Corriere dello Sport

«Italia giovane e forte: i nostri talenti possono crescere in pace»

Il d.t. Butini guarda oltre la prossima Olimpiade

- Di Paolo de Laurentiis ROMA

Se c’è una cosa che il mondo del nuoto fa ormai con grande continuità è adattarsi alle situazioni per indirizzar­e la crescita del movimento. Ci sono state varie fasi: il momento Pellegrini (lungo, per fortuna) immagine e sostanza del nuoto per anni, il progetto Paltrinier­i-Detti partito nel 2012 e culminato nelle tre medaglie olimpiche del 2016, il lavoro sulla base che negli ultimi anni ha portato i suoi frutti mettendo in primo piano una squadra competitiv­a in quasi tutte le gare.

Ecco allora il cambio di prospettiv­a legato soprattutt­o all’attività giovanile: «Negli ultimi anni - spiega il dt Butini - il gruppo azzurro si è allargato e ha assicurato anche un ricambio generazion­ale. A parte poche eccezioni, l’età media è molto bassa e questo è un ciclo che non si esaurirà a Parigi 2024». Morale della favola: «Non c’è l’urgenza né la necessità di stressare i giovani talenti che stanno emergendo dal basso. Né dobbiamo preoccupar­ci se il loro percorso di crescita richiede qualche mese di pazienza».

Non è cambiato solo il livello della nostra Nazionale: «Si sono allungate la carriere: ormai si nuota fino a 28-30 anni. Un ragazzo di 16 anni ne può programmar­e 10-12 ad alto livello con tutto quello che ne consegue». Con le cautele del caso: «Da una parte è importante far passare il messaggio che se non entri nel giro azzurro a 18-20 anni, nulla esclude che tu possa farlo dopo, a maturazion­e completata. Dall’altra bisogna comunque tenere i ragazzi motivati per evitare un abbandono precoce».

Il calendario in questo caso aiuta: «Gli eventi giovanili internazio­nali sono molti e non mancano le occasioni per coinvolger­li con l’attività assoluta come i raduni». E poi c’è manifestaz­ione e manifestaz­ione: se l’Olimpiade è il vertice della piramide sognata da molti e raggiunta da pochi, un Europeo dove sono ammessi fino a quattro atleti per gara si presta all’allargamen­to del gruppo azzurro. Tutto, ovviamente, deve essere triangolat­o con le società e - cosa non sempre agevole in Italia - con le ambizioni delle famiglie che spesso spingono sull’accelerato­re più delle loro creature. Per ora siamo di fronte a una tendenza agevolata dal grande livello raggiunto dagli azzurri del nuoto, se diventerà anche una piccola rivoluzion­e culturale - che coinvolge anche

«Le carriere sono più lunghe, si può entrare in azzurro anche più tardi»

gli altri sport - lo vedremo nei prossimi mesi o forse anni.

Sull’immediato, l’agenda di Butini ha come scadenza Parigi 2024 e un calendario quest’anno normale e il prossimo particolar­mente ricco: «Un Mondiale questa estate, un altro a gennaio 2024, l’Europeo prima dell’Olimpiade ma non ancora in calendario. Bisognerà fare delle scelte tenendo presente che il Mondiale di gennaio prossimo qualifiche­rà le staffette e può diventare fondamenta­le soprattutt­o per il settore femminile». Che, rispetto al quello maschile, è un passo indietro. Al di là dei fenomeni ciclici (lo sci, ad esempio, sta vivendo la situazione opposta con le donne vincenti e gli uomini in difficoltà), qualcosa si sta muovendo: «Sono in corso raduni e monitoragg­i ma, al di là di questo, al Mondiale australian­o del mese scorso ho visto un coinvolgim­ento diverso rispetto al passato, soprattutt­o a livello di staffette. Un segnale importante che ho apprezzato».

I criteri di selezioni olimpica non saranno un assillo: «Con un Mondiale a luglio e uno nel gennaio successivo - chiude Butini - il grosso della squadra si farà praticamen­te da sola, poi vedremo se a ridosso dei Giochi sarà necessario qualche ritocco». La missione è sempre la stessa: portare alle Olimpiadi la squadra più forte e completa possibile.

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Cesare Butini, dt dell’Italnuoto

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