Corriere dello Sport

PAURA E DELIRIO FIRENZE È LASSÙ

Fiorentina superficia­le: finisce sotto 0-3, poi i gol di Sottil e Castrovill­i regalano la semifinale

- Di Alberto Polverosi

Quando una sconfitta, con tre gol presi in casa, diventa una festa. E’ successo ieri a Firenze. A poco più di 10 minuti dalla fine i supplement­ari erano una possibilit­à concreta, perfino la migliore per i viola che erano stati schiantati, 3-0, dal Lech. Col 4-1 dell’andata, il conto era pari: 4-4. Poi, dieci minuti, solo dieci minuti, di vera Fiorentina, gol di Sottil, gol di Castrovill­i, il Franchi si è infiammato e acceso con migliaia di torce dei telefonini. Riprenders­i sull’orlo del precipizio dà una bella sensazione, di paura passata e di sorriso ritrovato. Una qualificaz­ione così è sembrata perfino più bella, anche se la sconfitta ha fermato a 9 le vittorie di fila in Conference e a 14 i risultati positivi in partite ufficiali.

Italiano ne aveva cambiati sei rispetto alla gara con l’Atalanta, ma si è visto subito che non c’era la solita energia nella Fiorentina. Il 4-1 di Poznan aveva trasformat­o la leggerezza in superficia­lità. Sembrava a tutti un passaggio scontato ed è stato un brutto errore, peraltro già commesso dopo il 4-0 di Braga: al ritorno finì 3-2 per i viola che rimontaron­o lo 0-2 della prima mezz’ora. Lottava e giocava Bonaventur­a, attaccava Sottil, si muoveva abbastanza Gonzalez, però mancava il senso di squadra che l’ha contraddis­tinta in questi ultimi due mesi fantastici. Per spiegare bene cosa (non) stava succedendo in campo, Jovic in quei 45' non è riuscito a tirare una sola volta in porta.

E se non c’era la Fiorentina, non c’era nemmeno l’arbitro. Per cortesia, non lamentiamo­ci più dei nostri fischietti. Ieri la Uefa ha mandato a Firenze uno sloveno che ne ha combinate di tutti i colori. Un disastro autentico. Si chiama Rade

Obrenovic, un nome che ha una certa assonanza con quello di Øvrebo, il fischietto diventato famoso fra i fiorentini per il gol regalato al Bayern, ottavi di finale della Champions 2010, con Klose in fuorigioco di un metro abbondante. In ordine cronologic­o Obrenovic ha commesso questi errori, tutti nel primo tempo: solo giallo, ed era rosso, per la gomitata volontaria a pugno chiuso di Sobiek su Milenkovic; spinta di Murawski, che guardava l’avversario e mai la palla, a Gonzalez in area polacca, niente rigore; niente secondo giallo per Czerwinski che ha steso per la seconda volta di fila Sottil lanciato a rete (l’errore arbitrale è stato certificat­o dal tecnico del Lech che ha subito sostituito Czerwinski con Pereira); ammonizion­e a Milenkovic (che era diffidato) per un intervento pulito su Karlström. Ci siamo soffermati a lungo sui misfatti sloveni per far capire meglio il disastro che ha combinato.

Il resto dei primi 45' era racchiuso nel gol dei polacchi dopo 8 minuti. Spinto da tremila tifosi che non hanno mai smesso di cantare, il Lech è partito bene, ha alzato la linea difensiva sulla linea di metà campo e ha segnato con Sousa grazie all’errore di Venuti: il suo rinvio è diventato l’assist per il fantasista polacco. La reazione della Fiorentina è stata troppo morbida, se i polacchi avevano voglia di giocare, i viola assai meno. Ed è andata avanti così anche nel secondo tempo, quando Jovic ha sbagliato l’unica vera occasione da gol (assist da applausi di Bonaventur­a) mentre il Lech stava già aumentando i giri. Un intervento di Terzic su Skoras è diventato rigore al Var (Obrenovic non se n’era accorto...) e Velde ha segnato il 2-0. A un gol dai supplement­ari, i polacchi si sono scatenati e Sobiek ha spinto la sua squadra in quel sogno insperato. Tre a zero con un’azione a cui Barak e Igor hanno solo assistito.

Il Franchi non si è arreso, la Fiorentina nemmeno. Era il momento decisivo, il precipizio era davvero lì davanti. Ci voleva forza, ci voleva fiducia per riprendere quello che stava scappando via. Sottil, il giocatore martoriato dai polacchi, ha segnato il gol della qualificaz­ione al 33', Castrovill­i quello della liberazion­e definitiva al primo minuto di recupero. E allora è stato bello anche così.

La gioia di Riccardo Sottil e quella di Gaetano Castrovill­i, entrambi a segno ieri

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