Guillermo Tejeda, ascoltando la musica di Eladia Blázquez. Carlos Salvador Bilardo, invece, vive tra le ombre della memoria, lotta da qualche anno con una malattia degenerati­va, la sindrome di Hakim-Adams, e i suoi parenti gli hanno nascosto per tanto tempo la notizia della morte di Diego Maradona, come un figlio per il vecchio ct nato a La Paternal, barrio nel centro di Buenos Aires.

Menotti e Bilardo hanno in comune l’età, 84 anni, e un regalo che sono riusciti a fare ai tifosi argentini: il primo ha vinto il Mondiale nel 1978, battendo l’Olanda di Happel con i gol di Kempes e Bertoni; il secondo ha baciato la stessa Coppa nel 1986, in Messico, allo stadio Azteca, dopo la mano di

Dios di Diego e il gol più bello nella storia del fútbol, contro l’Inghilterr­a. Un cerchio completato con la finale vinta sulla Germania grazie a Brown, Valdano e Burruchaga. Due monumenti per il popolo argentino: Menotti, “el flaco”, amava la letteratur­a e la filosofia anche quando andava in panchina. Bilardo, genitori siciliani (di Mazzarino), soprannomi­mato “el doctor”, è diventato allenatore dopo la laurea in medicina. Il tempo della bellezza, in Argentina, si è fermato ai loro nomi, e a quello di Maradona, l’imperatore. Da trentasei anni la Seleccion non vince un Mondiale. Bilardo sfiorò la doppietta nel 1990, all’Olimpico, contro la Germania del ct Beckenbaue­r. Colpa di un rigore segnato da Brehme, che ancora oggi alimenta discussion­i e polemiche. Quel ricordo era una ferita anche per Diego: i fischi dello stadio durante l’inno dell’Argentina, una partita decisa dall’arbitro messicano Codesal Méndez a cinque minuti dai supplement­ari.

Da allora, dal 1990 al 2022, sono stati convocati 139 giocatori. E l’Afa, la federazion­e, ha cambiato undici ct: Alfio Basile, Daniel Passarella, Marcelo Bielsa,

José Pekerman, Diego Maradona, Sergio Batista, Alejandro Sabella, Gerardo Martino, Edgardo Bauza e Jorge Sampaoli, fino a Lionel Scaloni, che si presenta in Qatar dopo trentasei risultati utili di fila e la Coppa America conquistat­a nel 2021, trofeo arrivato a distanza di ventotto anni. L’unico a sfiorare il successo è stato Sabella, sconfitto nel 2014 al Maracanà di Rio de Janeiro dalla Germania: gol di Mario Götze e luci spente al 112° minuto. In Qatar andrà in scena anche l’ultimo tentativo di Messi, simbolo di tre generazion­i di talenti argentini che hanno vissuto ambizioni e dolorose cicatrici, uscendo ogni volta fuori pista.

La Seleccion del 1990 era ancora l’espression­e di Diego, con la vecchia guardia formata da Batista e Burruchaga, accanto a due giovani in rampa di lancio, Caniggia e Balbo. Attese sbiadite anche nel 1994 negli Stati Uniti, con Maradona fermato per doping. Batistuta, Redondo e Simeone facevano parte di quella Seleccion. Così come ha lasciato in eredità solo rimpianti l’Argentina del 1998, arricchita da Veron, Crespo, Zanetti e Gallardo.

Ritorno senza gloria nel 2002, dal Giappone e dalla Corea. Era la missione di Bielsa: da Samuel a Claudio Lopez, fino a Ortega, che prese la maglia numero dieci. Bocciatura nella fase a gironi. Poche emozioni nel 2006, con il ct Pekerman, nonostante la somma di valori: da Messi a Riquelme, da Cambiasso a Mascherano, da Tevez a Milito, da Aimar a Saviola. Viaggio terminato ai quarti di finale, come nel 2010, con Diego in panchina: una nazionale che poteva contare su Di Maria, Higuain, Aguero, oltre alla Pulga. Poi c’è stata la suggestion­e del 2014 con Sabella: Romero in porta, Zabaleta e Rojo sulle fasce, Demichelis e Garay al centro della difesa. Doppio mediano: Mascherano e Biglia. La fantasia di Messi, Lavezzi ed Enzo Perez, dietro a Higuain. Illusioni finite presto, invece, nel 2018, in Russia, con Sampaoli, il ct dei tatuaggi e delle t-shirt a mezza manica. Tutti a casa agli ottavi, dopo il 4-3 con la Francia: era la squadra di Dybala, Aguero, Banega, Mascherano, Otamendi, Salvio e Pavon. L’Argentina, adesso, ci riprova: nono assalto al titolo di campeon. E la dedica è pronta: per Diego.

In Qatar il nono assalto al titolo: ci prova Scaloni, 36 risultati utili di fila

Messi è il simbolo di tre generazion­i: da Batistuta fino a Tevez e Aguero

 ?? ?? Batistuta Ha giocato tre Mondiali con la maglia albicelest­e, realizzand­o dieci gol (comprese le triplette alla Grecia nel 1994 e alla Giamaica nel 1998)
Tevez All’inizio di novembre si è dimesso da allenatore del Rosario Central. Carlos Tevez ha giocato 76 partite in nazionale e ha segnato 13 gol
Batistuta Ha giocato tre Mondiali con la maglia albicelest­e, realizzand­o dieci gol (comprese le triplette alla Grecia nel 1994 e alla Giamaica nel 1998) Tevez All’inizio di novembre si è dimesso da allenatore del Rosario Central. Carlos Tevez ha giocato 76 partite in nazionale e ha segnato 13 gol
 ?? ?? Messi Quinto Mondiale della carriera: 165 presenze e 91 gol con l’Argentina. Nel 2014 è arrivato secondo in Brasile. Nel 2021 ha vinto la Coppa America
Messi Quinto Mondiale della carriera: 165 presenze e 91 gol con l’Argentina. Nel 2014 è arrivato secondo in Brasile. Nel 2021 ha vinto la Coppa America
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Maradona Unico, geniale, leggendari­o: Diego ha vinto il Mondiale del 1986 ed è arrivato secondo a Italia ’90: 91 partite e 34 gol con l’Argentina

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