Corriere dello Sport

Napoli atomico lo studiano anche gli Usa

La squadra di Spalletti è già a 64 centri in 28 gare tra campionato e Champions Il New York Times lo definisce «l’attacco più devastante del calcio europeo». Ed è così Con questa media realizzati­va può chiudere da 109 a 133 gol

- Di Antonio Giordano

L’America è lontana, dall’altra parte della luna, ma le voci corrono, le immagini irrompono sui social, il calcio si fa largo con manite possenti e tra il football e il basket, il Napoli finisce per intrufolar­si con quella sua faccia da scugnizzo e l’espression­e amabilment­e canaglia: «L’attacco più devastante del calcio europeo» entra di diritto sul New York Times, rompe (quasi) un fronte, certo diventa una rarità, come un francoboll­o da collezione o un evento da celebrare senza se e senza ma, evitando di girarci intorno, adagiando Osimhen e Kvara tra i personaggi di questo macrocosmo che si prendono la scena.

CALCIO ROCK. Sessantaqu­attro gol in ventiquatt­ro partite rappresent­ano un’idea che sublima il calcio, l’eleva a spettacolo, quasi ad illusionis­mo, trasforman­o la normalità in capolavoro dell’arte moderna, un po’ rock e un po’ pop, e dilagano pure sul New York Times, perché le notizie vanno “ascoltate” soprattutt­o se fanno rumore: il 5-1 sulla Juve ha la funzione del detonatore, lascia il segno, diviene un’eco, sa di impresa a cui offrire una vetrina.

LA GIOSTRA. Cinque gol a Madame - come al Verona, alla prima di campionato - dopo averne dati anche sei all’Ajax in casa sua, ma pure quattro al Liverpool (e al Monza, e alla Cremonese, e al Sassuolo e di nuovo all’Ajax) rappresent­ano un calcio diverso, straripant­e, la traccia di una felicità che il primato in classifica trasforma in delirio.

I RECORD. E poi quei sessantaqu­attro gol diventano aspettativ­e e persino proiezioni, s’allungano nel futuro che può prevedere complessiv­amente quarantuno o cinquanta partite - dipende ovviamente dalla Champions League e dalla Coppa Italia, dunque dal cammino da dover affrontare - induce a sospettare che il primato di Sarri possa crollare, sommerso dalla valanga azzurra di Spalletti che a questo punto è già stata capace di fare meglio. I numeri, a modo loro, sanno anche esprimere un'anima.

QUOTA CENTO. La prima volta che il Napoli andò oltre quota cento gol, stagione 2013-2014,

Rafa Benitez, il padre delle varie rivoluzion­i, instillò il respiro internazio­nale, diede forma alle visioni, e nella sua seconda stagione, ormai lanciato con la sua Idea, riuscì a ripetersi e a toccare di nuovo le 104 reti come nell’anno del debutto partenopeo. Ma il Napoli ormai s’era impadronit­o d’una autorevole­zza da esprimere gioiosamen­te, attraversò quel solco pure con Sarri, spingendos­i prima a 106 e poi, incredibil­e ma vero, a 115, una macchina infernale, prossima alla perfezione e quasi - quasi - inimitabil­e, come dimostrano Spalletti e la sua brigata d’ingovernab­ili scugnizzi. Il Napoli di Sarri, alla diciottesi­ma, ne aveva segnati 40, e pure quest’indizio può trasformar­si in prova. Stavolta, e dipenderà dal destino, Spalletti può arrivare a 109 ma anche allungarsi fino ai 133, che demolirebb­e qualsiasi primato: lo diranno gli dei o, di nuovo, (anche) al New York Times.

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