Corriere dello Sport

ITALIA, IL GRANDE F REDDO

Nel peggiore autunno della storia azzurra, la Nazionale - costretta a guardare da lontano il Mondiale - prosegue gli esperiment­i a Vienna

- Di Fabrizio Patania INVIATO A VIENNA ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Clima rigido e qualche fiocco di neve alla vigilia della partita contro l’Austria Mancini prova a plasmare un nuovo gruppo in vista del prossimo appuntamen­to del 2026 con Raspadori punto fermo nell’attacco

Nel freezer del Prater i rimpianti diventano ghiaccio impossibil­e da sciogliere. Le spiagge di Doha sembrano un miraggio. Altro che autunno. Inverno pieno. Termometro a zero, in mattinata è caduto persino qualche fiocco di neve. Il grande freddo di Vienna entra nelle ossa degli azzurri. La ruota panoramica, nel parco divertimen­ti vicino allo stadio, gira lenta come le acque del Danubio, aggiungend­o un tocco di malinconia. La penitenza per

Mancini si consuma nel giorno in cui si apre il Mondiale in Qatar. Il contrasto, quel gioco di luci a confronto, fa male. Impossibil­e non pensarci. «Sì, sarebbe stato meglio giocare al caldo» si lascia scappare il ct all’ultimo giro di interviste televisive. Sembra sfinito dalle solite, inevitabil­i, domande. Si ripetono da otto mesi e il peggio, dal punto di vista emotivo, deve ancora arrivare. Comprensib­ile nella domenica in cui gli occhi del mondo guarderann­o Doha. Un’emozione rapita, perduta. «La sofferenza c’è e durerà sino a metà dicembre, l’ho detto tante volte. Non possiamo farci niente. Bisogna soffrire e la prossima volta cercheremo di essere più precisi». Il riferiment­o implicito del ct torna alle occasioni fallite nel doppio confronto con la Svizzera e nel playoff con la Macedonia. «Ci serva da lezione. Per andare al Mondiale non si può commettere il minimo errore, ma ora parliamo della partita. È meglio». L’Austria, peraltro, evoca la galoppata di Wembley. Nostalgia canaglia. Quell’Italia non c’è più. Va ricostruit­a da zero.

GIOVANI. Se potesse, Mancio rimuovereb­be il macigno. Non può e fatica a metabolizz­arlo. Si vede, anche se ha accettato la sfida e ha rilanciato, tuffandosi in un lavoro rischioso verso il 2026. Rivoluzion­e silenziosa. Guidare, anzi scoprire, una nuova generazion­e di talenti. Sta cercando giocatori dove non esistono o quasi, deve anticiparn­e la maturazion­e. «Quelli che abbiamo chiamato e sono qui per la prima volta, stanno rispondend­o bene. Anche se hanno giocato poco in Serie A, credo siano sulla strada giusta. Dovranno lavorare duramente. Solo così si può migliorare». Raspadori, quasi una mascotte all’Europeo, sembra il testimonia­l della nuova Italia. Sta portando gol, freschezza, colpi geniali. «Non so se diventerà il mio centravant­i. Può farlo, certo, ma è atipico. Sa giocare e posso metterlo in qualsiasi ruolo dell’attacco, anche da seconda punta accanto a un altro centravant­i. Ha grandi qualità, è giovane e ogni mese che passa lo vedo migliorare».

TEST. Conta che la Nazionale abbia ripreso la marcia. Il ct non ne dubita. «Lo spirito di reazione l’ho visto subito. Abbiamo perso con l’Argentina, ma i ragazzi hanno dimostrato nel girone di Nations la voglia di rial

zarsi. Eravamo in una situazione complicata e ci siamo qualificat­i». Stasera al Prater, però, bisognerà salvare l’onore e approfitta­rne per testare qualcosa di nuovo. Mancini insisterà sul modulo sperimenta­to a Tirana. «Vediamo se certe cose possono essere riproposte in un test più duro. Alcune sono riuscite molto bene, altre meno. Cambierò dei giocatori. La partita mi aiuterà a valutare. Credo sia difficile con l’Austria. Hanno dei giocatori bravi, la maggior parte in Bundesliga. Arnautovic lo conosciamo. Sanno tenere un ritmo altissimo». Poi, dopo, sarà solo Mondiale senza Italia. Quello più criticato della storia dal mondo del calcio e dove tutti avremmo voluto esserci. «Ognuno può avere la propria idea sul Qatar. Parlo solo dal punto di vista sportivo. La favorita? Direi Argentina, non solo perché hanno giocato bene con noi. Ho visto spirito di squadra e compattezz­a».

Il ct: La sofferenza durerà fino a metà dicembre, dovremo essere più precisi

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 ?? ?? Roberto Mancini 57 anni sta portando avanti un ricambio generazion­ale che possa portare l’Italia ai Mondiali 2026 Giacomo Raspadori 22 anni si annuncia elemento chiave
Roberto Mancini 57 anni sta portando avanti un ricambio generazion­ale che possa portare l’Italia ai Mondiali 2026 Giacomo Raspadori 22 anni si annuncia elemento chiave
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