Corriere dello Sport

JUVE A 59 PUNTI. PER ORA Palla alla CFA: dovrà riformular­e il -15

Confermate le squalifich­e ad Agnelli, Paratici, Arrivabene e Cherubini C’è il rischio di una nuova penalizzaz­ione, per la Juve difesa a oltranza

- Di Giorgio Marota

Nedved e gli altri tornano in giudizio «Servono nuove motivazion­i»

Il Collegio di Garanzia dello Sport accoglie le indicazion­i della Procura Generale: penalizzaz­ione da rifare E nell’attesa i bianconeri salgono al terzo posto

Esistono i fatti e poi gli scenari. I primi, nudi e crudi, dicono che la Juventus scenderà in campo domenica sera contro il Napoli da terza in classifica, avendo scavalcato in un colpo solo Atalanta, Inter, Milan e Roma. I 15 punti sono tornati, ma come l’annullamen­to del Collegio di Garanzia dello Sport è «con rinvio» e questa sentenza somiglia a un gol segnato con il dubbio di essere in fuorigioco: vorresti esultare, dire «ce l’ho fatta!», ma aspetti perché l’intervento del Var è dietro l’angolo. La moviola in questo caso si chiama Corte federale d’Appello, nuovamente chiamata in causa (per la terza volta!) sulla questione plusvalenz­e.

E TRE. La prima volta la CFA ha assolto tutti perché non esiste un parametro di riferiment­o per definire “fittizia” un’operazione di mercato; nel secondo caso (revocando la sentenza di 7 mesi prima) ha dato la stangata del -15 poiché le intercetta­zioni «con valore confessori­o», il «libro nero di FP» e gli altri elementi dell’inchiesta Prisma della procura di Torino avrebbero configurat­o la presenza di «un sistema volto ad aggirare le regole e la lealtà sportiva». La Juve, viceversa, ha sempre lamentato di essere stata condannata per un mix di norme («un unicum giuridico» sostiene la difesa) e per un illecito non previsto dal regolament­o.

Nella terza udienza, che dovrebbe tenersi entro la fine del campionato, si partirà da un presuppost­o: Agnelli, Arrivabene, Paratici e Cherubini, quattro dirigenti apicali, sono stati condannati in via definitiva per la giustizia sportiva, avendo il Collegio rigettato ieri il loro ricorso: 2 anni per l’ex presidente e per l’ex ad, 2 anni e mezzo per l’ex diesse (ora al Tottenham, chissà per quanto) e 1 anno e 4 mesi per Cherubini. Non è un fatto di poco conto, ma il collegamen­to tra queste condanne e una penalizzaz­ione in classifica non è automatico giuridicam­ente parlando. La violazione dell’art. 4.1 comporta una serie di sanzioni che partono con l’ammenda, e la Juve sostenendo di essere innocente tenterà di uscirne con una multa. Ieri la giuria “a sezioni unite” presieduta da Gabriella Palmieri Sandulli, rinviando la palla di nuovo nel campo del giudice di secondo grado («in diversa composizio­ne» viene specificat­o) con una giocata “in punta di diritto” ha comunque offerto alla Corte tutti gli strumenti per giudicare ancora negativame­nte l’operato della Juve, senza però prendersi la responsabi­lità di annullare totalmente la sentenza del 20 gennaio (come chiedeva la Vecchia Signora) o viceversa confermand­o il -15. L’impianto accusatori­o del procurator­e Figc Chiné ha retto e quattro dirigenti di primissimo piano sono stati ritenuti colpevoli senza possibilit­à di ulteriore appello. Nella sentenza di ieri, arrivata a 24 ore dall’udienza di mercoledì al Salone

d’Onore del Coni, il Collegio non ha detto alla CFA “avete sbagliato a dare 15 punti di penalizzaz­ione” bensì “la sentenza va motivata meglio di come è stato fatto perché ha delle lacune”, in particolar­e nel collegare gli illeciti contestati alle responsabi­lità dei singoli dirigenti. E non è una sfumatura linguistic­a. Non è stata comunque una decisione facile: per trovare un accordo la camera di consiglio si è riunita tre volte, con discussion­i accese.

RINVIO. Il nodo della sentenza è proprio qui: «Rinviamo alla Corte d’Appello perché rinnovi la sua valutazion­e, in particolar­e, in ordine alla determinaz­ione dell’apporto causale dei singoli amministra­tori, fornendone adeguata motivazion­e e traendone le eventuali conseguenz­e anche in ordine alla sanzione irrogata a carico della Juve». Non a caso, il vicepresid­ente Nedved (che non è tra i protagonis­ti delle intercetta­zioni) e gli altri componenti del consiglio d’amministra­zione (Vellano, Garimberti, Grazioli Venier e Hughes) torneranno in giudizio pure loro assieme alla società e possono ancora essere riabilitat­i dopo gli 8 mesi di inibizione a testa inflitti dalla Corte. La loro eventuale innocenza potrebbe certamente aiutare la difesa bianconera.

RICORSO. Il ricorso strutturat­o in 99 pagine e in 9 punti, di fatto, ne esce depotenzia­to: la revocazion­e è stata giudicata ammissibil­e, il “thema decindendu­m” non è stato considerat­o violato (e dunque la base resta l’art. 4.1, «lealtà, probità e correttezz­a», il caposaldo dell’ordinament­o), il materiale probaborio sembra reggere e non vi sarebbe stato alcun vizio procedural­e. Di sicuro, invece, resta in discussion­e il motivo n. 7 del reclamo: Chiné aveva chiesto 9 punti di penalizzaz­ione durante la requisitor­ia del 20 gennaio, perché la Corte presieduta da Mario Luigi Torsello ne ha inflitti 15? I giudici rispondere­bbero che si sono sentiti «scandalizz­ati» per ciò che avevano trovato nelle 14 mila pagine dell’inchiesta Prisma, ma per il Collegio di Garanzia mancano dei passaggi e i legali - su tutti l’avvocato Bel

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