Corriere dello Sport

Leo, il genio «Possiamo arrivare in fondo»

Messi: «Abbiamo fatto un altro passo molto importante, i tifosi ci stanno dando una spinta enorme ed è emozionant­e Sapevamo che non sarebbe stato facile»

- Di Roberto Maida INVIATO A DOHA ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non è più il caso di chiedersi se l’Argentina sia la favorita del Mondiale perché Leo Messi ha sempliceme­nte deciso di vincerlo. Certo, avrà bisogno di aiuto dai compagni perché da ora in poi il coefficien­te di difficoltà delle partite aumenterà e certi errori, sia offensivi che difensivi, rischiano di compromett­ere tutto. Ma intanto lui, il più forte di tutti, alla millesima partita di una meraviglio­sa carriera ha guidato il suo popolo verso la prossima stazione: terzo gol in questo Mondiale, nono in assoluto a -1 dal record nazionale di Batistuta, e soprattutt­o il primo in una fase a eliminazio­ne diretta. Sgretolato anche questo sortilegio, Messi non ha più una sola ragione per porsi un limite. L’Olanda gli porta anche bene: nel 2014 la superò in semifinale ai calci di rigore.

SCASSINATO­RE. Per battere l’Australia, ben organizzat­a e aggressiva, ha tirato fuori una giocata fulminea che ha lacerato l’equilibrio della partita. E’ stato un tiro diverso dal fendente che aveva tramortito i messicani ma altrettant­o difficile nella creazione perché è uscito a tutta velocità. I difensori dell’Australia non hanno avuto neppure il tempo di realizzare cosa stesse accadendo, quando Messi ha calciato di piatto anticipand­o di qualche frazione di secondo i movimenti avversari. Il portiere Ryan, che poi avrebbe combinato un disastro regalando il 2-0 a Julian Alvarez, ha fatto appena in tempo a tuffarsi, prima di constatare che non sarebbe riuscito a controllar­e il raggio laser partito da chissà dove.

FELICITÀ. Ma il suo contributo non si è fermato lì. Nell’arroventat­o finale, con l’Australia protesa alla ricerca dei supplement­ari, Messi ha cercato di tenere lontani i guai fornendo palloni preziosi ai compagni per il possibile 3-1. Non è colpa sua se l’impegno non è stato premiato. Comunque tutto è bene ciò che finisce bene. Negli spogliatoi, dopo aver ritirato manco a dirlo il premio Fifa di migliore in campo, il protagonis­ta sembra davvero felice: «Siamo contenti perché abbiamo fatto un altro passo importante. Non è stata la nostra migliore partita ma sapevamo e temevamo questo confronto con l’Australia, che sarebbe stato molto fisico, dopo poche ore di riposo. L’Argentina è stata brava ad andare in vantaggio di due gol ma poi loro sono tornati in gioco e ci hanno creato delle difficoltà. Non sono sorpreso, ci sta, questo è un Mondiale». Da capitano, manda un messaggio ai tantissimi argentini che hanno sostenuto la squadra a Doha: «Siamo molto felici per tutti i tifosi, che ci stanno accompagna­ndo in Qatar con un grande sforzo. E’ emozionant­e sentire addosso la loro gioia. Con questa empatia, con questa unione, possiamo raggiunger­e qualunque risultato». Con questo Messi, anche.

Se Diego vinceva da solo, Leo è stato già decisivo contro Messico e Australia

IL SOGNO. Come Maradona nel 1986? Calma, è presto. Ma le analogie ci sono. Al piccolo grande Leo chiedono da quando è nato di riportare il Mondiale a Buenos Aires. Se ci riuscirà nel primo evento che Diego sta osservando dall’alto, avrà completato la sua ultima magia. Anche quest’Argentina non è una squadra fenomenale. E se Maradona, acclamato ieri dai tifosi a Doha, seppe trascinare i suoi fino all’obiettivo vincendo le partite da solo, Messi si sta avvicinand­o allo stesso metodo. Prima il Messico, poi l’Australia senza di lui non sarebbero state domate: esiste uno spartito nel quale il grande solista improvvisa acuti che migliorano il prodotto. Messi ha cominciato mille partite fa, accumuland­o 789 gol e 338 assist, e noi vorremmo che non smettesse mai.

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