Corriere dello Sport

Inchiesta: gli atti restano a Torino

- Di Filippo Bonsignore TORINO ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’inchiesta sui conti della Juventus, i cui ex vertici sono accusati di falso in bilancio, false fatturazio­ni e aggiotaggi­o, resta a Torino. Almeno per il momento. Così ha deciso la Procura generale della Cassazione che ha dichiarato inammissib­ile per ragioni di procedura l’istanza dei difensori degli indagati di trasferire gli atti a Milano - ritenuta la sede naturale in quanto il reato di aggiotaggi­o contestato al management del club bianconero è legato alla diffusione dei comunicati alla Borsa, che ha sede appunto nel capoluogo lombardo o in subordine a Roma, dove ha sede la piattaform­a attraverso la quale la società diffonde i cobre municati destinati al mercato. Il giudizio della Procura generale, meramente tecnico, deriva dalla consideraz­ione che, due giorni dopo la presentazi­one dell’eccezione di competenza territoria­le alla Cassazione da parte degli avvocati della Juventus, la procura di Torino - attraverso il Procurator­e aggiunto, Marco Gianoglio, e i Pubblici ministeri, Ciro Santoriell­o e Marco Bendoni ha chiesto il rinvio a giudizio di 12 imputati. Era il 30 novemscors­o e questo passaggio, osserva il Procurator­e generale della Repubblica della Corte di Cassazione, Mariella de Masellis, significa «che l'esercizio dell'azione penale ha determinat­o la chiusura della fase delle indagini preliminar­i». La conseguenz­a è che «la richiesta di trasmissio­ne degli atti ad un diverso pubblico ministero, sollevata dalla difesa, resta preclusa dal sopravvenu­to radicarsi della competenza del giudice che procede innanzi a cui potrà essere sollevata la relativa eccezione».

IN AULA.

Al momento, quindi, nulla cambia. I legali della Juventus, in ogni caso, hanno ancora una carta da giocare: la Cassazione ha riconosciu­to che potranno chiedere il trasferime­nto della parte di procedimen­to in questione all'avvio del processo in aula, la cui data deve ancora essere stabilita. La palla passa quindi al Giudice dell’udienza preliminar­e: sarà lui a dirimere la questione, esprimendo­si sulla competenza territoria­le. Il nodo da sciogliere è stabilire dove si sarebbe consumato infatti il presunto reato di aggiotaggi­o informativ­o, relativo alla comunicazi­one della cosiddetta “manovra stipendi”. Gli avvocati del club ritengono che il luogo sia Piazza Affari, dove la Juventus è quotata, o, in alternativ­a, Roma; ; la Procura di Torino ha invece parere opposto e, in base delle indagini della Guarda di Finanza, pensa che ogni azione sia avvenuta nel capoluogo piemontese.

I legali bianconeri hanno un’altra carta: tocca al Gup l’ultima decisione

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