Corriere dello Sport

«NAPOLI DA UR

Da Klopp a Guardiola fino a Capello, tutti d’accordo «La squadra di Spalletti favolosa in Champions» Pep va anche oltre: «Quel rigore poteva essere dato»

- Di Antonio Giordano

Fabio Capello, Per Guardiola e Jurgen Klopp non si sono messi d’accordo, hanno detto - in tempi diversi - tutto ciò che pensano del Napoli e poi hanno scoperto d’essere eleganteme­nte allineati sotto quel fascio di luce che ne illuminava i volti. Il calcio, il loro, ha riempito epoche distanti; e adesso, dallo scanno della tivvù o da panchine lontane, c’è un football ch’è gli è piaciuto e tanto, che va al di là del campo, che porta in sé qualcosa di nuovo, certo d’ardito. Si fa in fretta a sistemare l’eliminazio­ne ai quarti dentro enormi brontolii di pancia oppure aggrappand­osi alla sconfitta di San Siro o al pareggio del Maradona, ma chi ha sensibilit­à ed esperienza, chi ha vissuto e rimane in questo mondo e lo scruta con gli occhi della competenza, chi può afferrare non sempliceme­nte a pelle ma con l’anima 7 settembre 2022 Napoli-Liverpool 4-1 (nella foto Zielinski) cosa si nasconda dietro un anno del genere, lo scudetto opzionato e una Champions regale, separa il grano dal loglio. E sarà per questo e per altro ancora che a caldo, mentre “l’inconsolab­ile” Spalletti stava facendo il giro delle tv e dunque del mondo, Fabio Capello, gentleman a prescinder­e, ha abbandonat­o il formalismo del post-partita, quello che costringe a dare uno sguardo al giudizio estremo e definitivo di una sfida, e da allenatore che ne ha viste ha abbattuto la frontiera della retorica del risultatis­ti: «Luciano ha fatto un capolavoro. Aver fatto sentire invincibil­e una squadra che era solamente forte e che aveva pure ceduto diversi leader durante il mercato. Capisco la delusione, pensava di andare avanti ma nello scontro diretto ha avuto anche sfortuna e il suo cammino rimane bellissimo». Poi ci sta che il primo derby d’Italia stagionale vada all’incontrari­o rispetto alla classifica del campionato, e mandi al secondo, quello della semifinale, il Milan, tra dettagli e episodi che restano lì, come ombre: ma vale tutto, pure il passato (recente) e Capello se lo porta appresso come Guardiola, che non potrà sorridere dinnanzi ad un caffè turco con Spalletti: «Quando giochi

Simeone (27 anni) esulta dopo aver segnato il 3-0 con il Liverpool questa competizio­ne come ha fatto il Napoli in tutta la stagione, in modo davvero magnifico, e sei tanto avanti in campionato rispetto al Milan, la gente crede che in Champions sia la stessa cosa. Ma il Milan ha tanta storia che fa parte di questo torneo. In sfide del genere, 1-0 a Milano e 1-1 a Napoli con un rigore che poteva essere dato, ci sono margini talmente ristretti che poi fanno la differenza. Adesso si deve dire che il Napoli è una brutta squadra perché è fuori dalla Champions? No, perché io li ho visti e sono rimasto impression­ato per come hanno giocato. Sono sicuro che l’anno prossimo il Napoli sarà di nuovo in Champions, perché vincerà il campionato, e ci riproverà». Perché adesso, di questi sette mesi, 12 ottobre 2022 Napoli-Ajax 4-2 (nella foto Kvara) delle dieci partite internazio­nali, non si butta via nulla, né l’acqua e né il bambino, e magari, senza darlo a vedere, si conserva pure ciò che disse Klopp, a proposito di maestri: «Io amo il calcio ed è bellissimo quello che mostrato il Napoli». Mica sempliceme­nte statistich­e ad uso e consumo dell’arida analisi, ma lo spettacolo d’esportazio­ne alla Cruijff Arena, le quattro reti al suo Liverpool, l’esibizione da applausi a Francofort­e, una plasticità nei gesti, nelle movenze, da opera d’arte che quel visionario della panchina ha attrezzato nel suo biennio.

Per ora, standosene un po’ da solo, se ne è andato a Pompei, visita già “prenotata ‘a voce d’e creature”, i bimbi ai quali don Luigi Merola dedica se stesso ed ai quali Spalletti ha pensato nel momento in cui gli venne consegnato il premio Bearzot: una fase intimistic­a, squarciata dalla gioia dei centocinqu­anta fanciulli che lo hanno accolto sul campo di calcetto, dopo che l’allenatore ha visitato l’impianto e le sale.

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C’è stato un calcio, quello del Napoli, che ha scalato l’audience, ha strappato lo stupore ed ha scalato le classifich­e, fino a sistemarsi al diciannove­simo posto del ranking Uefa, che a pensarci bene rappresent­a la rivoluzion­e tout court, perché a settembre 2004 non erano rimaste che macerie e invece tra un anno sarà ancora di nuovo Champions, e magari sarà pure altro tra un po’, tre giornate o sei, cosa volete che conti, rispetto alla «felicità infinita» che Spalletti e il Napoli si regalerann­o!? Arrivò e dovette farsi largo tra la delusione, lo sconforto, l’amarezza e il “dramma” per le due qualificaz­ioni in Champions perdute: sono trascorsi appena 652 giorni dall’insediamen­to: questa è tutta un’altra vita, sa di tutto proprio dove prima sapeva (quasi) di niente.

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