NON RESTA CHEL’INTER
Il Napoli vola via, ma Inzaghi non si arrende e resta a -13 Milan sempre più in crisi, in pericolo la zona Champions Derby a senso unico, è ancora Lautaro a risolvere di testa dopo la mezz’ora. Tatarusanu evita il peggio Pioli tiene fuori Leao per 55’: sc
Solo Inzaghi nella scia di Spalletti. Meno 13, lo spiraglio scudetto resta virtuale, ma testimonia i reali valori del campionato e segna il tramonto dei campioni d’Italia uscenti. Il Milan non esiste più, sopraffatto dalla crisi. L’effetto Qatar ha moltiplicato l’Inter. Un gol di Lautaro ha risolto il derby di campionato dopo il 3-0 di Riyad. Settima prodezza da gennaio dell’argentino, promosso capitano nella notte in cui Skriniar, promesso al Psg, si è riconciliato con San Siro. È come se il Toro non avvertisse le fatiche di Doha.
Giroud e Theo Hernandez, due fantasmi, rappresentano l’immagine del Diavolo senza anima e identità, ma sarebbe un errore identificare solo nel Mondiale e nei due francesi la radice del crollo rossonero. Quarta sconfitta consecutiva. Il rischio di restare fuori dalla zona Champions ora è concreto. Questa volta Pioli non è stato travolto, non ha preso quattro o cinque gol, ma si è visto poco, pochissimo Milan. Zero occasioni, il primo tiro dopo 58 minuti. Una partita orrenda. L’Inter si è confermata, mancando solo il gol per chiuderla in anticipo. Vittoria pesante, piena di significati. Maturità, concretezza, attenzione in fase difensiva.
TUTTI DIETRO. Un dato riassume ancora meglio la rinuncia del Milan a giocare il primo tempo: solo un tocco nell’area dell’Inter in 45 minuti. Atteggiamento, non solo modulo. Paura generata dai 18 gol incassati in 7 partite nel 2023, ben 12 nelle ultime 3. Se il problema erano le distanze, il campo aperto e lo spazio enorme concesso al Sassuolo, alla Lazio e nel derby di Riyad, Pioli ha tentato di risolverlo producendo l’effetto contrario. Il Milan ha pensato a difendersi e basta, non ha mai superato la linea di centrocampo. Leao in panchina, Origi in versione stopper per contrastare (senza riuscirci) Calhanoglu. Gabbia, un difensore in più, accanto a Kalulu e Kjaer. Krunic vertice basso, lasciando Tonali nella zona di Barella e Messias a incrociare Mkhitaryan. Calabria e Theo restavano a guardia, senza salire e ribaltare l’azione. Linea difensiva a cinque. Così i rossoneri si sono schiacciati ai limiti della propria area, in posizione passiva. Non poteva funzionare.
COBRA. Giocava solo l’Inter, ha preso subito il controllo e non l’ha più mollato. Divario testimoniato dalle cifre: 74% di possesso palla, 9 tiri, 5 angoli, 21 cross, 16 tocchi nell’area rossonera all’intervallo. Tatarusanu, questa volta, ha provato a sostenere Pioli, respingendo dopo sei minuti la botta ravvicinata di Lautaro. Ancora
il Toro, di testa e in avvitamento, è andato vicino al gol raccogliendo il cross di Skriniar. Barella, Mkhitaryan e Calhanoglu erano più rapidi e vivaci di pensiero e di palleggio. Darmian spingeva. Dimarco ci ha provato anche dalla bandierina e superata la mezz’ora è arrivato il gol dell’argentino. Il morso di un cobra per la scaltrezza con cui si è sfilato dalla marcatura di Kjaer e la cattiveria con cui ha colpito di testa, raccogliendo l’angolo tagliatissimo di Calhanoglu.
BIG ROM. Pioli nella ripresa è partito con Diaz per Messias e quasi subito ha inserito Saelemaekers e Leao togliendo Calabria e Origi, ristabilendo il doppio mediano davanti alla difesa (3-4-2-1). Un segnale di coraggio lo ha trasmesso e il Milan finalmente s’è affacciato in avanti, alzando il ba
ricentro. Colpo di testa di Giroud, punizione di Theo. L’anima, le scosse di Tonali (unico salvabile) hanno rianimato il Diavolo. L’Inter stava arretrando. La modalità gestione non bastava. Come se il risultato in bilico e il rischio di poter pareggiare un derby senza storia, anzi dominato, stesse producendo insicurezza. Solo un attimo. Simone, con un triplo cambio di lusso, ha saccheggiato la panchina. Dentro Lukaku, Gosens e il recuperato Brozovic. Forze fresche per riassestarsi e mordere a caccia del secondo gol, annullato a Lautaro per fuorigioco e mancato per un soffio da Big Rom. La palla lunga per il belga, in crescita esponenziale, è stata la chiave giusta per respirare negli ultimi, palpitanti, minuti. Se Inzaghi lo avesse avuto da inizio campionato...