Con i Boks quest’Italia non basta
A Genova, i campioni del mondo travolgono la Nazionale di Crowley Azzurri alla pari per 45’ (16-18), poi l’errore e il crollo. Kolisi: «Ma avete una squadra sorprendente»
Giacchetta d’ordinanza, nodo alla cravatta rivedibile, il capitano degli Springboks, Siya Kolisi, in conferenza stampa alza il tono della voce: «L’Italia è una squadra sorprendente, senz’altro diversa rispetto a qualche anno fa». Un’aggiunta a quanto aveva detto poco prima alle telecamere: «Gli azzurri meritano il rispetto degli Springboks». È vero che sanno tanto di frasi di circostanza; è vero che 60 punti e più di otto mete dal Sudafrica (ieri 63-21 con nove marcature) l’Italia non li subiva dal 2001; vero infine che le famose lampadine si siano spente esattamente al minuto 45; ma quanto visto prima è qualcosa di assai vicino al rugby “dei grandi”. E comunque gli azzurri chiudono le Autumn Nations Series con una vittoria sulle Samoa e la prima, storica, sull’Australia. Se l’avessimo scritto a luglio ci avrebbero preso per pazzi. Giustamente.
DIFFERENZA. Marassi, che nonostante i 26.457 sugli spalti si conferma avara di buone notizie, ha tanto da applaudire. «Questo mese abbiamo decisamente mostrato dei cambiamenti - le parole del tecnico Kieran Crowley, esausto - Forse nel secondo tempo siamo tornati alle vecchie abitudini, ma sono aspetti su cui ci concentreremo da febbraio, al Sei Nazioni».
Il quaderno è pieno di appunti, «ma oltre ai grandi progressi c’è ancora da fare e, da allenatore, dico che sarà entusiasmante continuare a lavorare con un gruppo giovane che sta imparando la differenza tra il gioco con le franchigie e quello in Nazionale».
Pressione costante con gli avanti possenti, tre-quarti inpioni contenibili nel gioco aperto e dominio incontrastato sui palloni alti. Il dominio degli Springboks di Jacques Nienaber prende forma così. Proprio in merito al gioco aereo «è un fondamentale su cui continuiamo a lavorare. Stavolta siamo andati abbastanza bene, ma non siamo riusciti sempre a garantire copertura adeguata. Un esempio su quel calcio di ripartenza».
TENEBRA. Ovvero il momento esatto in cui da un confronto al cardiopalma punto a punto, condito dalla solita meta di un Capuozzo tutto astuzia, calano le tenebre. Punteggio 16-18, rimessa in gioco di Willemse dopo la quarta zampata di Allan tra i pali, Kolbe vola letteralmente sulla testa di Morisi, segna (sono passati meno di 20 secondi dal piazzato di Allan!) e la difesa italiana si frantuma contro quel carrarmato chiamato con modestia “mischia” e un triangolo allargato Le Roux-Kolbe-Arendse versione deluxe («Non sono camdel mondo per caso...», fa spallucce Crowley).
Seguono da lì altre sei marcature ospiti, contro quella tutto cuore - di Lorenzo Cannone e dei suoi ventun anni. Il migliore tra gli italiani e una delle sorprese più belle del trittico autunnale. Il più sfortunato è invece Padovani, che entra ed esce in barella dopo appena tre minuti (31’ st), dopo aver battuto la testa sull’anca di Le Roux. «Il ragazzo è cosciente, ho parlato con lui», rassicura il tecnico.
Anche il capitano azzurro Lamaro alza la voce: «Non funziona che quando vinci sei un eroe e quando perdi no, o hai demeritato. Non è una partita che cambia tutto, ciascuna è un’esperienza diversa, qualcosa di nuovo da cui imparare. A noi servono anche giornate come questa».
Ironia del destino, nell’esatto istante in cui Reinach segna il 63-21, a Cardiff arriva il calcio della vittoria della Georgia. Rivediamoci a febbraio.
Il c.t. : «Riviste vecchie abitudini Ci lavoreremo» Paura per Padovani