Ecuador facile Valencia inaugura con una doppietta
Un Qatar incompiuto si arrende dopo mezz’ora All’attaccante del Fenerbahçe annullato al Var un gol per fuorigioco Orsato dirige con sicurezza: giusto il rigore assegnato dopo 16 minuti
La morale? Non bastano tutti i soldi del mondo per giocarsi un Mondiale. Se avesse potuto comprare anche i calciatori delle altre nazionali, l’emiro Al Thani avrebbe regalato sicuramente al Qatar un esordio dignitoso. Ma siccome non è (ancora) riuscito a modificare il regolamento, ha verificato di presenza l’inadeguatezza tecnica di un progetto incompiuto. L’Ecuador è una squadra organizzata, valida, che però quando scende dall’altura di Quito di solito si squaglia. Invece nello stadio Al Bayt, una gigante tenda beduina nel deserto, ha sgretolato i piccoli e spauriti avversari in mezz’ora, per poi accontentarsi di gestire il risultato.
THE MAN. L’uomo della serata, sotto gli occhi del presidente turco Erdogan sistemato in tribuna, è un esperto attaccante del Fenerbahce, Enner Valencia, che ha segnato tre gol in 31 minuti. Il primo è stato cancellato per fuorigioco dal Var, dopo che Orsato (discreta la sua direzione anche nella gestione dei cartellini) e i suoi assistenti non si erano accorti dell’irregolarità. Il resto è stato bello e buono. Valencia si è procurato un rigore entrando facilmente in verticale nella burrosa difesa a tre qatarina su imbucata di Ibarra, calciando poi con padronanza dei nervi. E a seguire è saltato di testa nell’area incustodita per festeggiare la doppietta e il premio di man of the match. Lo chiamano Superman sin da ragazzino non per caso: quando stacca da terra è dura andarlo a prendere.
PERSONAGGIO. Lui, a differenza del Qatar, non era al debutto in un Mondiale. E a 33 anni arrivava all’evento più gratificante con la leggerezza della meritocrazia. Capitano e primatista di gol con la nazionale ecuadoriana (37 gol in 75 partite, uno ogni due), è stato programmato per diventare un grande calciatore. Tanto è vero che nel 2014, dopo il Mondiale brasiliano in cui aveva erogato 3 reti, era stato acquistato dal West Ham. Ma in Premier League ha fatto parlare di sé per i pasticci che ha combinato fuori dal campo più che per i gol. Nell’ottobre 2016, quando è passato all’Everton, è scampato alla polizia ecuadoriana che lo aspettava fuori dallo stadio di Quito dopo la partita con il Cile fingendo un infortunio. Trasportato in ospedale, dove secondo le leggi ecuadoriane non è permesso arrestare un sospettato, ha poi chiarito la sua posizione con la giustizia: doveva pagare 17.000 dollari di alimenti alla figlia, dopo la denuncia della ex moglie.
E ORA? Un tipino stravagante, diciamo. Che però si è ricostruito una credibilità in Messico, nel Tigres, e nel 2020 è atterrato a Istanbul, dove gli hanno proposto un contratto di tre anni a 1,7 milioni a stagione. Nel Fenerbahce ha preparato con cura la spedizione in Qatar: nello spezzone di campionato turco ha segnato 13 gol in 12 partite. Valencia non stava bene prima della partita, ha giocato e si è di nuovo infortunato. Problema muscolare.
BOCCIATI. Dispiace infierire su questo gruppo di ragazzi che vivevano il sogno di una vita. E che magari sono proprio stati stritolati dalla tensione di una partita attesa 12 anni, cioè da quando il Qatar si è visto assegnare un Mondiale per le vicende che sappiamo. Due mesi di ritiro a Marbella e il contributo di un allenatore cresciuto nel Barcellona, Felix Sanchez, non sono stati sufficienti a costruire un prodotto accettabile. Anche le stelle della squadra, Almoed Ali e il capitano Al Haydos, si sono congelate nell’aria condizionata dello stadio. E il pubblico dell’Al Bayt, a parte la claque sistemata in una delle curve, ha capito tutto: dopo l’intervallo ha cominciato a sfollare. Non c’era più niente da vedere.