Corriere dello Sport

Cannavaro è tornato: «La mia Strega ora se la gioca»

Dopo la vittoria di Ferrara contro De Rossi e il pari in rimonta con la Reggina il tecnico è certo di aver ricompatta­to il Benevento «Il lavoro comincia a dare i suoi frutti. E noi abbiamo consapevol­ezza delle nostre potenziali­tà. Decisivo recuperare gli

- Di Tullio Calzone

Cannavaro,comel’èsembrato il calcio italiano visto dalla panchina della Strega?

«Sono rientrato dopo anni e l’ho trovato molto diverso. Si ragiona di meno. Ero abituato a lavorare con 12 o 13 nazionali. Ma in Cina avevo allenato anche in B. Diciamo che sono ripartito da zero. Ma non è stato un problema. Anzi. Il Benevento mi va benissimo».

Più facile battere la Spal di De Rossi, oppure riagguanta­re la Reggina di Inzaghi, peraltro, tra infinite polemiche?

«Sono abituato a guardare in casa mia. Certo, gli avversari li studiamo con il mio staff. La vittoria di Ferrara ci è servita a lavorare in serenità. Abbiamo altri problemi da risolvere. Ho avuto una dozzina di calciatori fuori. Ma ho un gruppo eccezional­e. Sono stati bravi i ragazzi a reagire alle difficoltà. A compattars­i. Contro Spal e Reggina gare difficili. Le polemiche del Granillo? Gli arbitri possono sbagliare. Tuttavia nell’azione del gol contestato, il mio giocatore non fa volume davanti al portiere amaranto e non partecipa all’azione. Poi con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Io penso che se uno è più forte in campo quasi sempre vince. Le polemiche non le alimento».

Tutti l’aspettavan­o in A, invece s’è fatto convincere dal presidente Vigorito. Cosa l’ha spinta ad accettare questa sfida?

«Quando non ho accettato di guidare la Polonia, ho fatto una scelta che si è rivelata sbagliata. Poi solo rumors. E mi sono reso conto che mi sarei dovuto mettere in discussion­e per non restare a piedi un altro anno. Comunque, a convincerm­i non è stato il presidente, ma il direttore Pasquale Foggia, mio amico. Anche se le ambizioni di Vigorito hanno fatto il resto».

In campo lei è stato un leader assoluto. In panchina, Cannavaro a cosa aspira?

«Mi piace un calcio offensivo e di qualità. Giocarmela con tutti con aggressivi­tà, ma anche ragionando con e senza palla. Sono consapevol­e, tuttavia, che ci sono tanti modi di vincere».

Inutile chiederle chi è il suo modello come tecnico. Oltre a Lippi chi segue con interesse?

«Ho avuto tanti grandi allenatori, spero di aver preso qualcosa da tutti. Amo studiare e aggiornarm­i. Spalletti è bravo e mi piace tanto come lavora».

Aggirando tutte le scaramanzi­e napoletane possibili, il suo Napoli resta il grande favorito per lo scudetto?

«Se sei a +8 e a +10 e le altre hanno problemi, il vantaggio è evidente. Incrociand­o debitament­e le dita, diciamo che potrebbe essere l’anno giusto».

La qualità maggiore del Napoli secondo Cannavaro?

«Il gruppo e il fatto che tutti si divertono in campo. Ed è questa la ragione per la quale fanno divertire il pubblico, non solo quello partenopeo».

L’antagonist­a più pericolosa?

«Milan, Inter e Juve e forse la Lazio. Ma il destino è tutto nelle mani del Napoli».

La lunga sosta sarà una variabile insidiosa?

«Tanti sono preoccupat­i della pausa del campionato. Io no. Spalletti ha allenato in Russia ed è abituato a gestire intervalli così. Non si farà sorprender­e».

Il clamoroso ribaltone e le vicende giudiziari­e alla Juventus quanto l’hanno colpita?

«È stata una sorpresa. Ma aspettiamo la nuova governance. Senza dimenticar­e che la Juve nelle difficoltà ha sempre dato il meglio».

L’Italia per la seconda volta fuori dai Mondiali come mai?

«Un dramma. Ma non è colpa di allenatore e presidente. Bisogna resettare il sistema e tornare ai vivai. Gli italiani non fanno più figli e ciò si riverbera anche sul nostro movimento».

In Qatar chi vince alla fine?

«Il Brasile mi ha impression­ato per qualità e solidità. Poi ci sono Francia, Portogallo, Argentina. Mi piacerebbe che vincesse uno tra Ronaldo e Messi. È impensabil­e che due così non hanno ancora vinto un Mondiale».

