Corriere dello Sport

LAZIO INDIAVOLAT­A

È bagarre per il secondo posto: i biancocele­sti, sicuri di sé e spettacola­ri, agganciano Roma e Inter, a un punto dalla squadra di Pioli ormai in crisi profonda E il Napoli in vetta è sempre più solo Il Milan finisce schiacciat­o: in gol Milinkovic, Zaccag

- Di Fabrizio Patania ROMA

Lotito e Tare lo ascoltino e accettino l’ironia pungente di Sarri, brontolone e maestro di calcio. Una Lazio così bella forse non si era mai vista e pensate dove arriverebb­e con un altro paio di rinforzi dal mercato vero, non quello del formaggio a Figline Valdarno. Quattro gol e una lezione ai campioni d’Italia del Milan. Milinkovic, Zaccagni, Luis Alberto su rigore e Felipe Anderson hanno certificat­o la crisi profonda del Diavolo, terza sconfitta in sei partite del nuovo anno. Dopo il tracollo in Supercoppa a Riyad, Pioli è stato travolto anche all’Olimpico, lo stesso stadio in cui, nove mesi fa, si era cucito lo scudetto sul petto. Quel Milan è sparito, non esiste più. Almeno come spirito e classifica, ha già abdicato.

Il titolo non sembra contendibi­le. Il Napoli, in vetta con 50 punti, ha fatto il vuoto. La corsa Champions, invece, è apertissim­a. La Lazio ha agganciato Roma e Inter, portandosi a una sola lunghezza dai rossoneri. Prova di forza, di maturità e di classe dentro una notte da sogno. Ora si può dire: è tornato il Sarrismo, non a caso con il sigillo di Felipe, più trequartis­ta che falso nueve, l’uomo in più e autore del 4-0 a chiudere i conti di fronte al vecchio maestro Pioli. Non c’è mai stata partita.

ALLA GUARDIOLA. Senza Ciro, la Lazio ha speso tutta la classe di cui dispone da centrocamp­o in su, dentro l’idea di Sarri, per sbloccarla dopo quattro minuti. Il centravant­i? Lo spazio. Felipe è venuto incontro e ha aperto in modo geniale su Zaccagni. Milinkovic e Luis Alberto si sono fiondati in avanti. Era troppo distante Calabria. Tomori e Kalulu hanno visto arrivare di corsa i due fantasisti della Lazio. Tonali, sul cross di Zaccagni, era in ritardo. Luis Alberto ha inventato il velo, Milinkovic ha colpito di sinistro. Rapidità d’esecuzione, Tatarusanu forse avrebbe potuto fare qualcosa di meglio, ma non è Maignan e anche questo conta.

SPETTACOLO. La partenza ideale per Sarri, che aveva scelto di escludere Lazzari a beneficio di Marusic per alzare la guardia su Leao. Subito salita per Pioli, deciso ad accettare l’uno contro uno a tutto campo. Quest’anno non funziona, a maggior ragione se non hai più un trattore come Kessie e la stessa rabbia dell’anno scorso. Messias ha saltato una volta Hysaj, in un’altra occasione è riuscito a liberarsi il portoghese, ma Casale e Romagnoli avevano imbavaglia­to Giroud. Diaz non sopportava il dinamismo di Cataldi, Bennacer faticava davanti a Luis Alberto, Tonali era assorbito da Milinkovic.

Il Milan ha perso anche Tomori, finito ko. La Lazio, invece, ha preso confidenza, ha cominciato a palleggiar­e, non sbagliando mai i tempi per l’attacco alla profondità, i cambi di gioco o la gestione con il passaggio all’indietro per respirare. Felipe creava la superiorit­à. Pedro tagliava dentro al campo, Zaccagni stava facendo impazzire Calabria. O lo aspettava, proteggend­o palla e prendendo il fallo, o se ne andava con il cambio di marcia. Un divertimen­to assoluto come il gol del raddoppio, realizzato a capo di 17 passaggi di fila. Sembrava il vecchio Barcellona. «Mamma che bello» ha esclamato Sarri in panchina. L’azione si è chiusa con il passaggio filtrante di Pedro. Marusic, bevuto Dest, ha colpito il palo. Tap-in di Zaccagni per il 2-0. Kjaer, a un sospiro dall’intervallo, ha evitato il tris dell’esterno ex Verona, salito a quota 8 gol in campionato.

POKER. Scarsa la reazione del Milan. Bennacer su punizione, Leao ostacolato da Hysaj. Sono entrati Saelemaeke­rs, De Ketelaere e Origi. La Lazio stava rischiando poco e si stavano aprendo gli spazi per andare a chiuderla, com’è successo quando Felipe è partito in contropied­e e Kalulu ha steso Pedro. Luis Alberto, dagli undici metri, ha sdraiato il Diavolo. Una bambola totale. Rossoneri umiliati, senza più nerbo, a spasso dietro Zaccagni e Luis Alberto prima che Felipe, come un’anguilla, segnasse anche il quarto per la festa dell’Olimpico.

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ANSA, FOTONOTIZI­A Milinkovic segna ed esulta. A destra, Luis Alberto e Felipe Anderson
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GETTY IMAGES Calabria (sin.), 26 anni, e Zaccagni, 27
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