I cinque minuti che hanno deciso la nostra Davis
L’incredibile serie di problemi che ha costretto l’Italia a giocare una Coppa in salita e la sfida decisiva contro il Canada con un doppio improvvisato L’infortunio di Bolelli nel penultimo game del match vinto contro gli Usa. Da lì riunioni, valutazioni,
Rimpianti, non rimorsi. L’Italia ha accarezzato l’idea di tornare, dopo 46 anni, a sollevare la Coppa Davis. Dopo la splendida vittoria nei quarti contro gli Stati Uniti, un fulmine a ciel sereno ha colpito gli azzurri: Simone Bolelli, durante il penultimo game del doppio contro gli USA, si è infortunato al polpaccio (già lesionato non molte settimane prima). Il capitano Filippo Volandri ha optato per Matteo Berrettini, reduce da un lungo infortunio, per far coppia con l’inamovibile Fabio Fognini. «Berrettini si sentiva molto meglio. Non è andata bene, ma ha dato tutto quello che aveva e la sua presenza a Malaga è stata un segnale forte per il gruppo». Parola di Flavio Cipolla, ex davisman, già n.70 ATP nel 2012 e coach in passato di Alessandro Giannessi, Gianluca Mager e soprattutto Vasek Pospisil (sino a qualche settimana fa). Il romano, che conosce bene Berrettini e gli altri membri del gruppo azzurro, ha dato le sue impressioni sulla spedizione di Malaga terminata in semifinale contro il Canada. «Io e Matsità. ci siamo sentiti domenica ha spiegato l’ex tennista romano - mi ha detto che negli ultimi giorni si sentiva in crescita e che, complice l’infortunio di Simone Bolelli, aveva dato disponibilità per giocare. Ha riconosciuto che non sia stata una delle sue migliori prestazioni, ma come sappiamo non era facile. In questi due mesi si era allenato davvero poco, quindi era chiamato ad un compito impegnativo».
Partiamo dalle sue impressioni sulla sfida contro il Canada.
«È stato un incontro lottato, deciso da un doppio che si è risolto su pochissimi punti. Dopo tutti i problemi avuti prima di Malaga (infortuni di Sinner e Berrettini; ndr), si è purtroppo aggiunto l’infortunio di Bolelli che ha di fatto costretto Matteo a giocare il primo match dopo due mesi. In doppio giochi meno palle, per Berrettini non era facile prendere ritmo e per quella che era la situazione ha fatto tanto. Resta l’amaro in bocca perché, anche così, ce la siamo giocata. Sono sicuro che avremmo fatto lo stesso in finale contro l’Australia».
Lei che coppia avrebbe scelto per il doppio? È d’accordo con Volandri?
«Secondo me ci stava come scelta. La squadra si sarà confrontata in tutti i suoi elementi: Sonego aveva giocato un singolo molto duro e faticoso, Musetti non ha tantissima abitudine a giocare il doppio; Matteo si sentiva meteo glio e, in doppio, avrebbe limitato gli spostamenti. Ritengo sia stata una decisione presa dal capitano, ma insieme coi giocatori. Anche Fabio Fognini avrà probabilmente espresso la propria opinione sul compagno da schierare. Quindi, anche se Matteo non era troppo in condizione, per me è stata una scelta comprensibile».
Recentemente ha allenato il nostro avversario Pospisil, se lo aspettava così competitivo?
«Vasek il doppio lo gioca molto bene, sa leggere il gioco e ha anche vinto uno Slam (Wimbledon 2014 in coppia con Jack Sock; ndr). Inoltre ha la personalità da uomo squadra, sta benissimo nel gruppo e ha sempre giocato grandi match in Coppa Davis Auger-Aliassime non è uno specialista, ma è un singolarista molto forte che serve e risponde bene. Quindi era una coppia difficile da affrontare».
Al netto degli infortuni, ha avuto l'impressione che il gruppo azzurro abbia già la maturità per vincere?
«Hanno dato tutto, sono stati bravi e non hanno niente da recriminare. Sonego ha vinto grandi match e ha giocato al massimo delle proprie potenzialità, Musetti e i doppisti sono scesi in campo con grande concentrazione e inten
Il bilancio delle prestazioni è a mio avviso positivo, sono tutti ottimi segnali per quando saremo al completo con Jannik Sinner e Matteo Berrettini al 100%».
Il panorama è ricco di giovani. Quale sarà il modo giusto di inserirli in un gruppo così rodato e in uno spogliatoio così forte?
«I ragazzi si conoscono già tutti e penso che abbiano, in linea di massima, buoni rapporti. Il capitano deve fare da collante naturalmente, ma è un qualcosa che alla fine viene abbastanza naturale. In squadra c’è un leader come Berrettini, che andando a Malaga ha dato prova di quanto tenga alla squadra e al gruppo. Era andato lì per non giocare e questi sono segnali che fanno bene a una nazionale».
Flavio Cipolla «Ho parlato con Matteo Stava meglio»
Per quanto la riguarda invece, chi le piacerebbe allenare in futuro come prototipo di giocare?
«Mi piacerebbe lavorare su un progetto che amo e che mi dia motivazioni prima di tutto. Magari con un giovane con del potenziale per salire in alto in classifica e, perché no, magari proprio con un ragazzo italiano».
«Sono sicuro che Volandri ne avrà discusso con Fognini»