L’AVVOCATO E BONIPERTI C’ERA UNA VOLTA LA JUVE
Dopo le pesanti sanzioni un tifoso avversario apre il quaderno dei rimpianti ricordando un’altra Signora
Egregio professor Italo, rilascio una sola considerazione, forse chi mi conosce si sorprenderà, ma la esprimo ugualmente. Non ho mai amato, lo sanno anche i sassi che continuo a calciare, la Juventus di Giovanni Agnelli e Giampiero Boniperti. Ma davanti a quelle che sono succedute, dal ’90 e dintorni, Maestro, devo chinare il capo, come diceva Bepin Viola, andare a centrocampo e togliermi il cappello. Ho “odiato” tra mille virgolette Boniperti il giorno dei 51 punti contro 50. Radix gli rispose per le rime, al solito motto: «Vincere è la sola cosa che conta», con «Meglio secondi che juventini...». Però… Ecco. La Juventus di Boniperti perdeva come Gimondi contro Merckx, entrambi a testa alta. Sull’asfalto. E nel ’76 il Toro vinse in arcobaleno come solo Felice a Barcellona, sul Cannibale, il 2 settembre 1973. Ecco perché, quel 22 maggio 1977, fu quasi bello arrivare secondi a 50 punti. Il Toro aveva dato tutto. Contro uno squadrone. Dentro e tra le carte.
Alviero Bartocci, Torino
PRIMA SUAREZ - Caro Cucci, la domanda più diffusa tra gli juventini è: perché solo la Juventus? Io direi invece: perché sempre la Juventus? L’impressione è che gli juventini pensino che tutti i Giudici siano interisti, milanisti o romanisti. Io credo che una Società che ha ideato il tentativo di truffa Suarez, oltre a tutto il resto, andrebbe condannata a prescindere.CaroCucci,sonoun 73enne,ferrareselettoredi“Stadio” e “Il Resto del Carlino”, tifoso della Spal e giocatore di calcio dall’età di 6 anni ai 41 come veterano. La ringrazio per l’ospitalità e per l’uso frequente del dialetto che mi ricorda casa.
M.M. hotmail.it
TROPPI SOLDI - Caro Italo, non avrei mai creduto di arrivare a direchesonostufodiquestocalcio ma non ne posso più. Calciopoli non ci ha insegnato nulla. La Juventus è sempre la testa del serpente e ora che è stata mozzata, tutti crederanno che il problema sia risolto. Penalizzati di 15 punti che fra un paio di mesi saranno la metà se non addirittura recuperati. Di solito l’amore, come il malaffare, si fa con una o più persone e chissà che cosa ci sarà sotto tutto questo. Sta di fatto che lo sportivo vero, quello che ci tiene veramente, si stufa di seguire partite e classifiche falsate da eventi esterni. Non credo che la FIGC riuscirà a fare una pulizia all’interno del calcio come la politica non farà mai il vero interesse degli Italiani. Troppi interessi, troppi soldi e troppo malaffare. Io mi sono stufato.
Paolo Bonamigo, ex amante del calcio yahoo.it
ASFALTO VIOLA - Caro Cucci, il Suo giornale ha titolato “Juve asfaltata”, non mi sembra, anzi direi agevolata creando un cattivo precedente. La Fiorentina per molto meno la mandarono in C2. La giustizia non è uguale per tutti. Un caro saluto e a rileggerla tutte le mattine.
Paolo Carboni Firenze,
gmail.com
LA ZEBRA AL LARDO -
Gentilissimo Italo Cucci, tanto va la… zebra al lardo che ci lascia lozampino,laprotezioneanimali dovrebbe chiedere i danni d’immagine e morali per lo sputtanamentodiunbellissimoesemplare. A questo punto mi domando: è Luciano Moggi che gli ha fatto scuola o è la stessa Juve che ha indotto Moggi a peccare? Perché dopo Moggi non mi pare sia arrivata una dirigenza di Santi. Riccardo Ducci, Rimini gmail.com
Se è vero che il destino bizzarro mi ha fatto mandare in libreria proprio nei giorni dello scandalo un libro sui cent’anni della Juve degli Agnelli, è come minimo imbarazzante celebrare i vent’an
ni dell’addio di Gianni Agnelli con la condanna inflitta alla Signora per peccati indegni di un club aristocratico come voleva l’Avvocato. La biografia del Signor Fiat è molto discussa in ambito imprenditoriale, economico, personale e addirittura intimo, indiscutibile sul fronte sportivo: la Juventus era il suo vero grande amore e voleva godersela - a volte pur soffrendo - da vero tifoso, lasciando che altri la conducessero con competenza e saggezza. Ecco perché la lunga stagione di Boniperti e dei suoi collaboratori non lo ha mai deluso. Neanche quando Giampiero, pur conoscendolo benissimo, preferiva portare a Torino Platini, strappandolo all’Inter, e non Maradona, il Pibe de Oro che sembrava nato per far innamorare Napoli. Il peggio - come Calciopoli - è venuto tutto dopo. Quando per eccesso d’amore l’Avvocato e Boniperti hanno dovuto consegnare la Juve a Umberto. Il Dottore era un uomo di qualità che per aggiustare le finanze del club rinunciò al suo storico stile. Dirigevo questo giornale quando mi disse che cosa aveva in mente di fare. Con nomi e cognomi. Lo sconsigliai. Mi disse: «Voglio dare un segnale». Lo ha dato. È diventato quasi subito un segnale d’allarme .