L’Ital-Polonia piazza il pullman poi c’è Szczesny
Il portiere della Juve è l’unico ancora imbattuto al Mondiale con il brasiliano Alisson
Czeslaw Michniewicz, ex portiere e professore di educazione fisica, non solo ct della Polonia da gennaio, ha immaginato la neve nel deserto di Doha. «Durante la riunione tecnica, ho detto ai miei giocatori che Messi è come Alberto Tomba. Se parte in slalom, è complicato fermarlo e nessuno conosce il modo per riuscirci. E’ un mistero, altrimenti in diciotto anni di calcio non avrebbe realizzato quasi 800 gol e inventato 300 assist, ma ci sono state anche partite in cui non ha segnato. Così dovremo metterci in campo in modo tale da chiudergli la strada». Se Glik e Kiwior non dovessero riuscire ad alzare l’ultimo sbarramento, toccherà a Szczesny provare a respingere il numero 10 argentino. Il portiere della Juve, eroico con l’Arabia Saudita, è imbattuto dopo due partite. L’unico, nel torneo iridato, con il brasiliano Alisson perché il Marocco tra i pali ha alternato Bono e Munir nei primi 180 minuti (recuperi esclusi).
PRUDENZA. Non c’è stata solo la doppia prodezza sul rigore di Al Dawsari e sul tiro successivo di Alburayk. Sinora ha preso tutto. Certo le statistiche andrebbero declinate nel modo giusto. L’esaltazione dei numeri a volte fa strabuzzare gli occhi. Secondo la App ufficiale della Fifa, Szczesny avrebbe evitato 31 gol: come sia stato possibile con 13 tiri del Messico e 16 dell’Arabia Saudita (mica tutti nello specchio) lo sanno solo a Doha, dove non abbondano gli alcolici ma proliferano gli ubriachi del nuovo calcio. Non tornano i conti. Indubitabile la vecchia regola: si vince con la difesa, come sostiene Allegri. Prima o poi, il gol arriva. Se n’è accorto persino il Brasile. L’Argentina ha impiegato 40 minuti per tirare la prima volta ai messicani. Michniewicz è rimasto incantato. «Si sono difesi in modo impressionante, la Seleccion non ha creato occasioni, ma quando i messicani recuperavano palla avevano due giocatori davanti a cui passare. Certo, con Messi non servono molte chances per segnare». A volte basta uno spiraglio, come abbiamo visto. Allora è facile immaginare il pullman dell’Ital-Polonia davanti a Szczesny, novello Tomaszewski, il celebre portiere degli anni Settanta che fa tornare alla mente gli unici due precedenti. A Stoccarda, il Mondiale 1974 dell’Azzurro Tenebra di Arpino (con l’Italia eliminata nello stesso girone), i polacchi vinsero 3-2: doppietta di Lato e gol di Szarmach. Quattro anni dopo, Mondiali ‘78 in Argentina, s’impose l’Albiceleste con doppietta di Kempes. Si giocava a Rosario, la città di Messi. «Con tutto il rispetto dell’Arabia Saudita, voglio confrontarmi con i migliori del mondo e Leo è uno di questi» ha spiegato il portiere della Juve prima di tuffarsi verso la sfida con Di Maria e Paredes. La Polonia può superare la fase a gironi per la prima volta dal 1986. Zielinski e Milik, non solo Lewa, dovranno aiutare Michniewicz a centrare l’impresa. Sarebbe come tornare ai tempi gloriosi di Boniek.
Il sogno polacco: non superano la fase a gironi dal Mondiale ‘86