IL BELLISSIMO NAPOLI DI DE LAURENTIIS È ENTRATO NEL CENTENARIO DEGLI AGNELLI
Il Derby della Rivoluzione ha consacrato un’annosa sfida e scritto una pagina di storia calcistica
CHIAMARE ZIDANE. Caro Cucci, ricordo Marcello Lippi che se ne andò dopo una sonora sconfitta con il Parma, era il 7 febbraio 1999. Ma il Nostro (si fa per dire), non si sposta di un millimetro, non cede; anzi, parla di “mancanza di energie” e che “c’è bisogno di lavorare…”. Mai che si metta in discussione o che diriga la propria analisi verso se stesso ed il proprio operato. Introspezione: 0. Ora le 5 pere di Napoli, la figuraccia di Bremer, il non gioco di Locatelli, l’assenza di McKennie… e chi più ne ha più ne metta dovrebbero far riflettere. Invece nulla di ciò. Allegri che sta diventando l’allenatore della Juve con le scoppole peggiori, continua ostinatamente il suo percorso con un calcio superato e privo di idee. Merito stavolta di Luciano Spalletti e dei suoi che giocano un calcio europeo e coinvolgente, nuovo, propositivo e divertente. John Elkann, nato a New York, ha vissuto il suo bel Friday 13th, in Usa il giorno più sfigato dell’ anno; peccato che Allegri l’abbia fatto vivere anche a noi, questo terribile venerdì calcistico. Alla luce di ciò, 14 milioni di tifosi si rivolgono a Elkann chiamando Zidane a gran voce per ridare un gioco e un identità alla Vecchia Signora, stanca di tanta umiliante fuffa pedatoria.
Paolo Ceratto, gmail.com
TUTTI CON KVARA. Caro Cucci, sinceramente sono proprio
contento della performance del Napoli. Per noi tifosi la partita con la Juve è una sorta di derby che non abbiamo. Poi darle 5 goal dopo che veniva da un filotto di ben 8 vittorie senza subire reti non ha prezzo. È stata una stupenda vittoria di squadra che è come una ottima orchestra dove ci sono 2 solisti sublimi, Osimhen e Kvaratskhelia. E quest’ultima affermazione ce la siamo detta in tempi non sospetti prima della sosta mondiale. Poi è bastato un risultato negativo dopo 21 gare tra campionato e Champions League a fare andare quasi alle ortiche tutto il lavoro precedente. L’ambiente soggiogato dal solito autolesionismo aveva iniziato a tambur battente a prospettare catastrofismi in serie. Mi perdoni lo sfogo ma al solito anche alcuni suoi colleghi - tra l’altro decani della professione - ne hanno dette di cotte e di crude parlando alla pancia del tifoso. Mi preme dire che le cose più oscene al solito le ho sentite dire sulla preparazione atletica sbagliata dal Napoli nei 53 giorni di stop mondiale e invece fatta bene da Inter, Milan e Juventus. Basterebbe dire a questi soloni che il Napoli è l’unica squadra tra le big ad avere a disposizione tutta la rosa di uomini mentre alle altre ne mancano minimo dai 4/5. Oltre le prestazioni fisiche prodotte soprattutto da Milan ed Inter in questi giorni. E basta, mi fermo qui.
Al solito si ha una visione sempo pre miope di questo sport. Si parla di tecnica, di tattica, di atteggiamento, di esperienza, di psicologia. Lo ribadirò sempre ‘’ il calcio è uno sport di contatto’’. La prestazione atletica - o meglio la forma fisica - è determinante per la tecnica, per la tattica e per l’atteggiamento di un atleta in campo. Poi o ce l’hai o non ce l’hai... o meglio non va a corrente alternata e cambia drasticamente nel giro di pochi giorni. In ultimo faccio notare che Kvaratskhelia veniva dal campionato georgiano e praticamente quando è iniziato il nostro non si era mai fermato e paradossalmente la vera preparazione l’ha fatta nel periodo sosta-mondiale dopo anche un bel mese di stop per lombalgia dovuta alle frequenti botte ricevute. Ha un fisico imponente... ci sta che la prima partita possa sembrare non troppo brillante. Lasciamo stare illazioni sullo stato psicologico del ragazzo e soprattutto dico a chi prospettava il tonfo del georgiano e dei suoi compagni di squadra ‘’mettetevi l’animo in pace, quest’anno non c’è scaramanzia che tenga non c’è n’è per nessuno anche perché le antagoniste di questo Napoli si fanno fuori da sole’’. Lucio D’Acunto
gmail.com
VIVA LUCIANO.
Caro Italo, vorrei celebrare, semmai ce ne fosse bisogno, un grande allenatore, Luciano Spalletti. Ha creato a Napoli una macchina perfetta come non si vedeva da temmale in Italia e forse in Europa. Ingranaggi oliati e ben funzionanti. E anche quando c’è qualche intoppo (Inter), via ad una correzione e tutto come prima. Da romanista, l’ultima Roma divertente è stata la sua. Forse ha sbagliato a tornare? Può essere, ma anche lì le eventuali colpe non erano tutte sue. A Napoli ha creato anche l’ambiente giusto... Se lo fanno lavorare a modo suo, è una garanzia... Viva Luciano... Vincenzo Giorgiano,
Roma, hotmail.it
SIGNORA MIA, DOVE VAI?
