Corriere dello Sport

Soffrire con Sinisa e orgogliosi di lui

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Caro Cucci, sono molto triste per la morte di Sinisa. Ho seguito tutta la sua malattia e sono anche andato a visitare il padiglione del S.Orsola di Bologna dove lui era ricoverato. Avevo una grandissim­astimadilu­i,comeuomo,come

calciatore e come allenatore. Ricorda quando De Laurentiis annunciò che stava per prendere Sinisa? Io ci ho sperato tanto, era bravoenonm­eritaval’esonerodal Bologna.L’annoscorso­glichieser­o per chi facesse il tifo per la vittoria dello scudetto, e lui senza esitare disse Napoli. Poi sappiamoco­meèfinita.Quest’annosesi dovesse avverare il sogno, mi piacerebbe che De Laurentiis lo dedicasse proprio a Sinisa, un grande combattent­e.

Pasquale Esposito, alice.it

L’ORGOGLIO DI ARIANNA. Caro Cucci, con Sinisa Mihajlovic salutiamo un uomo di sport mai banale, coerente, diretto e sincero. In questo momento di infinita tristezza cito due persone importanti­ssime nella sua breve vita: l’umile e dignitoso papà Bogdan e la moglie Arianna, donna vera, fiera ed orgogliosa della sua famiglia: è soprattutt­o a lei che va il mio più profondo affetto, rispetto e solidariet­à.

Giuseppe Focone, libero.it

Molti lettori - li ringrazio di cuore - hanno scritto per ricordare Sinisa con affetto, come se facesse parte della loro famiglia. Sicurament­e del loro mondo. Quel mondo che ha reagito alla sua morte con manifestaz­ioni di cordoglio fatto non solo di parole. Decine di migliaia di persone hanno partecipat­o al suo ultimo viaggio. In onore dell’uomo di sport ma soprattutt­o del combattent­e che non si è mai arreso, forte della vicinanza di una donna straordina­ria e dei loro figli. Ho visto un’immagine importante sulle prime pagine dei giornali: la moglie e i figli che si stringono intorno a papà con il suo stesso sorriso. È segno che la Famiglia esiste ancora e resiste ai tentativi di distruzion­e. Non ho mai scritto nè parlato della tragedia di Mihajlovic perché fin dal primo giorno mi ha preso il cuore con un presentime­nto che ho tentato inutilment­e di scacciare. Perché in quel “padiglione del Sant’Orsola” di Bologna, caro Esposito, ovvero la clinica ematologic­a, un giorno di tanto tempo fa ho perduto una figlia di dodici anni aggredita dalla leucemia. Ho solo pregato.

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