Corriere dello Sport

Il nuovo volo Dell’Aquila «È un oro bellissimo»

In Messico, l’olimpionic­o di Tokyo si conferma il più forte del mondo Vito: Una medaglia speciale, forse più di quella dei Giochi. Mi sono tolto un peso. Ora il Grand Prix

- Di Alberto Dolfin

«Quest’oro lo dedico all’Italia e alla mia famiglia». Vito Dell’Aquila si conferma il padrone assoluto del taekwondo, allargando quel dominio che l’aveva visto presentars­i ai Mondiali in Messico da campione olimpico in carica e forte del numero 1 del ranking internazio­nale con grande voglia di non scendere dal piedistall­o. Per rimanerci ha lottato con tenacia, senza farsi distrarre dalla gloria raggiunta già lo scorso anno ai Giochi di Tokyo e poche settimane dopo aver spento 22 candeline, si è fatto il miglior regalo di compleanno possibile, conquistan­do la medaglia del metallo più prezioso nella categoria -58 kg. L’ultimo atto, contro il sudcoreano Jun Jang, mentre in Italia era notte fonda, ha consacrato il giovane carabinier­e nel gotha della disciplina, vincendo per 2-1 (11-12, 13-4, 13-6) dopo aver rimontato il primo round conquistat­o dall’avversario, cancellato dai successivi due di pura classe.

Un dolce risveglio per Vito prima di imbarcarsi per l’aereo che lo riporta a casa: «Sono molto contento e le prime sensazioni del giorno dopo sono un mix di stanchezza, perché è stata una giornata tosta, e soddisfazi­one. I punti in comune non sono tanti perché in Giappone era estate e dopo si andava in vacanza, mentre qui siamo in autunno inoltrato e tra poche settimane c’è il Grand Prix (9-10 dicembre; ndr). Pensandoci a fondo, forse questa medaglia ha un sapore ancora più speciale di quella olimpica e mi rende un poco più soddisfatt­o».

Ripetersi, d’altronde, non è mai facile per nessuno e il giovane pugliese lo conferma: «È stato molto difficile, mi sento come se mi fossi tolto un bel peso di dosso e faccio fatica a trovare le parole per descrivere le mie emozioni. Pensavo soltanto a fare del mio meglio e mi auguravo di farcela perché mi sentivo bene, ma riuscirci è un’altra cosa».

Già alla vigilia ci aveva raccontato di essere molto fiducioso e le sue gambe non hanno tremato al fatto di dover caricarsi tutta una nazione sulle spalle, vincendo quella rassegna che nel calcio, invece, ci tocca vedere da spettatori lontani: «I Mondiali in Qatar senza l’Italia non sono lo stesso, sarebbe stato bello poter tifare, ma spero di aver dato un po’

di gioia a tutta la nostra nazione con la mia medaglia».

Il regalo per l’oro? «Niente di particolar­e, mi concederò un paio di giorni di relax con mio fratello Mimmo a Roma».

Entusiasta anche il dt azzurro Claudio Nolano: «Sono felice perché dentro mi sento ancora un atleta e vincere un Mondiale è il massimo per qualunque atleta e credo sia al pari della vittoria olimpica, perché ai Giochi vanno alcuni ragazzi selezionat­i, mentre in una rassegna iridata ci sono proprio tutti, per cui in quel preciso giorno devi stare attento anche agli outsider e, numericame­nte, affronti più avversari. Da tecnico sono contento di aver pronostica­to il suo successo perché conosco la sua mentalità prima di entrare in gara e so che lui, quando sta così, può ottenere di tutto. Mantenere la tranquilli­tà per trionfare all’ultimo giorno dei Mondiali dopo aver atteso a lungo il proprio momento, è davvero da grandi campioni. Peccato aver mancato il podio con gli altri atleti, perché potevamo raccoglier­e di più, ma il movimento è in crescita».

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ANSA Dell’Aquila attacca nella finale con il sudcoreano Jun Jang
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ANSA Vito Dell’Aquila, 22 anni pugliese di Mesagne

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