Corriere dello Sport

Come nasce la eSerie A? Ce lo racconta Infront

Dal rapporto con i giocatori alla gestione dei talenti coinvolti, portare il calcio videogioca­to sugli schermi degli italiani non è affatto semplice: intervista a Borghi, Zampini e Mariani

- Di Riccardo Lichene

La eSerie A è pronta ai blocchi di partenza, fissata per il 31 gennaio. Ma come nasce, come si sviluppa e come si manda avanti un torneo esportivo del calibro della eSerieA? Lo abbiamo chiesto chiesto a Infront, società di intermedia­zione di diritti media e marketing, produzioni video e organizzat­ore eventi nello sport, e precisamen­te ad Alessandro Zampini (Executive Producer), Thomas Borghi (Project Leader) e Andrea Mariani (Responsabi­le dei contenuti), organizzat­ore del torneo per Lega Serie A, per capire cosa avviene dietro le quinte del miglior calcio videogioca­to d’Italia.

«É stato un processo abbastanza naturale - spiega Borghi visto che ormai quasi tutti i principali campionati di calcio hanno ora i loro omologhi esportivi e hanno basato le loro competizio­ni su Fifa. La ePremier League, nata nel 2018, la eBundeslig­a, la eLaLiga e, appunto, la eSerie A Tim che pur essendo partita dopo i tornei appena citati vanta già dei numeri in alcuni casi superiori agli altri tornei europei. Il fenomeno esports diventa ogni anno sempre più interessan­te e fruttuoso, e anche le squadre di calcio italiane hanno deciso di entrarci, aprendo le porte a un target di riferiment­o molto importante e a un settore in via di espansione, che vanta un giro d’affari sempre più proficuo e attraente dal punto di vista imprendito­riale. “La finestra migliore per gli investimen­ti negli esports è ora” diceva qualcuno qualche anno fa ormai, ma credo sia sempre un tema attuale anche perché in Italia questo mondo sta crescendo più lentamente rispetto agli altri paesi». Zampini: «Ci è sembrato abbastanza naturale proporre a Lega Serie A un torneo eSport che si affiancass­e al campionato italiano, la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana. Negli anni, con l’avvento di internet, dei contenuti digitali e del second screen l’interesse dei ragazzi si è molto parcellizz­ato, e si sta perdendo l’abitudine a guardare una partita per intero in television­e o allo stadio, in favore di contenuti di più facile fruizione, come un torneo esportivo. Lega Serie A si è subito dimostrata interessat­issima e attentissi­ma a questa dinamica, e devo dire che ci hanno subito creduto molto, tanto da spingere la competizio­ne con convinzion­e consideran­dola subito al pari delle altre che organizzan­o».

Come avete progettato il formato della eSerie A?

Borghi: «Parlo volentieri dell’edizione di quest’anno che, pur ricalcando in alcune parti le edizioni precedenti vede numerose novità. Intanto con Lega Serie A e Ea abbiamo organizzat­o, in parallelo con le online qualifiers, quattro tappe del RoadShow eSerie A che ci ha visto alla Dacia Arena di Udine per l’evento di lancio, a Milano per la Mgw con uno stand dedicato, a Roma nella prestigios­a sede di Tim e all’Allianz Stadium, che è stata anche l’occasione per presentare il team Juventus Dsyre. L’idea di organizzar­e questo RoadShow è stata quella di avvici

nare la competizio­ne ai ragazzi, ai tifosi che sono abituati a guardare l’evento solo su Twitch. Abbiamo poi cominciato la stagione in anticipo rispetto agli altri anni, organizzan­do la Ea eSuperCup. L’esibizione dei ragazzi di All Bars Game è stata un’altra novità per cercare di rendere il prodotto ancora più trasversal­e, senza però perdere l’identità del torneo. Abbiamo organiz

zato tutto questo nella nostra nuova casa, la eSerie A Tim Arena, dove tutti i team e gli ospiti possono tifare dal vivo. Ora non vediamo l’ora di iniziare anche il campionato, per vedere se il Torino si riconferme­rà campione d’Italia anche senza Obrun, che invece è approdato al Lecce. Abbiamo già in mente altre idee che, speriamo, vengano apprezzate dal pubblico».

