Corriere dello Sport

L’Empoli s’inventa l’impresa a km zero

Club e squadra entusiasti dopo il trionfo di San Siro Baldanzi-gol e Fazzini, due 2003 toscani, sono l’immagine del club

- Di Alberto Polverosi

Confessiam­o un sottile piacere (sottile mica tanto) nel raccontare le gesta di una piccola squadra, di un piccolo club e di una piccola città che va a sfidare una grande squadra, di un grande club e di una grande città e vince. Vince meritando, vince giocando, vince perché non ha paura. È la piccola/grande storia della vittoria dell’Empoli a San Siro contro l’Inter. Quando nel calcio (e non solo nel calcio) l’Idea sconfigge il Denaro è una consolazio­ne, significa che questo gioco conserva ancora qualcosa di bello, di unico e di rivoluzion­ario. Con la vittoria di lunedì sera, l’Empoli di Corsi e Zanetti ha chiuso il girone d’andata con 25 punti, nono posto in classifica, a -3 dall’Udinese che in questo momento è in zona-Europa (settima, in Conference League), a +2 dalla penalizzat­a Juventus, dal Bologna e dalla “cugina di città” Fiorentina dotata di un monte ingaggi decisament­e superiore.

L’INTUITO. Da sempre il club azzurro punta sui giovani, ma non solo sui giovani. La sua forza sta nelle scelte degli allenatori. È così dagli anni Settanta, gli anni di Silvano Bini. Se vogliamo trovare un inizio possiamo fissarlo con Enzo Riccomini e subito dopo Renzo Ulivieri in panchina, poi Guidolin, Gaetano Salvemini (il primo a portare la squadra in Serie A), Spalletti, Silvio Baldini (resta nella storia il suo 4-2-3-1), Sarri (il punto più alto sul piano dello spettacolo), Giampaolo, Andreazzol­i, Dionisi e ora Zanetti. Nessuno di questi ha fatto risultati senza preoccupar­si del gioco.

I RAGAZZINI. Ma c’è un altro allenatore che sta rendendo ricca la storia (e la cassa) dell’Empoli. Allena i ragazzi e ne tira fuori due/tre a stagione. È Antonio Buscè, ex ala dell’Empoli dal 2002 al 2009 e poi nella stagione 2011-12. Lavora nel settore giovanile dal 2013, oggi allena la Primavera, ha portato i ragazzini al titolo di campione d’Italia Under 16 nel 2019 e a quello Primavera nel 2021. Si può facilmente immaginare chi fossero i protagonis­ti di quelle vittorie, Tommasi Baldanzi e Jacopo Fazzini, tutt’e due toscani,

tutt’e due 2003, tutt’e due oggi già sul taccuino del ct Mancini. Baldanzi è uno dei due giocatori, insieme a Nicola Pozzi, ad aver segnato almeno 4 gol in Serie A prima di compiere 20 anni nella storia dell'Empoli, ma soprattutt­o è il terzo giocatore più giovane ad aver segnato almeno 4 gol in questa stagione nei primi 5 campionati d’Europa, dopo Moukoko (6) e Bellingham (4). È nato a Poggibonsi ma da bambino ha giocato nel Castelfior­entino (18 chilometri da Empoli) e a meno di 8 anni è arrivato in azzurro. Nella finale del campionato Under 16, l’Empoli mise sotto proprio l’Inter (dove giocava Gnonto) e Baldanzi segnò un gol decisivo: 4-3 il risultato finale. Segnò invece una doppietta nella finale del titolo Primavera contro l’Atalanta, dopo aver eliminato in semifinale l’Inter, il suo bersaglio preferito. Nel 5-3 finale mise la firma anche Asllani, che faceva parte di quel fantastico gruppo insieme al difensore centrale Viti, ceduto al Nizza per 15 milioni. Asllani, in campo lunedì sera contro la sua ex squadra, è stato pagato dall’Inter 14 milioni.

CHILOMETRO 0.

Anche Jacopo Fazzini è toscano, di Viareggio. L’Empoli lo ha preso dal Capezzano Pianore, una delle più belle realtà di calcio giovanile di tutta la regione. È arrivato da Under 15, è entrato nel gruppo di Buscé e ora fa parte di quello di Zanetti. Per farli crescere, per aiutare la loro maturazion­e, l’Empoli ha puntato su un altro ragazzino di 35 anni, Ciccio Caputo. Sembrava finito alla Samp. Quando però si è rimesso sulle spalle la maglia azzurra, quella che lo portò al suo record personale di gol (26 in B nel 201718 concluso con la promozione in A), è tornato il vero Caputo.

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ANSA Paolo Zanetti, 40 anni da giugno guida l’Empoli

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