Ansia Vlahovic tra pubalgia e malcontento
Spettatore anche con il Camerun il dolore non gli dà pace e alla Juve non sta andando come sperato
Non era un bluff. Anzi, c'è un allarme Vlahovic che suona e risuona. La pubalgia che affligge il centravanti serbo della Juve è sempre più un problema. Perché nonostante i tentativi e la voglia di vivere un Mondiale da protagonista, Dusan continua a soffrire in panchina senza poter scendere in campo: nemmeno per uno spezzone in una partita praticamente da dentro o fuori, la Serbia contro il Camerun era passata dal 3-1 al 3-3 ma il ct Stojkovic non ha potuto puntare sul bianconero neppure come mossa della disperazione. «Dusan non è al meglio, non sta benissimo. Mi serviva gente fresca. Non è ancora pronto per giocare a questi livelli, è un motivo di preoccupazione per noi», ha dichiarato al termine il ct serbo. Parole che stridono con il messaggio social di Vlahovic della vigilia: «Sempre pronto». La preoccupazione peraltro in casa Juve si moltiplica all'ennesima potenza, non è servito nemmeno l'intervento chirurgico che avrebbe subito al termine della scorsa stagione per spazzare via l'incubo della pubalgia che è poi tornata puntualmente dopo un paio di mesi senza respiro. Lo stop contro il Benfica lo scorso 25 ottobre, con la Juve nessun minuto in più rispetto ai 1267 disputati in 70 giorni (cui aggiungere i 180 in Nations League con la Serbia), Allegri avrebbe voluto contare su di lui almeno contro
Inter e Lazio ma Vlahovic non se la sentiva, per usare le parole del tecnico. Poi l'illusoria ripartenza con la Serbia, un tempo in amichevole e uno spezzone con il Brasile, forse una forzatura o forse no: ora gli restano tre giorni per provare a esserci con la Svizzera, ma l'allarme pubalgia suona ancora e suona forte.
OCCHIO AL FUTURO. Nel frattempo nelle triangolazioni tra Italia, Serbia e Qatar inizia a rimbalzare qualche primo segnale di malcontento da parte dello stesso Vlahovic. Arrivato in pompa magna come il vero colpo per voltare pagina dopo Cristiano Ronaldo, il primo anno in bianconero di Dusan non è andato come sperato. Resta centrale nel progetto della Juve di oggi e domani, ma il suo agente Darko Ristic anche durante questi giorni qatarini avrebbe già ricevuto diverse telefonate per sondare il terreno da parte di club pronti a rimettere sul piatto quanto necessario per garantirsi il centravanti la prossima estate: discorsi forse prematuri, ma da non poter ignorare.
POGBA E DANILO.
Non sono solo le condizioni di Vlahovic a preoccupare in casa Juve. Tra la Continassa e Doha, il filo resta diretto con il ritiro della Seleçao per restare in contatto e tenere sotto controllo le condizioni della caviglia sinistra di Danilo: il commissario tecnico Tite continua a predicare fiducia riguardo al fatto che dagli ottavi di finale in poi potrà nuovamente contare sul difensore bianconero, pur ammettendo il fatto che l'infortunio si sia rivelato più serio rispetto alle impressioni iniziali. Tra chi invece al Mondiale non c'è andato, il percorso di Paul Pogba è quello che maggiormente interessa sotto ogni punto di vista: la sua tabella di marcia prosegue negli Stati Uniti, a Miami è volato anche un uomo dello staff bianconero per seguirlo passo passo, rispetto al programma originario potrebbe non essere più necessario il check da effettuare a Pittsburgh dal dottor Volker Musahl e nel week-end Pogba è atteso a Torino per poi rispondere alla convocazione del 6 dicembre quando la Juve riprenderà la preparazione dopo le vacanze.
L’agente sondato da diversi club. Pogba atteso a Torino nel week end
l’allineamento di reparto. Una freccia in più per il Camerun, un argine sottratto alla Serbia. Male Stefan Mitrovic, meno rapido del difensore del Salisburgo, che Tare avrebbe voluto portare alla Lazio nell’estate 2020: non superò le visite mediche.
IN SALITA. Il pareggio forse non servirà a nessuno, ancora meno al Camerun, atteso all’ultimo turno dal Brasile. La Serbia avrà un’altra possibilità per rimediare e un solo risultato con la Svizzera in una sfida ad altissima tensione per motivi politici (leggi Kosovo). In verità ha perso una grandissima chance per avvicinarsi agli ottavi e non può che dolersene. Demeriti propri. Non hanno inciso solo i cambi e le scelte discutibili di Stojkovic. Sopra di due gol, la squadra si è aperta, non ha palleggiato e ha perso il controllo del gioco, concedendosi al contropiede. Eppure era stata in grado di riprenderla dopo aver scialato prima e dopo il gol di Castelletto, difensore del Nantes con papà di origini friulane, liberissimo sul secondo palo per lo 0-1. Errore della difesa, piazzata male sul calcio d’angolo e sorpresa dalla spizzata di Nkolou. Epassy era stato salvato dal palo sul sinistro a giro di Mitrovic, a sua volta impreciso, davanti alla porta, quando gli era stato consegnato un pallone comodo da sparare in rete. Per mezz’ora buona, la Serbia è apparsa bloccata dall’ansia, dalla tensione e dalla paura. Sembrava giocassero tutti con un frigorifero sulle spalle.
A SINISTRA. Stojkovic almeno aveva recuperato Kostic e da quella parte stava sfondando a ripetizione, guadagnando profondità e cross. Un bianconero d nuovo al top, l’altro in panchina. Vlahovic, bloccato dalla pubalgia, è rimasto a guardare, ma la Serbia ha giocato lo stesso con due punte. Lieve ritocco tattico. Tadic, più avanzato, girava intorno a Mitrovic. Milinkovic trequartista o (ancora meglio) tuttocampista orientava la manovra. Proprio l’asso della Lazio, attesissimo, a un sospiro dall’intervallo è riuscito a trovare il raddoppio, indovinando l’angolo giusto dal limite. E’ entrato, con uno dei suoi colpi di classe, anche nell’azione del terzo gol. Sgassata di Kostic, Sergej ha fintato il tiro e ha toccato per Zivkovic, dribbling a rientrare dell’esterno del Paok e cioccolatino servito per Mitrovic. La Serbia stava tirando fuori tutto il suo talento, Milinkovic era il dominatore assoluto, poi il black out. Stojkovic sul 3-3 si è spaventato e lo ha tolto, sostituendolo con Grujic. Mossa conservativa, non proprio condivisibile.
Mitrovic l’aveva chiusa sul 3-1 Decisivo anche il ko di Pavlovic