Silenzio Germania è l’urlo per i diritti umani
La ministra tedesca indossa la fascia vietata, in campo niente “arcobaleno” ma un gesto di grande valore Tutti con la mano sulla bocca al momento della foto ufficiale E il guardalinee controlla Neuer...
Momento di celebrità non richiesto: un guardalinee salvadoregno che chiede al capitano di una squadra di esporre la fascia di capitano. La Fifa era pronta a colpire Manuel Neuer con il primo cartellino giallo della storia sventolato per insubordinazione a una linea etica. Ma Neuer, che si era accordato con tutti gli altri capitani dissidenti del Mondiale, non indossava la fascia antiproibizionista che era stata proibita. Indossava un nastrino normale, che però non gli ha impedito di mostrare alle telecamere di tutto il mondo la scritta «No discrimination» dipinta sui guanti. E così la partita tra Germania e Giappone è cominciata senza ammonizioni farlocche. Ma i tedeschi, che non ci stanno ad abbassare il capo quando sono convinti di essere nel giusto, hanno manifestato in un altro modo la loro protesta, posando per la foto ufficiale della partita con undici mani aperte a chiudere le bocche dei giocatori. Come a dire: ci avete silenziato voi, noi volevamo esprimere qualcosina... Inutile sottolineare che la regia internazionale, come aveva fatto con gli iraniani silenti durante l’inno nazionale, non abbia mostrato l’immagine del check su Neuer né l’attimo della foto-ricordo. Sempre meglio girarsi dall’altra parte per non diffondere il virus della verità.
aveva sostenuto esplicitamente la squadra: la ministra dell’Interno, Nancy Faeser, si è seduta in tribuna allo stadio Khalifa accanto al presidente federale Bernd Neuendorf con avvolta su un braccio la fascia negata a Neuer: «One love». La Germania d’altra parte è in prima linea sul tema dei diritti umani. La federcalcio tedesca ha invece aspettato che cominciasse la partita, e quindi il messaggio della squadra, per chiarire un’idea già abbastanza comprensibile attraverso Twitter: «Volevamo usare la fascia del nostro capitano per prendere posizione sui valori che abbiamo nella nazionale tedesca: diversità e rispetto reciproco. Insieme ad altre nazioni, volevamo che la nostra voce fosse ascoltata. Non si trattava di fare una dichiarazione politica: i diritti umani non sono negoziabili. Dovrebbe essere dato per scontato, ma non è ancora così. Ecco perché questo messaggio è così importante per noi. Negarci la fascia dal braccio è come spegnere la nostra voce. Sosteniamo la nostra posizione». Muti alla meta dunque. E poco importa che il silenzio abbia finora portato sfortuna: le due squadre che sono scese in campo per i diritti umani, Iran e Germania, hanno perso al debutto. Certe battaglie prescindono dal risultato, per fortuna, anche se lo condizionano: è probabile che il tira e molla su cosa rischiassero i calciatori in termini di sanzioni disciplinari abbia distratto dal focus, cioè la partita.
L’AMBIENTE. Nota a margine. Nell’imbarazzante teatrino politico in uno stadio di calcio, abbiamo anche notato la scarsissima presenza di tifosi tedeschi. Loro, che di solito seguono in massa la loro nazionale all’estero. E’ un segnale evidente del distacco popolare. Non dalla squadra ma da “questo” Mondiale giocato in Qatar nonostante tutto ciò che si è raccontato. I giapponesi viceversa erano tanti e rumorosissimi, quasi ossessivi nel ripetere sempre gli stessi cori per cento e passa minuti. Anche in tribuna stampa, dove la giornalista Choco Sasaki urlava, piangeva, esultava come se fosse un’ultrà in curva. La passione a volte prende il sopravvento.