Corriere dello Sport

Ciao Messico cuore Lozano non basta

Per differenza reti persa la volata con la Polonia L’Arabia Saudita, partita battendo l’Argentina, chiude all’ultimo posto Al Dawsari spezza il sogno del Tata Martino. Centroamer­icani in gol con Henry Martin e Chavez

- Di Fabio Mandarini

La nemesi azteca: il Messico non aveva segnato un solo gol nelle prime due partite e alla fine dice adios al Mondiale per un gol solo. Uno: il 2-1 con l'Arabia Saudita vale la vittoria ma non la qualificaz­ione agli ottavi, strappata dalla Polonia nonostante la sconfitta con l'Argentina per una migliore differenza reti a parità di punti. Totale: 0 i polacchi, -1 i messicani. Che, ironia di una sorte impietosa, vanno fuori proprio sul più bello, dopo la partita più bella e l'assetto giusto: Martino lascia il 4-3-3, passa al 4-2-3-1 e i suoi rispondono bene. Ma non benissimo: Henry e Chavez spezzano la maledizion­e della porta ma gli errori sono tanti, troppi: 26 tiri e una valanga di occasioni. Finisce così. Tutto: dicono che il Tata lascerà. Dicono che il sipario sia calato in Qatar. Tra i fischi.

I JOLLY. E allora, la partita. E le sorprese: nel Messico va fuori Herrera e il ct punta sulla scheggia Pineda tra le linee; Renard, già privo dello squalifica­to Al Malki e dell'infortunat­o Al Faraj, è costretto a rinunciare anche ad Al Burayk e ridisegna la squadra. Così: Abdulhamid davanti alla difesa e Kanno avanzato al centro del tris di trequarti. E all'inizio sono proprio loro, i jolly senza riferiment­i, a fare più paura: Kanno ci prova su azione e su punizione dal limite; Pineda con il destro e poi, su cross di Lozano, con un grande inseriment­o concluso male di testa

(respinge da Al Ghannam). Il primo acuto, però, è di Vega in profondità, ma Al Owais è super: e l'astinenza messicana continua. Niente gol. La sfortuna, invece, tormenta l'Arabia Saudita: si fa male anche Al Bulayhi. E Renard mischia: dentro Sharahili, un mediano, Abdulhamid dirottato a sinistra e Kanno arretrato. Un caos tattico obbligato: 4-1-41. Anche perché la sua squadra è schiacciat­a: dalle discese di Lozano e dagli inseriment­i di Pineda e Chavez. I sauditi colleziona­no falli e difesa - strenua - e riemergono soltanto nel finale con Al Buraikan: bel cross di Al Ghannam, testa, fuori.

LA CORSA. Il Lusail è un'oasi araba, ma il Messico che rientra in campo nella ripresa è indiavolat­o. L'Argentina va in vantaggio dopo due minuti e la vibrazione vola fino alla Tri: in contempora­nea arriva il primo gol di Henry Martin dopo angolo e tacco di Montes e poi, al 7', Chavez infila con un sinistro pazzesco una punizione centrale da 29 metri. L'Arabia, stremata dagli infortuni e dai continui cambi tattici (si vede anche il 3-4-3), è tenace ma quasi spezzata in due. E Lozano per poco non fa il terzo: fuorigioco, ahia. Il Chucky è caldissimo, un martello pneumatico, e ci riprova anche quando il Tata lo dirotta a sinistra: slalom speciali e veleno dal limite; Al Owais ci arriva. E poi ancora, su punizione di Chavez simile alla prima. Henry e Antuna, invece, divorano da soli il tris in area, mentre Pineda lo sfiora da fuori: i messicani sono un flipper. E soltanto il fuorigioco strozza ancora l'urlo di Antuna: servirebbe un gol per superare la Polonia, sempre avanti per il Faiplay, cioè per minor numero di cartellini, a parità di differenza reti. Urge un colpo, ancora uno: ma lo batte Salem Al Dawsari, al 95', a sorpresa. Ultimi due minuti di speranza: basterebbe una rete a salvare il Messico dopo sette qualificaz­ioni consecutiv­e. Ma non arriva. E la nemesi è completa.

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GETTY IMAGES El Chucky Hirving Lozano 27 anni l’ala destra del Napoli esce dal Mondiale in Qatar deluso e senza gol all’attivo
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GETTY La rete di Salem Al-Dawsari realizzata nel recupero

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