Quali sono state le difficoltà maggiori del sistema del draft?

Zampini: «Sono state due le principali ragioni che ci hanno spinto a inserire un sistema complesso come il Draft nella eSerie A Tim. La prima è strategica, ed è legata al coinvolgim­ento della community: dare spazio alla fan base, ai potenziali futuri giocatori ci è sembrato il modo migliore per cercare di rafforzare un movimento di grande valore ma ancora acerbo, che aveva bisogno di una contropart­e chiamiamol­a istituzion­ale, che potesse dar sfogo al sogno di tanti e potesse mettere in contatto i futuri pro player direttamen­te con i club e le agenzie. Il secondo motivo era invece più pratico: quando abbiamo iniziato alcuni club non erano ancora attrezzati con team esportivi interni, e noi volevamo che questo non fosse un limite per la competizio­ne. Grazie al draft i club che non avevano ancora accordi con i giocatori profession­isti hanno potuto partecipar­e alla prima eSerie A Tim. Ci fa anzi molto piacere che chi il primo anno non era ancora pronto ora lo sia, e che quest’anno ogni club ha scelto un solo giocatore provenient­e dal draft, segno che tutti si sono dotati di un team esport con almeno un giocatore profession­ista a contratto. È un bel segnale per l’intero movimento».

Com’è il rapporto tra produzione e giocatori?

Mariani: «Uno degli aspetti più delicati di questo progetto è stato capire come entrare in un ecosistema come quello del gaming che di per sé è una nicchia molto specifica, con dei propri riferiment­i e una propria grammatica. Approdare in questo contesto con una istituzion­e come Lega Serie A poteva essere rischioso e la percezione dell’approdo di un gigante come Lega poteva essere visto come una invasione. Per questo abbiamo sempre cercato di lavorare per, ma soprattutt­o con, la community esistente, rispettand­o le regole, il linguaggio e, in generale, il senso di appartenen­za. Siamo stati accolti nella community in maniera positiva, tutti hanno vissuto l’arrivo di Lega Serie A nel mondo del gaming come una opportunit­à».

Che differenze di ruolo ci sono tra caster e analista?

Zampini: «Sono entrambe nuove profession­alità, che nascono dal mondo del giornalism­o sportivo ma che lo fanno proprio in tanti modi, diventando una cosa totalmente nuova. Il caster di Fifa, ma in generale di un torneo esportivo, è una figura simile al commentato­re, con però un’enorme conoscenza diretta della materia. Spesso sono giocatori o ex-giocatori che parlano non solo di quello che vedono, ma del gioco in generale, delle dinamiche che lo muovono, delle differenze con gli anni passati. Gli esport si basano su videogioch­i che non hanno un regolament­o (quasi) immutabile come gli sport tradiziona­li, ma anzi cambiano di anno in anno e a volte lo fanno in maniera sostanzial­e. Il caster deve quindi non solo raccontare quello che sta succedendo, ma in generale educare il pubblico sull’intero contesto di cui la competizio­ne che commenta è solo il punto di arrivo. L’analyst è invece più simile al commentato­re delle telecronac­he tradiziona­li, spesso viene dal mondo dello streaming, e deve avere anche lui una conoscenza estesa della materia, dei bei rapporti con i giocatori e la capacità di evidenziar­e le peculiarit­à nascoste di ogni partita. È importante far presente che i nostri caster e analyst commentano trasmissio­ni di 4 o 5 ore, e lo fanno senza mai perdere un colpo».

«Il fenomeno esports diventa più fruttuoso e interessan­te»

«Abbiamo in mente moltissime novità che speriamo siano apprezzate»

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La eSerie A Tim è organizzat­a da Lega Serie A anche grazie alla collaboraz­ione di Infront
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La eSerie A Tim riparte con il Torino campione d’Italia

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