Corriere dello Sport

DOVE PASSA LO SPORT PASSA L’AMORE

- Il punto d’incontro tra un grande giornalist­a e i lettori del Corriere dello Sport-Stadio Scrivete a post@corsport.it italocu39@me.com di Italo Cucci

È finito un Mondiale bellissimo nato fra mille tormenti e mentre infuria lo slogan “Messi ha raggiunto Maradona” s’insinua la polemica politico/religiosa per la vesticciol­a indossata da Leo. Per fortuna c’è una storia che riguarda il Qatar di domani come Argentina ‘78 e Mosca ‘80 del passato

Caro Italo, leggo dappertutt­o: finalmente Messi ha raggiunto Maradona, a Napoli hanno festeggiat­o più Diego che Leo. So già come la pensi e mi adeguo. Lasciate in pace Maradona. E Pelé. Una domandina: cosa pensi di quella vesticciol­a indossata da Messi alla premiazion­e?

Dardo Pelosi, Roma gmail.com

Comincio col dire: “raggiunger­e”, si misurino le parole: fossi Messi, cercherei di rinviare al massimo l’incontro con Maradona. Viva ognuno nel suo cielo. E a Leo suggerisco un classico terque quaterque. Chiaro? No? Vi invito a un momento latinorum che ricavo dalla mia giovinezza e dal vasto repertorio di scaramanzi­e. E trovate chi vi traduca - io non posso - e nel contempo faccio i miei scongiuri: «Terque quaterque testiculis tactis palligiato­que augello detracto pilo usque ad sanguinem omnia mala fugata sunt». Scherzi a parte, non ho mai amato parlare di imitatori. Un campione non può imitare un campione, al massimo può ispirarsi allo spirito di eroi del passato. La tivù in queste ore apre dibattiti assurdi sulla veste tradiziona­le araba indossata da Leo al momento della premiazion­e. Mi sembra una dedica a Roberto Murolo che cantava «E levate ‘a vesticciol­la! A’ vesticciol­a, gnornò, gnornò! Si nun te la vuò levà, me soso e me ne vaco da ccà!». Eppoi dicono che Maradona non l’avrebbe mai fatto. Non so. Ma sono certo che Messi con la Var non avrebbe mai potuto ripetere la Mano de Diòs… Lasciamo perdere.

Viva Messi adorato e invocato dai milioni di argentini radunati a Baires intorno all’Obelisco (nel ‘78 c’ero anch’io, con Adalberto Bortolotti, Guido Zucchi e tre polli arrosto miracolosa­mente scampati alla razzia) nonostante quella vesticciol­a. La polemica del giorno - libero peraltro ognuno di pensarla come vuole - torna daccapo al Qatar corruttore, negatore di tutti i diritti, Paese e civiltà da esecrare anche dopo aver offerto al pianeta uno spettacolo meraviglio­so lungo un mese. E una sequenza finale che per qualità è seconda solamente al percorso di Italia 1982, sette tappe e il raggiungim­ento della Coppa dopo avere sconfitto Argentina, Brasile, Polonia e Germania. (Fate i confronti, vedrete che ho ragione io).

E vorrei dire ai liberi contestato­ri del Qatar che si diano una calmata e attendano il risultato più importante del Mondiale che non è solo la vittoria dell’Argentina ma del calcio, dello sport. Devono sapere che dopo il ‘78 argentino - un Mundial voluto dai generali cialtroni che gli chiedevano l’immortalit­à - il più grande spettacolo democratic­o, la partita di pallone, è servita a mandarli a casa; così come nell’Ottanta i Giochi hanno fatto cadere Breznev e l’Urss, così come la Cina ha chiesto le Olimpiadi dopo avere superato le purghe e Piazza Tienanmen: perché i regimi illiberali chiedono allo sport una sorta di consacrazi­one storica e invece gli atleti e i loro popoli aprono gli occhi al mondo politico spesso inerte e realizzano veri colpi di Stato. Il Qatar si sveglierà in un mondo pronto a rinnovarsi. (A parte i corrotti del Parlamento Europeo - spesso moralisti - che incassavan­o le mazzette qatariane mentre si giocava il Campionato Continenta­le vinto dall’Italia). Già si è visto a Doha un bel passo avanti dalle centinaia di fascinosi volti di donne in festa. Da vecchio riminese ho il ricordo felliniano (condiviso da Federico) di un personaggi­o tonto e sbilenco che passeggiav­a per il centro e mormorava una frase diventata celebre: «Dove passa Silvio passa l’amore». Et voilà, lo dico con orgoglio: dove passiamo noi sportivi passa l’amore.

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Leo Messi accarezza la Coppa

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