Caro Italo, non mi piace mai rincarare la dose su cose o persone ferite. La bandiera Juventus in sè e per sè non voglio toccarla, ma il suo sventolare dovrebbe anche avere una ragione. Quella che in questo campionato non ha. In cui non ha gioco, soprattutto. E, prima di Napoli, ha giochicchiato a vanvera sino a sperare nella fortuna dei minuti finali contro squadre abbordabili che l’hanno comunque fatta soffrire. Sino a che il colpo di grazia doveva prima o poi arrivare. Le scuse di Allegri lasciano ora il tempo che egli sempre trova quando ha una squadra in panne. E la sua solita solfa è che “il campionato è lungo e non ci si deve abbattere ma presto ripartire”. Già, ma da dove? E per dove? Io, francamente, sono abbastanza deluso da un calcio ormai freddamente tecnologico che farà rimpiangere i tempi andati quando era norche vi fossero un arbitro, due guardalinee, niente perdite di tempo, partite da vedere sino al 90° ed anche a volte con fieri giocatori bendati o mezzo azzoppati a restare a lottare senza quasi mai finire al pronto soccorso. Adesso, mercoledi prossimo, l’ennesima sfida di due squadre italiane nella solita lucrosa Arabia là dove in pochi sanno cosa sia un calcio d’angolo, con la gioia di goderci gli amati fuorigioco semiautomatici a valanghe nel loro fare solamente ancor più impazzire. E, nel girone di ritorno del nostro campionato, accadrà che questi fuorigioco può darsi saranno presto segnalati anche da una enorme lente d’ingrandimento che apparirà in cielo e guarderà ogni cosa che avviene in campo, con una SuperVar a dettare legge e a fare ancor più da padrona. A ‘sto punto, io penso che tornerò spesso al cinema e andrò a rivedermi soprattutto “Fuga per la vittoria” aspettando la rovesciata normale, bella, senza fischi di arbitri o controlli fuorigiocheschi, di un Pelé a cui nessun Var avrà da ridire o annullare perché lui e il pallone voleranno. Altri tempi, e senza rompimenti di scatole avveniristici, e nemmeno l’ombra di un tale insopportabile bastian contrario chiamato Var!
Edmondo De Amicis
BRAVO GATTI. Carissimo Maestro, mi permetta di fare un plauso a tutti quelli che prima di Napoli-Juve, aspettavano, se non la vittoria, almeno il pareggio, così poi da poter sfogare tutto il veleno che dopo la sconfitta con l’Inter, hanno prontamente tirato fuori, come se non aspettassero altro. A costoro, così come ai commentatori di Mediaset, Sky e chi più ne ha più ne metta, vorrei far leggere l’editoriale del Nordico Cristiano Gatti, così come vorrei ricordare che nel 1982, la Nazionale Italiana, ha vinto, dei quattro, il più bel Mondiale della sua storia, dando spettacolo dopo una prima fase da incubo. Quindi Maestro vincere giocando bene si può, e il Napoli lo sa fare molto bene, mentre gli altri, come già accaduto, fanno come i gamberi, un passo avanti e tre indietro. Un saluto affettuoso.
Pasquale Esposito
alice.it
VIVA MIMMO. Carissimo Italo, dopo il “paliatone” ho cercato di consolarmi immaginando quanto avrebbe potuto scrivere il giorno dopo Mimmo Carratelli nelle sue bellissime storie... Anche da juventino lo ammiro tantissimo e trovo oltremodo divertenti i suoi personaggi nella saga dello “chalet” a Mergellina.
Mimmo Colacino catanzarese juventino
“Post” celebra a modo suo, con competenza, entusiasmo e severità e gran classe, la nascita di quello che mi è piaciuto chiamare - e confermo - il Derby della Rivoluzione. Il Napoli di Aurelio De Laurentiis è entrato sportivamente e trionfalmente nel centenario della Juventus degli Agnelli nel quale s’era infilato di straforo prima con Sivori, Zoff, Altafini e Maradona - con un paio di scudetti - e poi con un decennio di calorose sfide alla pari. Non entro più che tanto nel merito dell’evento già consacrato da nobili penne, voglio solo dire che è puerile buttarla sulle statistiche riguardanti i 5 a 1 inflitti dal Napoli alla Juve (e quello del ‘93 a Pescara con gol profetico di Max alla sua futura Signora), preferisco notare che Allegri si è disinvoltamente suicidato tentando - per una volta e contronatura - di sfidare Spalletti con un calcio più bello del solito. Un omaggio da Max a Luciano dopo un derby a chiacchiere prima del match. Anche quello vinto da Spallettone.