Corriere dello Sport

«Spartan Race è una filosofia: pronti a tutto»

Di solito è una corsa a ostacoli estrema ora si è trasformat­a in aiuti per l’Ucraina

- Di Luvi e Marco

Qualche giorno fa a Kiev è arrivato un convoglio di Natale dal valore di 2 milioni di euro. Immaginate decine e decine di auto e camion pieni zeppi di sacchi a pelo, generatori di energia e forniture mediche. Si tratta di una delle donazioni private più grandi fatte dall’inizio dell’invasione ucraina ed è stata organizzat­a dalla comunità di Spartan Race in collaboraz­ione con i veterani di guerra americani e con l’organizzaz­ione no-profit slovacca “Aroo”. Spartan Race è la corsa ad ostacoli più estrema e faticosa del mondo, in 15 anni l’hanno corsa più di 10 milioni di persone sparse in 50 Paesi. Spartan però non è solo una gara, è una vera e propria mentalità e per capirla meglio abbiamo fatto una chiacchier­ata con Joe De Sena, fondatore di Spartan Race, e Earl Granville, veterano di guerra degli Stati Uniti. Quando li abbiamo chiamati erano a Kiev, nella loro camera d’albergo e avevano appena consegnato ai soldati il convoglio natalizio.

Com’è la situazione a Kiev in questo momento?

«La guerra è vicina, si sente, ma quello che ci ha spinto ad organizzar­e questo convoglio è stato lo spirito degli ucraini. Da quando è iniziata l’invasione hanno preso posizione e hanno scelto di combattere da soli per la propria gente. L’equipaggia­mento scarseggia ma loro non hanno intenzione di tirarsi indietro. In questa situazione la maggior parte del mondo sarebbe scappata».

Come vi siete organizzat­i per portare il convoglio in Ucraina?

«È stata un’operazione difficile perché per portare a termine la missione avevamo a disposizio­ne solo 3 o 4 settimane. I veterani e le forze alleate ci hanno aiutato a coordinare tutto, la logistica invece è stata gestita da un gruppo di ucraini. I camion sono stati prelevati in Regno Unito dove li abbiamo guidati fino al confine. Lì sono stati caricati con tutte le forniture utili e li abbiamo portati fino a Kiev. Con l’aiuto dei volontari ci siamo riusciti!».

La Spartan Race è nata per superare degli ostacoli. Questo è stato l’ostacolo più grande da superare fino ad ora?

«L’obiettivo di Spartan Race è essere pronti a tutto. Nel corso degli anni abbiamo creato una comunità di 10 milioni di persone sparse per il mondo e accomunate da questa mentalità.

Non abbiamo mai organizzat­o convogli del genere ma per l’Ucraina dovevamo assolutame­nte fare qualcosa, così con l’aiuto dei veterani siamo partiti. Voglio immaginare un futuro in cui le persone si aiutano a vicenda, dove quando c’è un bullo che se la prende con qualcuno il mondo intero risponde. Questa è la missione di Spartan! Non bisogna affrontare gli ostacoli da soli, ma creare una comunità pronta a sostenerti in caso di difficoltà».

La comunità russa di Spartan Race che ha detto?

«Per loro è sicurament­e una situazione molto difficile. Hanno paura di mostrare il loro supporto. Questo non è un governo “normale”, prendere una posizione vorrebbe dire mettere a rischio anche la loro famiglia. Dobbiamo capirli».

Il fondatore De Sena: «Abbiamo creato una comunità di 10 milioni di persone sparse per il mondo»

Per un adolescent­e in guerra anche correre diventa un’azione impossibil­e e potenzialm­ente mortale. Lo sport può aiutare l’Ucraina a ritornare alla normalità?

«Sì! Non c’è dubbio. Il mio sogno sarebbe convincere Putin e Zelensky a sfidarsi in una gara sportiva. Chi vince la corsa vince anche la guerra! In Arabia Saudita abbiamo organizzat­o una gara tutta al femminile e 2500 donne sono venute a correre per la prima volta nella loro vita. Lo sport può davvero tutto».

Organizzer­ete un grande evento Spartan Race in Ucraina a guerra finita?

«Certo, il nostro sogno sarebbe unire russi e ucraini e gareggiare insieme in una Spartan Race. In Crimea magari! Quello sarebbe davvero un bel posto in cui farla…».

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Due immagini dell’evento

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