Leo, il genio «Possiamo arrivare in fondo»
Messi: «Abbiamo fatto un altro passo molto importante, i tifosi ci stanno dando una spinta enorme ed è emozionante Sapevamo che non sarebbe stato facile»
Non è più il caso di chiedersi se l’Argentina sia la favorita del Mondiale perché Leo Messi ha semplicemente deciso di vincerlo. Certo, avrà bisogno di aiuto dai compagni perché da ora in poi il coefficiente di difficoltà delle partite aumenterà e certi errori, sia offensivi che difensivi, rischiano di compromettere tutto. Ma intanto lui, il più forte di tutti, alla millesima partita di una meravigliosa carriera ha guidato il suo popolo verso la prossima stazione: terzo gol in questo Mondiale, nono in assoluto a -1 dal record nazionale di Batistuta, e soprattutto il primo in una fase a eliminazione diretta. Sgretolato anche questo sortilegio, Messi non ha più una sola ragione per porsi un limite. L’Olanda gli porta anche bene: nel 2014 la superò in semifinale ai calci di rigore.
SCASSINATORE. Per battere l’Australia, ben organizzata e aggressiva, ha tirato fuori una giocata fulminea che ha lacerato l’equilibrio della partita. E’ stato un tiro diverso dal fendente che aveva tramortito i messicani ma altrettanto difficile nella creazione perché è uscito a tutta velocità. I difensori dell’Australia non hanno avuto neppure il tempo di realizzare cosa stesse accadendo, quando Messi ha calciato di piatto anticipando di qualche frazione di secondo i movimenti avversari. Il portiere Ryan, che poi avrebbe combinato un disastro regalando il 2-0 a Julian Alvarez, ha fatto appena in tempo a tuffarsi, prima di constatare che non sarebbe riuscito a controllare il raggio laser partito da chissà dove.
FELICITÀ. Ma il suo contributo non si è fermato lì. Nell’arroventato finale, con l’Australia protesa alla ricerca dei supplementari, Messi ha cercato di tenere lontani i guai fornendo palloni preziosi ai compagni per il possibile 3-1. Non è colpa sua se l’impegno non è stato premiato. Comunque tutto è bene ciò che finisce bene. Negli spogliatoi, dopo aver ritirato manco a dirlo il premio Fifa di migliore in campo, il protagonista sembra davvero felice: «Siamo contenti perché abbiamo fatto un altro passo importante. Non è stata la nostra migliore partita ma sapevamo e temevamo questo confronto con l’Australia, che sarebbe stato molto fisico, dopo poche ore di riposo. L’Argentina è stata brava ad andare in vantaggio di due gol ma poi loro sono tornati in gioco e ci hanno creato delle difficoltà. Non sono sorpreso, ci sta, questo è un Mondiale». Da capitano, manda un messaggio ai tantissimi argentini che hanno sostenuto la squadra a Doha: «Siamo molto felici per tutti i tifosi, che ci stanno accompagnando in Qatar con un grande sforzo. E’ emozionante sentire addosso la loro gioia. Con questa empatia, con questa unione, possiamo raggiungere qualunque risultato». Con questo Messi, anche.
Se Diego vinceva da solo, Leo è stato già decisivo contro Messico e Australia
IL SOGNO. Come Maradona nel 1986? Calma, è presto. Ma le analogie ci sono. Al piccolo grande Leo chiedono da quando è nato di riportare il Mondiale a Buenos Aires. Se ci riuscirà nel primo evento che Diego sta osservando dall’alto, avrà completato la sua ultima magia. Anche quest’Argentina non è una squadra fenomenale. E se Maradona, acclamato ieri dai tifosi a Doha, seppe trascinare i suoi fino all’obiettivo vincendo le partite da solo, Messi si sta avvicinando allo stesso metodo. Prima il Messico, poi l’Australia senza di lui non sarebbero state domate: esiste uno spartito nel quale il grande solista improvvisa acuti che migliorano il prodotto. Messi ha cominciato mille partite fa, accumulando 789 gol e 338 assist, e noi vorremmo che non smettesse mai.