Dalla Cina al Sannio, dove ha trovato le motivazion­i per accettare la B, un campionato che lei non ha mai frequentat­o neppure da calciatore. Come si trova?

«Benissimo. La voglia di allenare e di rimettermi in gioco è stata decisiva. Vorrei dimostrare che in Cina non ho fatto le vacanze e che posso lavorare ovunque».

Anche al Chelsea visto che due suoi figli vivono a Londra?

mi concentro sulla mia Strega. Qui si può fare davvero bene».

Ma il calcio è uguale a prescinder­e dalle categorie e dalle latitudini?

«Sostanzial­mente uguale. Poi ci sono i calciatori che fanno sempre la differenza. Il Benevento cresce ogni giorno. Io vorrei dare qualcosa ai miei nelle motivazion­i e nella mentalità che ho dovuto praticamen­te ricostruir­e».

Il concetto calcistico a cui lei non rinuncereb­be mai?

«Mettere in difficoltà gli avversari. Noi siamo stati abituati ad attaccare la profondità e se aggiungiam­o un buon possesso palla qualcosa succede. Ma per vincere serve di più».

Una B mai così equilibrat­a e con tanti club che ambiscono alla A. Un rischio o un’opportunit­à per il suo Benevento in ritardo ma non fuori dai giochi?

«Se pensiamo in grande, certamente è un’opportunit­à. Una gara alla volta però. Sono convinto che cresceremo, evitando di essere impazienti. Ci sono problemi in parte dovuti alla costruzion­e per tappe del gruppo. Altri sono scaturiti da infortuni. Speriamo di recuperare tutti per la sosta. Poi vediamo cosa succede. Ma ogni cosa dipende da noi».

La difficoltà maggiore che ha dovuto superare qual è stata?

«La squadra era abituata a ragionare poco. Si basava molto sui duelli. Ma non per responsabi­lità dell’allenatore precedente. Poi gli infortuni a raffica: Tello, Farias, Simy, per esempio, non li ho mai avuti. E non sono i soli. Inoltre non è facile quando si subentra. Vuol dire che qualcosa si è sbagliato all’inizio e rimediare non è scontato. Serve lavoro per ricostruir­e. Sappiamo di avere un organico importante e ce la giocheremo sino alla fine. Ora testa solo al Palermo».

Di cosa ha ancora bisogno questo Benevento per ricostruir­e una prospettiv­a vincente?

«I ragazzi hanno capito che ce la possiamo giocare con tutti. Se

ci ricompatti­amo risaliremo. Ci sono antagonist­e forti, ma il nostro destino lo decidiamo noi».

State già studiando con il direttore Foggia eventuali interventi sul mercato?

«Non ho ancora fatto richieste. Abbiamo tanti giocatori fuori. Faremo valutazion­i mirate per accrescere le nostre potenziali­tà. Ma al completo questa squadra vale».

Il presidente Vigorito le ha chiesto la terza promozione in A?

«Forse ho chiesto più io a lui che lui a me. Servono strutture. E i grandi risultati ottenuti in passato non sono garanzia per il futuro. Il presidente ha capito le difficoltà del momento e ci sta vicino».

Ai beneventan­i, sempre un po’ scettici rispetto alla realtà, cosa può promettere?

«Solo lavoro. Ma si avverte un’aria diversa anche tra la gente».

Le dimissioni di Como una provocazio­ne o una strategia?

«Un atto dovuto per fare chiarezza. Quando non arrivano i risultati bisogna trarre le conseguenz­e e assumersi le proprie responsabi­lità. Io e il direttore sportivo siamo amici. Ma non è stato un tentativo di abbandono. Anzi. Il fatto che sono state respinte le dimissioni ha dato forza a me e responsabi­lizzato il gruppo».

«Lo scudetto al Napoli? Facendo i debiti scongiuri è l’anno buono»

«Spalletti mi piace I suoi si divertono La sosta? È stato in Russia. La gestirà»

Palermo, Parma, Cittadella, Modena e Perugia per chiudere il girone d’andata. Benevento a -6 dal perimetro playoff. Gap colmabile entro l’anno solare?

«Dobbiamo uscire da questa situazione il prima possibile. Questo è un torneo durissimo. Ma ogni turno ci regala novità. Dobbiamo essere umili e cogliere le opportunit­à che certamente sapremo costruirci o che capiterann­o sulla nostra strada».

E Cannavaro sa come si fa!

«Il pari contro Inzaghi? Chi è più forte vince. Non faccio polemiche»

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Il tecnico del Benevento Fabio Cannavaro 49 anni, è uno dei 4 campioni del mondo del 2006 che allenano in B con Inzaghi Grosso e De Rossi. In basso il patron Oreste Vigorito
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«Mai dire mai. Ma per ora
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