Adesso bisognerà ascoltare anche il rumore degli Agnelli
L’imprudente Juventus nutre un nuovo scandalo ancora prima che tante accuse confermino i suoi peccati. E arriva la replica
Caro Cucci, sono rimasto particolarmente sorpreso nel leggere l’articolo di Nicola Balice che ovviamente ha scritto come si è svolta l’assemblea degli azionisti della Juventus con l’intervento del signor Luciano Moggi in quanto azionista della stessa Società. Moggi ha dichiarato che la Juve subì un furto sportivo. L’articolo cita alcuni episodi accaduti con nomi di Società e Dirigenti Sportivi e Moggi, facendo dono ad Agnelli di un cofanetto con tanto di chiavetta usb, ha affermato che lui e dirigenti e Società sono stati ritenuti colpevoli anziché altri veramente colpevoli delle accuse a loro mosse. Quello che ricordo che a Moggi fu comminata la “radiazione sportiva” dalla Federcalcio. Moggi ha anche affermato che, vista la riapertura del problema delle plusvalenze sarebbe giusto riaprire anche “Calciopoli”. Caro Cucci, in quel periodo ero impegnato in altre attività, lavorative, sportive e non potei seguire attentamente l’enorme problema e ora mi piacerebbe sapere e capire quello che accadde allora. Buon Anno.
Già. Mi ci vorrebbe un anno per raccontarti tutta la storia di Calciopoli che in realtà non è finita mai. Dal mi pert - dalle mie parti - si direbbe ch’è la storia del Povero Asciugamano, lunga e brodosa e uno la racconta come vuole. Resta il fatto che la Juve ha pagato quasi chiedendo la retrocessione in B ed è questo che Luciano Moggi ha rammentato all’Assemblea dei Soci juventini, ripetendo quanto aveva già detto in un’intervista del 7 maggio del 2021. C’è chi si è scandalizzato per l’intervento di Moggi - l’unico che ha pagato di persona - mentre io ritengo che ne abbia facoltà, come socio e come uomo. Allora pretesi a gran voce, sui giornali e in tv, un processo corretto e punizioni adeguate per comportamenti suggeriti da prepotenza e arroganza, mai fingendo come tanti - di non conoscere Moggi, diventato all’improvviso la pietra dello scandalo. E di lì partì il furore mediatico che finì per falsare almeno in parte il risultato dell’indagine che la magistratura arricchì di dettagli fuorvianti. Alcuni moralisti di penna e lingua biforcuta - e con facce di tolla - si esibirono in veste di giustizieri: un collega ingiustamente accusato ci ha lasciato la pelle; qualcuno cercò di coinvolgermi, gli parlai, si scusò, promise pubbliche scuse ma sparì e oggi è ancor più bravo e più superbo che pria, come farebbe dire Petrolini al suo Nerone: «Eccomi a voi tutto d’un pezzo… Io vi darò tutto, basta che non domandate nulla! Il momento è difficile, l’ora è suprema, l’affare si ingrossa e… e chi la fa l’aspetta!». Ecco, non nascondo il disagio di assistere oggi a certe discese in campo, a certe accuse sparate - come si dice - in corso d’opera, prima che un giudizio corretto e circostanziato non provi e condanni gli errori della Juventus. Chi fa gran chiasso l’aiuta, anzi, a protestarsi innocente con maggior vigore.
L’altra sera mi son visto in tv “Robin Hood” di Ridley Scott e m’è tornato in mente il viaggio a Nottingham dove soggiornammo prima del confronto di Coppa dei Campioni fra il Derby County e la Juventus. Il match fu preceduto da accuse contro la Juve, sospettata di avere intortato l’arbitro Lobo: uscirono violenti articoli di Brian Glenville sul “Sunday Times” che fecero esplodere la rabbia anti italiana di Brian Clough, il tecnico degli inglesi. «La Juventus ha comprato l’arbitro», disse anni dopo Clough al suo biografo. E gli consegnò un racconto allucinante. In verità, una sollecita inchiesta Uefa cancellò ogni dubbio sulla correttezza dei bianconeri. Messi alla gogna solo perché il ds juventino era Italo Allodi. Scagionato ma presto dimissionato per certe sue conoscenze. Una cosa è certa: essere Juventus - odiamata da milioni di calciofili - è bello ma non è facile e i suoi dirigenti dovrebbero usare come prima arma non la potenza ma la prudenza. Da Robin Hood ho comunque tratto una lezione che potrebbe essere profetica: «Rise and rise again until lambs become lions Ribellarsi e ribellarsi ancora finché gli Agnelli diverranno leoni».
Francesco brighenti@ fastwebnet.it