Il dolce viaggio de L re Messi
Esultanza sfrenata fino a sfociare nelle volgarità del portiere eroe Martinez ma anche commozione profonda come quella vissuta da Di Maria: nel trionfo argentino c’è tutto
Oggi i campioni del mondo mostreranno al proprio popolo il trofeo conquistato a Doha Un giorno intero per tornare a casa compreso uno stop di due ore a Fiumicino
Dal trenino negli spogliatoi all’aereo del magico ritorno. L’Argentina si concede a Buenos Aires dopo un giorno intero di viaggio per raccogliere l’amore della sua gente impazzita: oggi stesso i campioni del mondo, stanchi ma esaltati, sfileranno per le vie della città mostrando alla Nazione il trofeo conquistato a Doha. Per un paio d’ore la Coppa è stata anche un po’ nostra, perché il volo AR1915 delle Aerolinas Argentinas si era fermato a Fiumicino arricchito dall’ospite d’onore, per poi ripartire nel primo pomeriggio verso la destinazione finale. Leo Messi l’ha sistemata sulla prima fila della business class, da sola, assicurandola al sedile con una cintura di sicurezza come se fosse un sovrano. Ovviamente sono andati tutti a salutarla, a omaggiarla: Emiliano Martinez, miglior portiere del Mondiale, si è fatto fotografare mentre la cullava nell’ilarità generale.
VOLGARITÀ. El Dibu è stato molto criticato in queste ore per il gestaccio mostrato in mondovisione sul podio dei vincitori. Prima di lasciare il Qatar, ha voluto spiegarne il motivo: «Ero stato provocato dai tifosi francesi. Mi fischiavano. Con me l’arroganza non paga». Ma non è stato l’unico momento sguaiato dei festeggiamenti post partita. La squadra ha lasciato in blocco lo stadio di Lusail, mentre lo champagne scorreva a fiumi e la zona interviste era pervasa da odore di alcol, intonando una canzone di insulti verso i giornalisti, i «putos periodistas». E poco prima, quando il treno dei giocatori era partito dagli spogliatoi, un giocatore ha pensato bene di chiedere «un minuto di silenzio per Mbappé, che è morto» davanti a Messi, che di Kylian è compagno (non amico) nel Psg. Era sempre Emiliano Martinez, determinante in campo quanto indisciplinato fuori.
FELICITÀ. Per fortuna l’allegria del gruppo ha trasmesso anche elementi positivi e commoventi. I giocatori, con il Fideo Di Maria tra i protagonisti, sul volo da Doha a Roma hanno riscritto la canzone più amata dalla tifoseria argentina, riadattandola al risultato. «Per la finale con la Germania ho pianto otto anni ma questa storia è finita quest'anno in Qatar perché la finale con i francesi è tornata a vincerla papà... Muchachos, ora non resta che festeggiare, abbiamo vinto la terza coppa, siamo campioni del mondo. E
ora a Diego diciamo di riposare in pace».
UNIONE. Messi e Maradona, uniti fino alla fine. Non è immaginabile per un argentino contrapporre i due elementi, che sono parti complementari di una stessa magnifica storia. Un argentino non può scegliere tra Messi e Maradona perché è il concentrato di entrambi, tra sofferenza e giubilo, tra dolore ed estasi. Era così anche per i cinquantamila tifosi che hanno pianto di felicità a Doha. E che poi si sono riversati per le strade della città tirando fino all'alba, intasando i quartieri di West Bay e della Perla. Alcuni in verità hanno puntato dritti verso l'aeroporto, sfruttando la linea rossa della metropolitana che collega allo stadio, nella speranza di salutare la squadra in partenza. Non potevano sapere che i campioni del mondo, accompagnati da un pullman scoperto, avevano prima fatto tappa in albergo, nel campus dell'università, per una cena intima con le famiglie. Ma era bello credere di stare tutti insieme. Qualcuno tra i tifosi ha persino sfidato l'ignoto: soprattutto una donna che, in delirio dopo il rigore decisivo di Montiel, ha deciso di imitare quei giocatori che si tolgono la maglia per celebrare un gol. Solo che sotto alla camiseta argentina non aveva neppure il reggiseno ed è rimasta in topless in mondovisione. In Qatar, dove sono stati molto tolleranti nel mese del Mondiale anche verso i visitatori più stravaganti, non l'hanno presa benissimo.
Leo confida: «Solo nel mio Paese realizzerò cosa è successo»
IL TRIONFO. Ma ci passeranno sopra. Perché è stato un giorno di festa plenaria a Doha - proprio il 18 dicembre si celebra l'anniversario della fondazione del Qatar - anche grazie all'Argentina campeon. Se lo avesse disegnato a tavolino, il Mondiale, l'emiro Al Thani lo avrebbe proprio voluto così. Con Messi vincitore davanti a un superbo Mbappé. Leo, smesso il mantello da sceicco che si chiama bisht e che viene consegnato alle persone di alto rango, ha lasciato lo stadio scalzo con la Coppa in mano. Ciao Qatar, è stato meraviglioso. Ma prima di andarsene ha riassunto in un frase l'emozione generale: «Non vedo l'ora di arrivare davanti all'obelisco di Buenos Aires per capire davvero cosa abbiamo combinato».