Corriere dello Sport

LE LACRIME PER SINISA «UNO DI NOI»

Le parole sentite del cardinale Zuppi, arcivescov­o di Bologna: «Voleva invecchiar­e con tanti nipoti»

- Di Daniele Rindone ROMA

Si sono svolti ieri a Roma nella basilica di Santa Maria degli Angeli i funerali di Mihajlovic C’erano gli amici, i colleghi, i suoi giocatori e gli ex compagni di squadra Tanti tifosi e cori da stadio

Sinisa aveva il volto vero del mondo che ieri si è accalcato dentro e fuori la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri eleggendol­o campione universale, uomo di tutti, «uno di noi» in mezzo a noi. «Grazie, Sinisa. Hai insegnato a non abbattersi. Grande è chi si fa piccolo. Grande è chi si ferma ad aiutare, chi è generoso. Grande è chi ama e aiuta la sua squadra e si pensa con gli altri, valorizza il talento degli altri, crede in qualcuno quando non è nessuno», nell’ultimo tratto dell’omelia del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescov­o di Bologna e presidente Cei, c’era il segno umano della vita terrena e ultraterre­na di Mihajlovic. I mondi di Sinisa, sportivi e religiosi, cattolici e ortodossi, si sono tesi la mano durante il suo funerale, nel suo nome. Lo scambio di discorsi tra il cardinale Zuppi e il vescovo Andrej della chiesa ortodossa serba ha simbolicam­ente eletto Sinisa patrimonio di squadre, tifosi, popoli legandone la comunione di culti. «Sinisa è nostro, Sinisa è vostro», ha detto Andry portando l’omaggio del patriarca Porfirije. È scoppiato un applauso che non finiva mai, sono scoppiate le lacrime. Doppio rito. I vescovi cattolici hanno benedetto la bara con acqua santa e incenso. I vescovi ortodossi hanno esposto la croce benedizion­ale e intonato una preghiera cantata.

IL SEGNO. Che ci fosse qualcosa di mistico negli ultimi giorni di vita di Sinisa era chiaro, cosa fosse si è compreso ieri. Come ogni 19 dicembre la chiesa ortodossa onora San Nicola, figura unificante tra cattolici e ortodossi, ogni popolo lo ha fatto proprio per la sua generosità verso i poveri e i bisognosi. «È il santo della famiglia Mihajlovic», ha rivelato il cardinale Zuppi facendo pensare a un disegno divino e invocando il Natale come salvezza: «Sentiamo ingiustizi­a per questa morte. Ci aiuta, il Natale. Dio nasce per amore e accetta anche la morte per rinascere in cielo... La malattia ci fa pellegrini alla scoperta di sé, Sinisa fece questa esperienza anche durante la guerra, che come diceva aveva un solo colore, il rosso del sangue. Era uomo ruvido, diretto, schietto, ma anche dolce e tenero». Il cardinale, legato a Sinisa da un’amicizia di anni, ha ricordato quella volta in cui nel 2008, durante la prima esperienza di Bologna, Miha volò a Medjugorie: «Mi disse “ho cominciato a piangere come un bambino. E mi sono sentito più forte e più uomo”. Ecco chi è davvero grande. Aggiunse “da lì ho iniziato a pregare. Non bisogna dire “voglio, voglio”, ma “grazie, grazie”. Mi sono sentito appagato, pulito, come se mi fossi tolto di dosso tutti i pesi».

L’INSEGNAMEN­TO. L’omelia del cardinale Zuppi è diventata un cantico di vita: «Sinisa non scappava, non è scappato davanti alla malattia. L’ha affrontata con coraggio, parlandone, piangendo davanti a tutti, condividen­do la commozione, la speranza, le difficoltà quel passaggio da invulnerab­ile a fragile». Il cardinale e Sinisa si erano incontrati nel reparto di Ematologia del S.Orsola di Bologna nei primi giorni del combattime­nto: «Il guerriero, l’orso, ha vinto con la dolcezza della fragilità. Diceva “la verità è che non sono un eroe e neppure superman. Sono uno che quando parlava così si faceva coraggio”. Aveva paura, implorava aiuto a Dio, come tutti. Piccolo era diventato grande tanto che diceva “la malattia mi ha reso migliore”». La moglie di Sinisa, Arianna, è stata sempre seduta accanto ai figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan, Nicholas e Marko in una compostezz­a dolente. Alla destra del feretro la mamma e il fratello di Sinisa, che è nel suo sguardo. Zuppi ha rivelato il sogno di Miha e l’intensità delle emozioni è stata travolgent­e: «Immaginava di diventare vecchio con tanti nipoti. Poche ore prima di andare in ospedale giocava con la nipotina Violante, diceva ad Arianna “mi sento felice”. La sua famiglia era la sua squadra del cuore». Violante, figlia di Virginia, ha poco più di un anno, ieri c’era. Cuore di nonno, cuore di tutti.

Rito cattolico e anche ortodosso Lungo applauso nella chiesa

La moglie Arianna e tutti i figli con gli occhi sempre vicini a lui

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ANSA, LAPRESSE E BARTOLETTI L’arrivo di Ciro Immobile A fianco i tifosi e la bara portata in spalla

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