L’ITALIA CHE NON CI PIACE
Abbiamo chiuso l’anno nel modo più triste e malinconico L’Austria ci tramortisce nel primo tempo, nella ripresa gli azzurri non recuperano. Male il 3-4-3
Un vuoto immenso ci accompagnerà per mesi, non solo sino al 18 dicembre, guardando il Mondiale in tv. Nel giorno in cui si accendevano le luci di Doha, l’Italia ha chiuso l’anno nel modo più triste e malinconico, forse senza l’orgoglio e l’anima a cui si era aggrappata in Nations. Due schiaffoni al Prater di Vienna, poteva finire peggio e non inganni la reazione, confusa e tardiva. Gli austriaci, che non sono più il Wunderteam degli anni Trenta, si erano ritirati indietro. Hanno iniziato con la marcia di Radetzki e hanno chiuso senza concederci il gol per salvare l’onore. Brutto scivolone. Azzurri ingiustificabili: anche trattandosi di un’amichevole, per il valore simbolico della coincidenza con il Mondiale in partenza, avrebbero dovuto rispondere in un altro modo. Tanti, troppi errori individuali. Mancini ha ricevuto risposte negative dal 3-4-3 che aveva proposto a Tirana, concedendo tanto anche agli albanesi.
BAMBOLA. Ne ha cambiati quattro più Donnarumma. Gatti e Acerbi per Scalvini e Bastoni, Barella ha rimpiazzato Tonali (infortunato) e Politano ha vinto il ballottaggio con Pessina, prendendo il posto di Zaniolo. Tridente puro, era il dubbio del ct. Voleva riproporre e verificare lo stesso assetto in un test più duro, sapendo che avrebbe potuto perdere equilibrio. Così è stato. Barella e Verratti si sono trovati subito in inferiorità numerica, presi in mezzo e infilati dagli austriaci, non solo come ha dimostrato lo sviluppo del primo gol. Schlager ha contrastato Verratti, forse in modo falloso. Arnautovic è partito in contropiede creando i presupposti per il due contro uno, Bonucci poteva solo scappare all’indietro ma non intervenire sul mediano del Lipsia, salito a rimorchio e bravo a battere Donnarumma in diagonale. Gli azzurri hanno protestato. Niente Var al Prater. Forse un controllo avrebbe spinto Dingert ad annullare, ma non cambia la sostanza. Dopo sei minuti, l’annuncio del tracollo. Rangnick l’aveva disegnata bene, Baumgartner e Adamu sulle linee laterali per allargare la difesa a tre dell’Italia, Sabitzer pronto a infilarsi a ridosso di Arnautovic. Quando impostavano gli azzurri, i trequartisti stringevano all’interno del campo per chiudere Verratti in un imbuto. Così l’Austria ha avuto gioco facile. Recuperavano palla e verticalizzavano, entrando da tutte le parti: 7 conclusioni nella prima mezz’ora e almeno tre occasioni limpide. Seiwald ha sparato alto, Adamu lo ha imitato e poi ha centrato il palo (errore di Acerbi). Una mattanza. Ci hanno fatto dannare sino al 2-0 a cui ha contribuito Gigio, sorpreso dalla punizione potentissima di Alaba. Saranno stati trenta metri, la palla si è abbassata all’improvviso sotto la traversa.
SENZA TESTA. I due gol di differenza ci stavano. Si sono aggiunte le distrazioni. L’Italia era stordita, senza ritmo e misure, quasi mai in grado di innescare Raspadori, costretto a rientrare per toccare la palla. Non abbiamo costruito o quasi. Una sola parata di Lindner, sullo spunto di
Politano, a un sospiro dall’intervallo, quando Mancio ne ha sostituiti quattro. Fuori Gatti, Politano, Grifo e Di Lorenzo. Dentro Scalvini, Pessina, Chiesa e Zaniolo. Ritoccato appena lo spartito. L’Italia tendente al 3-5-2 ibrido. L’attaccante romanista si è scambiato quasi subito con Chiesa e ha preso la fascia destra. Scalvini lo copriva. Sul versante opposto Dimarco (unico a salvarsi) correva per tre. Pessina si è incollato a Seiwald. Qualcosa, non troppo, è cambiato. Gli azzurri, dopo aver rischiato il terzo (doppia parata di Donnarumma sui bolognesi Arnautovic e Posh), hanno guadagnato campo. Chiesa è entrato benino. Reazione confusa, come l’attacco, senza una logica, in un continuo e vorticoso giro di posizioni. Sono tornate in mente le difficoltà patite dopo l’Europeo. Raspadori ha mancato l’occasione per riaprirla prima di lasciare il posto a Gnonto. Ha esordito Miretti. L’Austria, con un filo di gas, è arrivata in fondo e manca poco ci faceva il terzo in contropiede. Meglio tornare a casa e arrivederci a marzo con l’Inghilterra. Tempi grami.
Sul 2-0, reazione confusa: creato poco o niente Esordio di Miretti