Corriere dello Sport

Un team al lavoro senza allenatore

- Di Paolo de Laurentiis

Èlegittimo che il capo licenzi (al di là delle formule concordate nei comunicati) il primo dei suoi manager se non c’è sintonia e mancano i risultati. Non c’è quindi niente di strano nell’addio di Mattia Binotto. Preoccupan­o invece le ultime due righe della nota diffusa ieri da Maranello: «Inizia ora il processo per identifica­re il nuovo Team Principal della Scuderia Ferrari, che dovrebbe concluders­i nel nuovo anno». Se la Ferrari è oggettivam­ente in ritardo rispetto alla Red Bull, ora rischia di essere in ritardo anche rispetto a se stessa. Se è vero, come è vero, che il destino di Binotto era segnato da tempo, il suo erede dovrebbe essere già al lavoro per cercare di recuperare terreno rispetto alla concorrenz­a. Invece la Ferrari di oggi non ha nessuno al comando e all’orizzonte si vedono più nuvole nere che albe rosse.

Capitolo piloti: Leclerc al momento è l’unica vera certezza di Maranello, ma il contratto di Charles scade nel 2024. Due anni sono un attimo: c’è bisogno di una Ferrari competitiv­a (evidenteme­nte più di questa, che pure ha messo insieme 11 pole e 4 vittorie, altrimenti Binotto sarebbe ancora al suo posto) per farlo restare. Puoi gratificar­e Leclerc con il ruolo di prima guida (gestendo poi i malumori di Sainz), ma nessuna prima guida è felice di non lottare per il Mondiale.

Capitolo concorrenz­a: la Red Bull è avanti e si è visto, la Mercedes - che pure sembrava un camion a inizio stagione, tanto per usare una citazione nota ai ferraristi - sta arrivando e pare aver trovato la quadratura del cerchio. Ultimo, ma non ultimo, il capitolo Binotto: ci sono 28 anni di memoria storica della Ferrari sul mercato, pensare che la concorrenz­a non bussi è utopia. Anzi, Mercedes e Red Bull saranno quasi costrette a chiamarlo, se non altro per impedire che lo prenda la scuderia rivale. Binotto ha 53 anni, una lunga carriera alle spalle e una altrettant­o lunga davanti. Non in Ferrari, ma lavorerà ancora. In tutto questo, a Maranello servirebbe non solo il team principal ma anche il direttore tecnico, perché Binotto ricopriva di fatto entrambi i ruoli. Se sul fronte calcistico si sta aprendo una nuova èra della Juve, la stessa cosa non sta accadendo nell’universo Ferrari. Mentre il poster di Raikkonen, ultimo campione del mondo della Ferrari, ingiallisc­e sempre di più.

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