Ecco Berrettini in versione tifoso
Infortunato, è arrivato lo stesso a Malaga
Èpartito prestissimo, ieri mattina, da Roma. L’aveva promesso ai suoi compagni di nazionale e al capitano, Volandri. Alle 12 circa s’è presentato al ‘Martin Carpena’ da solo, senza il suo coach Santopadre. Uno dei segnali che Berrettini, oggi, farà solo il tifo per l’Italia e non giocherà uno dei singolari contro gli Stati Uniti. «Ci vorrebbe un miracolo» ha scherzato Volandri, accogliendolo nel ritiro azzurro.
PRIMO TIFOSO. Il romano è venuto per far sentire la sua vicinanza ai compagni, per respirare l’aria di Davis che tanto bene gli aveva fatto a Bologna e soprattutto per proseguire il suo percorso di recupero dall’infortunio patito a Napoli un mese fa nella finale persa contro Musetti. «Il fatto che sia qui va sottolineato e rende l’idea di quanto Matteo sia importante per la squadra» ha ribadito Volandri, che ha accolto a braccia aperte quello che a Malaga era uno dei tennisti e volti più attesi: «La roba se l’è portata, anche le maglie con la scritta Italia sulla schiena. Non l’ho sostituito, è parte integrante della squadra».
CAPITANO SPARRING.
Berrettini ha avuto un problema al piede sinistro che non ha ancora del tutto smaltito. Si allena, in maniera soft, ma non forza. Ieri è sceso in campo per un’oretta: il capitano Volandri come sparring partner, il coach federale Umberto Rianna a motivarlo, aiutarlo nel recupero, tirarlo su
di morale. Ha provato un po’ tutti i colpi, tra una chiacchiera e l’altra.
TIAFOE.
Poi s’è fermato qualche minuto, quando è stato richiamato dall’americano Tiafoe al confine tra i due campi d'allenamento al coperto: «Hey Matteo, how are you doin’?». E Matteo gli ha spiegato l’infortunio al piede, prima di buttarla sullo scherzo. Sdramma
tizzare è stata la sua forza in un periodo difficile, anzi, un anno difficile e pieno di infortuni. Dopo Napoli, s’è dovuto fermare saltando l’Atp 500 di Vienna, il Masters 1000 di Parigi Bercy e abbandonando le ultime, remote chance di partecipare alle Atp Finals di Torino, per le quali ci sarebbe voluto comunque un mezzo miracolo. Tiafoe, invece, come Sonego è stato convocato in nazionale mentre era in vacanza alle Maldive. Matteo, prima di staccare e andarsene a fare un viaggio con gli amici, ha deciso di stare vicino all’Italia, di fare il tifo dalla panchina, di vestire la maglia azzurra, anche senza una racchetta da afferrare.
Matteo ancora non è guarito. Ieri ha palleggiato con Volandri