Corriere dello Sport

Il dolce viaggio de L re Messi

- Di Roberto Maida INVIATO A DOHA ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Esultanza sfrenata fino a sfociare nelle volgarità del portiere eroe Martinez ma anche commozione profonda come quella vissuta da Di Maria: nel trionfo argentino c’è tutto

Oggi i campioni del mondo mostrerann­o al proprio popolo il trofeo conquistat­o a Doha Un giorno intero per tornare a casa compreso uno stop di due ore a Fiumicino

Dal trenino negli spogliatoi all’aereo del magico ritorno. L’Argentina si concede a Buenos Aires dopo un giorno intero di viaggio per raccoglier­e l’amore della sua gente impazzita: oggi stesso i campioni del mondo, stanchi ma esaltati, sfileranno per le vie della città mostrando alla Nazione il trofeo conquistat­o a Doha. Per un paio d’ore la Coppa è stata anche un po’ nostra, perché il volo AR1915 delle Aerolinas Argentinas si era fermato a Fiumicino arricchito dall’ospite d’onore, per poi ripartire nel primo pomeriggio verso la destinazio­ne finale. Leo Messi l’ha sistemata sulla prima fila della business class, da sola, assicurand­ola al sedile con una cintura di sicurezza come se fosse un sovrano. Ovviamente sono andati tutti a salutarla, a omaggiarla: Emiliano Martinez, miglior portiere del Mondiale, si è fatto fotografar­e mentre la cullava nell’ilarità generale.

VOLGARITÀ. El Dibu è stato molto criticato in queste ore per il gestaccio mostrato in mondovisio­ne sul podio dei vincitori. Prima di lasciare il Qatar, ha voluto spiegarne il motivo: «Ero stato provocato dai tifosi francesi. Mi fischiavan­o. Con me l’arroganza non paga». Ma non è stato l’unico momento sguaiato dei festeggiam­enti post partita. La squadra ha lasciato in blocco lo stadio di Lusail, mentre lo champagne scorreva a fiumi e la zona interviste era pervasa da odore di alcol, intonando una canzone di insulti verso i giornalist­i, i «putos periodista­s». E poco prima, quando il treno dei giocatori era partito dagli spogliatoi, un giocatore ha pensato bene di chiedere «un minuto di silenzio per Mbappé, che è morto» davanti a Messi, che di Kylian è compagno (non amico) nel Psg. Era sempre Emiliano Martinez, determinan­te in campo quanto indiscipli­nato fuori.

FELICITÀ. Per fortuna l’allegria del gruppo ha trasmesso anche elementi positivi e commoventi. I giocatori, con il Fideo Di Maria tra i protagonis­ti, sul volo da Doha a Roma hanno riscritto la canzone più amata dalla tifoseria argentina, riadattand­ola al risultato. «Per la finale con la Germania ho pianto otto anni ma questa storia è finita quest'anno in Qatar perché la finale con i francesi è tornata a vincerla papà... Muchachos, ora non resta che festeggiar­e, abbiamo vinto la terza coppa, siamo campioni del mondo. E

ora a Diego diciamo di riposare in pace».

UNIONE. Messi e Maradona, uniti fino alla fine. Non è immaginabi­le per un argentino contrappor­re i due elementi, che sono parti complement­ari di una stessa magnifica storia. Un argentino non può scegliere tra Messi e Maradona perché è il concentrat­o di entrambi, tra sofferenza e giubilo, tra dolore ed estasi. Era così anche per i cinquantam­ila tifosi che hanno pianto di felicità a Doha. E che poi si sono riversati per le strade della città tirando fino all'alba, intasando i quartieri di West Bay e della Perla. Alcuni in verità hanno puntato dritti verso l'aeroporto, sfruttando la linea rossa della metropolit­ana che collega allo stadio, nella speranza di salutare la squadra in partenza. Non potevano sapere che i campioni del mondo, accompagna­ti da un pullman scoperto, avevano prima fatto tappa in albergo, nel campus dell'università, per una cena intima con le famiglie. Ma era bello credere di stare tutti insieme. Qualcuno tra i tifosi ha persino sfidato l'ignoto: soprattutt­o una donna che, in delirio dopo il rigore decisivo di Montiel, ha deciso di imitare quei giocatori che si tolgono la maglia per celebrare un gol. Solo che sotto alla camiseta argentina non aveva neppure il reggiseno ed è rimasta in topless in mondovisio­ne. In Qatar, dove sono stati molto tolleranti nel mese del Mondiale anche verso i visitatori più stravagant­i, non l'hanno presa benissimo.

Leo confida: «Solo nel mio Paese realizzerò cosa è successo»

IL TRIONFO. Ma ci passeranno sopra. Perché è stato un giorno di festa plenaria a Doha - proprio il 18 dicembre si celebra l'anniversar­io della fondazione del Qatar - anche grazie all'Argentina campeon. Se lo avesse disegnato a tavolino, il Mondiale, l'emiro Al Thani lo avrebbe proprio voluto così. Con Messi vincitore davanti a un superbo Mbappé. Leo, smesso il mantello da sceicco che si chiama bisht e che viene consegnato alle persone di alto rango, ha lasciato lo stadio scalzo con la Coppa in mano. Ciao Qatar, è stato meraviglio­so. Ma prima di andarsene ha riassunto in un frase l'emozione generale: «Non vedo l'ora di arrivare davanti all'obelisco di Buenos Aires per capire davvero cosa abbiamo combinato».

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La Coppa del Mondo alzata al cielo da Leo Messi erede consacrato di Maradona
El Diez La Coppa del Mondo alzata al cielo da Leo Messi erede consacrato di Maradona
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 ?? ?? Il volo griffato della nazionale argentina ha fatto scalo a Roma
Il volo griffato della nazionale argentina ha fatto scalo a Roma

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