GEMELLI SCUDETTO Osimhen: «Se volo è merito del Napoli»
«Miglioro giorno dopo giorno e per questo ringrazio il gruppo e Spalletti. Ottima vittoria: adesso restiamo concentrati»
Lo chiameremo VO9 e quello non è uno stacco di testa, è un terzo tempo o è un Alley-oop: ci sono due metri e cinquantotto centimetri di buoni motivi per starsene con il naso all’insù e tentare di capire cosa girasse in quella testa - sotto al casco biondo - nel momento in cui il pallone è schizzato tra le nuvole. E poi si potrà vanamente indagare per comprendere se sia stata la natura assai scugnizza o quel senso di spregiudicatezza oppure l’atletismo a spingere Victor Osimhen al di là delle mani di Dragowski, di quell’uscita a vuoto improvvisamente riempita d’un capolavoro che sfida le leggi della fisica.
AL FIANCO DEI MITI.
E poi fosse solo quella, cioè l’ennesima prodezza che sta lì, come un’opera d’arte al MoMa, la stella che illumina d’immenso: quando Victor Osimhen è atterrato tra gli umani, e ha fatto la cosa più semplice che gli stava suggerendo Kvartskhelia, il suo vissuto s’è gonfiato meravigliosamente, l’ha sistemato sempre più solidamente sul trono già suo, l’ha affiancato ai miti del passato - a Vinicio, a Cavani, a Higuain - a chi prima di lui era stato capace di segnarne sedici in appena ventuno partite di campionato e fa niente se ne abbia dovuto saltare quattro, perché la dea con lui è bendata davvero. «Ma abbiamo conquistato altri tre punti e sono molto contento delle mie due reti, Affrontavamo un’avversaria solida e cattiva, siamo stati bravi. E per quanto mi riguarda, posso soltanto ringraziare i miei compagni e Spalletti per tutto quello che fanno per me. Mi permettono di migliorare giorno dopo giorno». E per ricambiare, Osimhen stavolta ha scelto altre strade, pure queste indirizzate verso lo scudetto. «Abbiamo buone chance, ma .... »
DOVE SEI ARRIVATO?
Dov’è arrivato, con quello stacco regale che alla fine ha spinto Di Lorenzo a divertirsi sui social («Kvara, dì a Osi di scendere, dobbiamo esultare»), è scritto ormai nei libri di storia del calcio, nei quali VO9 ha scelto di accedere per affiancare i giganti di questo calcio che si sta prendendo a modo suo e che ormai lo sistema semplicemente alle spalle di Halland, che ne ha fatti venticinque, nove in più. Ma questi sono persino stucchevoli dettagli statistici, perché ormai ha scelto - e da un bel po’ cosa fare da Grande nella sua vita da bomber: i gol si contano, volendo si pesano, adesso si misurano anche in altezza, perché il codice di Osimhen non ha infrastrutture, non ha più neanche limiti.
IL METODO.
«Adesso è importante prepararsi per la prossima gara e dobbiamo rimanere concentrati sulla Serie A perché questo è un campionato molto difficile». E però sembra prenotato, anche se certe cose conviene pensarle ma non dirle, neanche a bassa voce: «Alla fine vedremo. Abbiamo una bella possibilità di vincerlo ma dobbiamo ragionare di partita in partita, senza spingersi troppo in là con i pensieri». Ma con la testa sì, andandosene a due metri e cinquantotto centimetri sotto al cielo. L'uomo dei sogni vola alto.
«Abbiamo una bella chance di vincere lo scudetto»