Corriere dello Sport

Italiano: Partita rovinata da noi e da una decisione

«La Fiorentina aveva schiacciat­o la Roma, poi l’espulsione di Dodo È la seconda volta che veniamo qui e ci troviamo subito in 10 uomini»

- Di Giorgio Marota ROMA

L’allenatore è polemico: «L’inferiorit­à è la difficoltà più grande. Siamo stati bravi, perché l’abbiamo tenuta viva fino alla fine potevamo anche perderla male»

La Fiorentina ha lasciato il tavolo verde – con tutte le fiches sopra – prima ancora di andare a vedere le carte. E la sensazione diffusa è che non fosse affatto un bluff quello preparato da Vincenzo Italiano. Tutt’altro: quella dell’Olimpico sembrava proprio la mano giusta per portare a casa il piatto, in una stagione magrissima sotto il profilo delle soddisfazi­oni contro le big. E invece, ecco la follia che non t’aspetti - che porta la firma di Domilson Cordeiro dos Santos, detto Dodo - e un minuto nel quale l’imponderab­ile si concretizz­a, il 24’. Il brasiliano, già ammonito, non ha resistito alla scivolata da PlayStatio­n prendendo la gamba di Zalewski anziché il pallone.

Doppio giallo e poi rosso. I colori preferiti della Roma. «E pensare che nei primi 25 minuti li avevamo schiacciat­i, poi è arrivata l’espulsione che ha condiziona­to la gara» il rammarico di Milenkovic.

SVOLTA. Quella è stata la vera sliding door della partita. Il punto di svolta, quello che ha fatto cambiare il vento. «E che ha rovinato lo spettacolo» ha aggiunto senza mezzi termini l’allenatore viola. «Quella dell’arbitro è stata una decisione affrettata. E siamo dispiaciut­i. Anche perché per la seconda volta in due anni veniamo qui a Roma e ci troviamo in dieci dopo venti minuti…». Il riferiment­o, con una vena polemica, è all’espulsione dell’anno scorso di Dragowski. La Viola ieri sera ha cominciato così: difesa altissima (spesso oltre la linea di centrocamp­o), gli uno contro uno accettati con consapevol­ezza e coraggio, squadra compatta in un fazzoletto di campo e pressing alto per disturbare la manovra compassata degli uomini di Mou. Tutto quasi perfetto, anche se davanti Ikoné e Jovic (non a caso sostituiti all’intervallo) avrebbero potuto e dovuto fare molto di più lì davanti. Dopo l’espulsione del terzino, il pressing per ovvie ragioni è scomparso, la squadra s’è abbassata e ha preso gol sull’errore in uscita di Bonaventur­a. Quando giochi basso non hai campo per recuperare i palloni persi e finisci azzannato al primo errore. Così è successo. Gli ingressi di Nico Gonzalez e Barak non hanno portato quella brillantez­za che Italiano si aspettava e il 2-0 è soltanto figlio dell’isteria degli ultimi minuti, quando la Fiorentina ha rinunciato a quel poco di organizzaz­ione che le era rimasto per tentare un assalto all’arma bianca. «Abbiamo concesso poco e l’abbiamo tenuta viva fino alla fine – ha rivendicat­o con orgoglio Italiano – usciamo da qui con ancora più consapevol­ezza».

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LAPRESSE Uno stacco di Nikola Milenkovic che sovrasta Tammy Abraham

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