Addio commosso a Vincenzo Malagò
È stato anche vicepresidente della Roma. Il figlio Giovanni: «La sua una vita da raccontare»
Gli uomini che lasciano il segno sono quelli che affrontano la vita seguendo la bussola dei propri sogni, spargendo qua e là semi che poi altri vedranno germogliare. Vincenzo Malagò è morto a 90 anni, venerdì pomeriggio, lasciando questa importante eredità. E a qualcuno è sembrato che, nella mania di voler organizzare proprio tutto, avesse programmato persino il momento della dipartita. «Vorrei vivere almeno altri dieci anni di buona vita» aveva infatti confidato alla nipote Vittoria, nel giorno dell’80° compleanno. Ha avuto anche questa intuizione: sapere, in cuor suo, quando la corsa sarebbe finita. «La sua è stata una vita da ricordare» dice commosso il figlio Giovanni durante il funerale, ieri alla Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. Figlio, ancor prima che presidente del Coni, entrato in chiesa – la stessa che il 19 dicembre aveva salutato Mihajlovic – tenendo sotto braccio la mamma Livia. Dentro la Basilica almeno mille persone, tra cui i rappresentanti di Ferrari e Maserati e gli amici di famiglia Verdone, Gianni Letta, Fiorello e Cordero di Montezemolo.
VICINANZA. Tra gli aneddoti citati durante la messa, il presidente del Coni ha ricordato quando suo padre lasciò Roma per andare a vendere dei camion a Pistoia. Il motivo? «Mi disse “ho fatto uno studio, lì ci sono tante aziende che non sanno come trasportare le merci”. La sua favola, cominciata così, è diventata una meravigliosa realtà».
Vincenzo aveva l'istinto dell’imprenditore, ma anche la pazienza del grande dirigen
te. Lavorò nell'amata Roma per quarant’anni, fino a diventarne vicepresidente con Ciarrapico e gestendo in prima persona il delicato passaggio a Sensi e Mezzaroma. La società ha partecipato ai funerali con il capitano Lorenzo Pellegrini, il Ceo Berardi, Bruno Conti, il dirigente Vito Scala e una delegazione del settore giovanile. Tra i banchi anche Giannini e Totti, due tra i capitani più amati, insieme a un’altra bandiera come Nela. Tutti loro hanno sempre visto in Vincenzo Malagò una stella polare alla qua
le fare riferimento. Alle esequie hanno partecipato anche il ministro per lo Sport, Abodi, i vertici di Coni (Salis, Mornati) e Sport e Salute (Cozzoli e Nepi Molineris) e i rispettivi dipendenti, il presidente della Serie A, Casini, quello del Napoli, De Laurentiis, il numero uno del CIP, Pancalli, oltre ai presidenti delle federazioni, tra cui Gravina (calcio) e Petrucci (basket). A rappresentare il comune di Roma l’assessore Onorato. Anche il Ct Mancini ha partecipato alla funzione nascondendosi tra la folla. La sepoltura è avvenuta al cimitero di Prima Porta. «Accompagnavi una grandissima rettitudine morale all’ironia tipicamente romana – ha concluso Giovanni Malagò – quante battute faresti oggi papà. Grazie perché mi hai insegnato a sognare con coraggio».
In chiesa almeno mille volti dello sport, della politica e dello spettacolo