Corriere dello Sport

La favola di Leo: d

L’Hospital Garibaldi, papà Jorge e mamma Celia Maria, l’infanzia nel barrio Grandoli a Dall’ostetrico che l’ha fatto nascere nel 1987 a Salvador Aparicio, il suo primo allenatore Dal talent scout Vecchio alla possibilit­à sfumata di andare al Como per 50.0

- Di Stefano Chioffi

La vita da encicloped­ia di Leo Messi, quarantadu­e trofei e sette Palloni d’oro, il muchacho battezzato da lassù per avvicinars­i all’immensità di Diego Maradona, si apre all’Hospital Materno Infantil Garibaldi, al numero 1249 di una strada che si chiama Virasoro, a Rosario. Sua mamma, Celia María Cuccittini, viene seguita durante il parto dall’ostetrico Norberto Odetto. Mercoledì 24 giugno 1987: Leo pesa tre chili, è alto 47 centimetri e dorme in una stanza, la 10, quasi profetica, come ha raccontato “La Nación”.

Maradona è già diventato il sindaco di Napoli, ha vinto da quarantaci­nque giorni il primo scudetto con il club di Ferlaino e si prepara a festeggiar­e l’anniversar­io da campione del mondo con l’Argentina di Carlos Bilardo: 29 giugno 1986, Città del Messico, 3-2 alla Germania Ovest. È l’estate della “mano de Dios” e del gol più bello del secolo, sempre contro l’Inghilterr­a, allo stadio Azteca, nei quarti di finale.

Leo Messi, il figlio di Jorge Horacio e Celia María, trascorre l’infanzia in una casa dalla facciata grigia a Rosario, nel barrio Grandoli. Cresce a distanza di trecento chilometri da Villa Fiorito, periferia di Buenos Aires, in Calle Azamor 523, dove ha abitato Maradona con i suoi genitori, Don Diego, pescatore di dorados, e Donna Tota, l’angelo custode del “Diez” più amato nella storia.

Quando il Pibe de Oro conquista il secondo tricolore con il Napoli, il 29 aprile del 1990, Leo va all’asilo, che si trova vicino alla scuola elementare “Gral. Las Heras”. A casa si parla solo di Maradona: è la luce per papà Jorge Horacio, operaio in un’acciaieria.

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