Corriere dello Sport

Da Barassi a Infantino riscriviam­o la Favola di Natale

Il Mondiale in Qatar è una buona occasione per ricordare il favoloso capo del calcio italiano che salvò la Coppa Rimet dai nazisti e la riconsegnò alla Fifa

- Scrivete a di Italo Cucci

Caro Cucci, ecco il Mondiale di Babbo Natale che potrebbe entusiasma­re tutti oppure essere una grande delusione (non solo per l'assenza dell'Italia che, appena vista, sembra meriti proprio di stare a casa!). Mi farebbe un certo effetto vedere fra poco le partite nella mia città innevata. La mia povera nonna diceva sempre che la potenza del denaro sa mandare l'acqua all'insù, il Qatar lo ha confermato. Visto che c'erano, potevano far cadere la finale il giorno di Natale, così anziché goderla con una bella grigliata di pesce (come sarebbe avvenuto da noi a Rimini) la si guarderà con un cappellett­o in brodo.

Riccardo Ducci Rimini, gmail.com

Grazie per l’assist, Vecchia Romagna. Nel furore antiqatari­ano non avevo pensato a questo risvolto da favola. Una versione moderna di una lettura emozionant­e che mi ha riportato alla mente la mia gioventù e la “Favola di Natale” di Giovannino Guareschi che provocò anche un cambiament­o nella mia vita. Dopo la favola mi appassiona­i al suo settimanal­e, “Candido”, e un giorno del 1957 partii da Rimini per Milano. Tipo Totò e Peppino mi informai - «Noio volevàn savoir… l’indiriss…» e arrivai in via Civitavecc­hia dov’erano i giornali di Rizzoli e infatti la via ha poi preso il nome di Angelo, il fondatore. Volevo lavorare a “Candido” nelle cui pagine trovavo il (mio) meglio di quel tempo: Giovanni Mosca, Indro Montanelli, Leo Longanesi, Carletto Manzoni, Walter Molino (disegnava le copertine della “Domenica del Corriere”), Massimo Simili e Nino Nutrizio. Avevo una lettera per Guareschi scritta da mio zio, Don Luigi Pasa, un cappellano militare salesiano che aveva accompagna­to nei campi di concentram­ento nazisti di Sanbostel

Il punto d’incontro quotidiano tra un grande giornalist­a e i lettori del Corriere dello Sport-Stadio post@corsport.it italocu39@me.com

e Witzendorf tanti ufficiali italiani, fra questi Guareschi. Arrivai, fui ricevuto dal vicedirett­ore Alessandro Minardi che mi comunicò la triste notizia: Guareschi non c’era e non sarebbe più tornato. «Mi piacerebbe aiutarti - mi disse Minardi - ma senza Lui qui fra poco si chiude. Se vuoi, faccio una telefonata a Nutrizio…». Il grande direttore della “Notte” mi ricevette con affabile sincerità, con la sua giacchetta azzurra che non dimentiche­rò mai. «Facciamo una cosa - mi disse - mi servirebbe un corrispond­ente a Bologna, bussa al Carlino e un aiuto te lo do anch’io».

Erano tempi da «se potessi avere mille lire al mese», tornai indietro, bussai al “Carlino” e diventai abusivo, primo livello del mestiere. Per lunghi anni fui svegliato all’alba da un collega della “Notte” che mi chiedeva la temperatur­a di Bologna. Per godere della sua attenzione spesso gli davo i gradi di Argelato, comune del Bolognese che dicevo particolar­mente freddo, nomen omen (era il paese di Leandro Arpinati, già grande capo dello sport italiano). Fu parlando con Nutrizio di Guareschi e della favola che ebbi una dritta per una mia “Favola di Natale”. Nino mi raccontò la storia di Ottorino Barassi, il grande presidente della Federcalci­o che salvò la Coppa Rimet vinta dalla Nazionale nel ‘38, sottraendo­la alle brame dei nazisti che erano arrivati fino a casa sua, a Roma, per rubarla: la teneva nascosta sotto il letto in una scatola da scarpe e non se ne accorsero. Dopo la guerra, la riconsegnò nel 1950 alla Fifa.

Ho conosciuto Barassi, un piccolo grande uomo che fece miracoli per il calcio italiano fino alla sventurata esclusione dal Mondiale del 1958. Seppi della sua vita di uomo di sport rigoroso e onesto, ottimo dirigente, gran signore, eccellente diplomatic­o custode di un’Idea che vive ancora nel mondo Fifa. Se n’è andato nel novembre del 1971 e mi sembra che dopo una cinquantin­a d’anni questa sia l’occasione per celebrarne il ricordo. Lo raccomando in particolar­e a Gabriele Gravina, suo successore, alla Federazion­e brasiliana che grazie a lui possiede la vera Coppa Rimet, e all’”italiano” Gianni Infantino perché gli chieda perdono, a nome della Fifa, del Mondiale d’Inverno che ci auguriamo diventi tuttavia una bella Favola di Natale.

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