Corriere dello Sport

«Ha vinto ancora prima di partire»

Il coach della Goggia racconta 24 ore folli Agazzi: «Presentand­osi con la mano sanguinant­e ha “ucciso” mentalment­e le rivali. Ho pianto»

- Di Alberto Dolfin ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Doc è fattibile, io il pettorale rosso non lo mollo così». Un po’ come accadde nel gennaio di quest’anno, quando il sogno olimpico sembrava andato in pezzi per tutti ma non per lei, Sofia Goggia ha capito che sì, anche questa volta se ne sarebbe inventata una delle sue. Il suo atteggiame­nto era già cambiato rispetto a quel «Doc, ho rotto la mano», che aveva strillato al traguardo, senza neanche guardare la posizione raggiunta nella prima discesa di venerdì.

Sono bastate poche ore all’campioness­a più pazza della storia dello sport azzurro, quella delle rincorse impossibil­i, per capire che nemmeno questo infortunio l’avrebbe fermata. È davvero inarrestab­ile Sofia e anche chi le sta attorno si stupisce ancora di quello che la trentenne bergamasca è capace di fare.

«Mi avevano detto che avrei provato emozioni forti, ma non pensavo di partire così», ammette Luca Agazzi, l’allenatore che segue SuperSofi da questa primavera, dopo aver guidato la squadra canadese di slalom femminile. Nemmeno il tecnico bergamasco ha ben capito cosa sia successo nel folle pomeriggio di venerdì: «È arrivato questo secondo posto dolceamaro perché c’era tanta arrabbiatu­ra per la mano rotta. Io ero ancora in pista e stavo già pensando a cosa avremmo fatto per essere al top nelle gare di gennaio, perché poi c’era la trasferta di Sankt Anton e quant’altro. Lei, invece, aveva già in mente tutto per tornare a Sankt Moritz in serata e presentars­i alla partenza il giorno dopo. Non avrei mai pensato che gareggiass­e, nessun’altra atleta l’avrebbe fatto, soprattutt­o dopo esser comunque riuscita a cogliere un podio facendo quasi tutta la gara con una mano fuori uso».

BASTONCINO. Guai a dar per vinta SuperSofi, che stava già filando verso Milano insieme al presidente della commission­e medica della Fisi, Andrea Panzeri, che ha preso parte all’operazione a cui è stata sottoposta alla clinica La Madonnina per ridurre con placche e viti la frattura scomposta del secondo metacarpo e quella della base del terzo metacarpo della mano sinistra, prima di far ritorno in Svizzera. Ha dovuto ricredersi anche Agazzi e la consapevol­ezza è arrivata in serata. «Ci sia

mo incrociati verso le 22.30 e l’ho sentita subito su di giri, bella carica nonostante il viaggio e l’operazione di qualche ora prima. Stava già pensando alla gara e ci siamo messi a tagliare il guanto e a renderlo indossabil­e per la sua manona».

La notte non ha insinuato dubbi, nonostante la mano continuass­e ad avere piccoli sanguiname­nti, come ha raccontato la diretta interessat­a, e anzi, la mattina è arrivata la certezza, con la classica sciata in campo libero. «Eravamo io, lei e il dottor Panzeri per un giro di riscaldame­nto dopo la ricognizio­ne della pista. Abbiamo fissato la sua mano col bastoncino e, una volta pronta, è partita e ha fatto

quattro curve. Appena si è fermata, ha sorriso, e lì ho capito che ci avrebbe divertito ancora. Sulle sue doti non ho mai avuto dubbi, perché in condizioni normali aveva un bel margine, ma da lì a batterle con una mano sola ce ne passa».

Una gara, vinta prima di partire, come rivela lo stesso allenatore dell’azzurra: «Nella hospitalit­y, è entrata con la mano un po’ sanguinant­e, ma con la grinta di sempre. Ho guardato la scena e ho pensato che le atlete lì sedute le aveva già battute, dando prova della sua tenacia. Le ha “uccise” sotto l’aspetto mentale». Sulla Corviglia poi, ha dettato legge e Agazzi ha faticato a trovare le parole per compliment­arsi con la sua atleta: «Le ho detto, “Sei speciale e mi fai versare qualche lacrima”. Non sono abituato, ero al settimo cielo. Però, che fatica. D’altronde, questa è Sofia, rende le cose speciali e bisogna prenderla così com’è».

«Tagliato il guanto gli abbiamo fissato il bastoncino usando lo scotch»

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DA INSTAGRAM Il selfie di Sofia con la mano sinistra sanguinant­e

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