Corriere dello Sport

Razzismo e vergogna al Picco

Discrimina­zione territoria­le però nei cori c’è molto di più Insulti ai morti (Maradona) inviti a morire (ai napoletani): neppure una voce discordant­e

- Di Antonio Giordano INVIATO A LA SPEZIA

Qual è il futuro di questa generazion­e senz’anima, né cuore, persa dentro le piaghe d’un razzismo che s’avverte per un’ora e mezza e che spinge a starsene addolorati, dinnanzi alla brutalità del tempo? E se il calcio è la foto, semmai sporca, della società, o se l’accoglie in quegli stadi che, come il «Picco», fingono di niente, il destino è avvolto terribilme­nte in nube tossica, dalla quale provare a evadere. Però Spezia-Napoli non è solo calcio, è lo specchio di quest’epoca brulla e arida, infettata dal germe d’una violenza verbale che s’avverte senza soluzione di continuità, è un Vesuvio che viene invocato, è un popolo invitato a usare il sapone, è un coro inquietant­e, volgare e infamante, che insulta la memoria di Maradona, è un frasario colorito (?) nei confronti di Luciano Spalletti, è uno tsunami per le coscienze limpide, sufficient­emente civili che a un certo vorrebbero si sgonfiasse il pallone e si mettesse fine a quello scempio, si decidesse qualcosa, anche la più estrema. È una vergogna.

L’INDIFFEREN­ZA.

E invece il calcio ha scelto di voltarsi, certe scene rientrano nelle discrimina­zione territoria­li, ma Spezia-Napoli va ben oltre per 93', dà libero sfogo al branco e dunque s’arrende ai propri codici di comportame­nto, a quel vocabolari­o che diventa fetida colonna sonora quando la curva Ferrovia celebra con un coro macabro la scomparsa di Diego. «Oh mama, mama, mama, oh mama, mama, sai perché mi batte il corazon? È morto Maradona, è morto Maradona, oh, mama, innamorato sono». È un altro pomeriggio perduto dentro un calcio (solo il calcio?) malato, si accavallan­o le ingiurie, si aspetta che «il Vesuvio erutti», non ci sono limiti all’indecenza, non c’è un fischio - uno solo - che alimenti un dissenso di massa di fronte a uno spettacolo che è inaccettab­ile dal primo istante all’ultimo battito di ciglia, c’è una partita che va avanti, così, sino alla prossima nota stonata che eleva Spezia-Napoli al poster dell’inadeguate­zza non sempliceme­nte

di questo mondo rinchiuso in un pallone. Ma il football è un attimo, perché poi ci sarebbe la sensibilit­à umana, la buona educazione, un rispetto dell’etica che invece va in frantumi, almeno sino alla prossima partita, quando nell’assembrame­nto delle curve ognuno penserà

di essere autorizzat­o a fare scempio mica solo di sé ma pure degli altri, e standosene nella propria zona franca continuerà a inveire, a oltraggiar­e, a demolire i principi sacri della civiltà. Ci si scandalizz­erà per un attimo - un giorno, mica di più - e si resterà aggrappati probabilme­nte alla retorica di facciata, mentre intanto sta germoglian­do una società senza valori che il calcio, in questa maledetta irripetibi­le occasione, ha invece il dovere di cambiare. Anche fuori dagli stadi.

Nel repertorio della curva Ferrovia una fetida colonna sonora

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GETTY André Zambo Anguissa, 27 anni, è al Napoli dal 2021

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