L’arrabbiatura di Milinkovic Dusan volgare
Stojkovic esce di scena ma non si dimette Le sostituzioni poco gradite dal laziale, lo juventino dopo il gol si lascia andare a un brutto gesto
Fuori undici. La squadra più italiana del Mondiale saluta il Qatar con un solo punto in tre partite, confermando i limiti di un gruppo che contiene enorme talento ma anche vizi atavici. I rappresentanti del nostro campionato - 6 su 11 erano titolari ieri contro la Svizzera - non sono riusciti a tenere in corsa la Serbia, tormentata dagli infortuni e divorata dal gossip, ma anche tatticamente impreparata a giocare a certi livelli.
POLEMICA. Vlahovic è tornato titolare e ha fatto il dovere, perché ha segnato un bel gol, ma ha festeggiato con il dito sulla bocca come a zittire le malelingue. E ha mostrato... gli attributi, con una volgarità non degna del palcoscenico. Più che all’importanza della partita, negli ultimi giorni ha pensato forse troppo a leggere la cronaca (?) rosa da social. E poi, siccome non stava bene, ha dovuto lasciare il posto al viola Jovic a inizio ripresa, quando già Freuler aveva stabilito che il progetto-qualificazione era svanito.
IL SERGENTE. Peccato per la Serbia essere arrivati a Doha con tanti problemi. Vlahovic e la pubalgia, Alexsandar Mitrovic con noie muscolari. Kostic a mezzo servizio ha saltato l’esordio e poi ha fornito solo strappi,
tutto ciò che aveva nelle gambe: non molto. E poi Sergei Milinkovic con una caviglia gonfia. Si è messo a disposizione, anche giocando da mezz’ala pura troppo lontano dalla porta, ma non aveva abbastanza forza per contrastare e abbastanza freschezza per impostare. Il suo Mondiale sarà ricordato per il gol al Camerun ma anche per due serate grigie, contro Brasile e Svizzera. E per le sostituzioni che lo fanno arrabbiare. La Lazio lo aspetta.
LA LISTA. Se l’è invece cavata il fratello Vanja, che nonostante una difesa colabrodo ha limitato i danni. Una buona notizia per il Torino, che ieri ha applaudito anche Ricardo Rodriguez nella Svizzera ma ha osservato le difficoltà di Lukic, stritolato dal centrocampo avversario.
A CASA. In questa difesa non si è invece salvato Milenkovic della Fiorentina. Ci ha capito poco. Non sono giudicabili infine gli altri giocatori di Serie A: i veronesi Lazovic e Ilic hanno giocato rispettivamente 31 e 40 minuti, Jovic è entrato solo ieri a giochi compromessi mentre il doriano Djuricic in due presenze ha accorpato solo una ventina di minuti. Una comparsa.
CONSEGUENZE. A rappresentare lo stato d’animo del gruppo è stato il centravanti Aleksandar Mitrovic, molto duro nell’analisi: «Abbiamo preso gol come bambini, sono senza parole». Dragan Stojkovic intanto non lascia la panchina della Serbia: «Dispiace uscire perché non abbiamo mai avuto la squadra al top, tutti hanno dato ciò che potevano, ma ci stiamo già preparando per conquistare l’Europeo».
testa di Mbeumo. Un segnale, forse un avviso. I Leoni Indomabili, dopo l’intervallo e un tempo di attesa, hanno cominciato ad alzare i ritmi. Song, in realtà, aveva osato sin dall’inizio. Due punte, non solo una, puntando su Aboubakar, l’eversore della Serbia, accanto a Choupo Moting. Baricentro più alto, provando a immaginare l’impossibile, perché la Svizzera (in vantaggio sulla Serbia) stava chiudendo ogni spiraglio e il Brasile si è svegliato. Grande risposta di Epassy sul tiro a giro di Martinelli, altra parata sul tentativo ravvicinato di Militao, una lunga serie di angoli. Si è fatto male Alex Telles, sostituito da Marquinos. Tite ha sganciato l’ex viola Pedro (rinato al Flamengo) richiamando Gabriel Jesus ed Everton Ribeiro per gestire Rodrygo. Continuava la gestione delle forze.
IMPRESA. Questo, però, è un Mondiale equilibratissimo. I Leoni Indomabili non sono mai morti. I cambi, ancora una volta, hanno dato ragione a Song. Ngom, appena entrato, è fuggito sulla destra e ha disegnato un cross potentissimo, con i giri giusti. Aboubakar, seminando Militao, ha schioccato di testa una frustata, inchiodando Ederson e l’intero Brasile. Eto’o in tribuna è saltato per aria, cercando il telefono per scattare una foto. Un gol per l’eternità e pazienza per l’espulsione.