Corriere dello Sport

Exploit Moggi all’assemblea a petto in fuori

L’intervento inatteso dell’ex dirigente «Dico grazie ad Andrea Agnelli La Juventus ha sempre vinto sul campo, anche con me»

- Di Nicola Balice TORINO ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Radiato dalla Figc, sì. Arreso, però, mai. Nell'assemblea degli azionisti che ha visto Andrea Agnelli salutare la Juve, a un certo punto è stato Luciano Moggi a rubare la scena. È un modo di dire nel senso che, proprio l'ex direttore generale bianconero poi rimasto piccolo azionista, da quando ha preso la parola si è trasformat­o nel protagonis­ta a sorpresa della giornata di ieri. E proprio sul concetto di furto sportivo si sviluppa l'arringa di Moggi, tra gli applausi generali: «Sono qui per capire, a leggere i giornali sono catastrofi e invece sento cose diverse. Poi sono venuto per ringraziar­e Andrea Agnelli, nove scudetti non si vincono con facilità, solo chi c'è dentro conosce le difficoltà. L'epiteto che la Juve vince perché ruba è assurdo. La Juve ha vinto sempre sul campo, anzi forse hanno rubato qualcosa a noi». E Moggi sceglie alcuni episodi per tutti: «A Perugia, col diluvio del Curi. E l'anno dopo, quando Gianni Petrucci ha sostanzial­mente cambiato le regole in corsa per fare in modo che Nakata, da extracomun­itario, potesse giocare la partita contro la Juve. E guardate chi c'è in panchina a fare il team manager (riferendos­i ad Oriali), quello che ha contraffat­to il passaporto di Recoba».

IL REGALO E LA FERITA.

La missione del giorno di Moggi è quella di riaprire il file Calciopoli, portando in dono ad Agnelli una chiavetta usb: «Io ancora combatto per Calciopoli, noi siamo stati ritenuti colpevoli per cose che hanno fatto altri. Ho portato un cofanetto con una chiavetta, qui c'è tutta Calciopoli. Sentirai (ad Agnelli) Carraro dire che Lazio e Fiorentina non possono retroceder­e e di non aiutare la Juventus. Se è vero che è stato riaperto il caso plusvalenz­e perché pensano di aver trovato cose nuove è altrettant­o vero che dovrebbe essere riaperta Calciopoli. È una ferita che non si rimargina né per noi né per la Juve, sono anni che lavoriamo per questo cofanetto».

IL RICORDO. È agguerrito, ma la ribalta viene gestita con disinvoltu­ra. Tra un attacco e una difesa: «Non voglio dare la colpa a nessuno, ma nemmeno voglio le colpe di altri. La difesa della Juve deve arrivare dalla proprietà. Il papà

di Andrea (Umberto Agnelli) e l'avvocato (Gianni Agnelli) sapevano cosa facevamo noi, abbiamo sempre cercato di lesinare la lira prima e l'euro poi per portare vantaggi alla Juve. Non abbiamo chiesto soldi all’azionista e abbiamo vinto tutto. Ci dovrebbe essere (su Calciopoli) più coinvolgim­ento nella difesa della Juve, che non ha ritenuto o saputo difendersi. Solo io l'ho sempre difesa e ne ho pagato le conseguenz­e».

IL PALLONE. Per lui le porte di casa Juve non sono mai state chiuse in questi ultimi anni, ma era dal 2006 che non parlava in un contesto simile. E

Moggi, 85 anni, sposta la discussion­e anche sul piano tecnico: «Vorrei che il prossimo CdA venisse fatto come era prima del 2006, quando c'era anche gente che si intendeva di calcio. Credo che le figurine, come gli ex giocatori non debbano servire, ora bisogna tornare a ricreare la Juve che vince tutto. Com'era la nostra e pure quella di Andrea Agnelli fino a qualche anno fa. Bisogna sapere vendere, comprare, scovare giocatori giovani. Noi Cristiano Ronaldo l'avevamo preso quando aveva 17 anni, poi un giocatore (Salas) ha rifiutato il trasferime­nto e tutto andò a monte. Ad Arrivabene faccio un appunto, la Juve non ha un centrocamp­o, non andavano presi attaccanti ma centrocamp­isti per servirli». Con un messaggio finale, detto, ribadito: «La Juventus deve essere sempre vincente. E non ha mai rubato per vincere, questo è il punto».

Poi consegna una chiavetta Usb: «Qui c’è la verità su Calciopoli»

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ANSA Luciano Moggi, 85 anni, ex direttore generale della Juve

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