Corriere dello Sport

Toscana leader Solo una regione vola a Istanbul

- Di Giorgio Coluccia

Sergniho nell’intervallo non entra. Lo farà solo nei minuti finali. Sulla panchina del Milan siede un altro hombre vertical. Lo zero a zero in casa del Milan è il peggiore dei migliori risultati possibili per l’Inter. E con questo turbamento Cuper prepara la gara di ritorno. La città e l’intera Italia calcistica attendono. Nell’altra semifinale la Juventus si avvia a sfruttare la lieve sconfitta subita per 2-1 contro il Real Madrid al Bernabeu.

Incontrare la Juventus con arbitri Uefa era la grande ambizione di tutti, ma il clima appassisce prima della gara di ritorno. Tanto

che stavolta la pozione magica non è presa in consideraz­ione dalla squadra. Nessuna unzione e nemmeno io, nonostante le raccomanda­zioni di Moratti, insisto troppo. Io non credo alle maledizion­i. Ma, tant’è, maledizion­e fu. Segna Shevchenko. L’Inter schiera in avanti Crespo e Recoba, poco incisivi, la squadra cambia volto in ritardo con Martins che pareggia a sei minuti dalla fine. Non basta. Tutti dalla panchina in piedi alziamo le braccia verso i tifosi interisti. Imploriamo che continuino a spingere e urlare. Lo fa anche Cuper. Mai era accaduto prima. E poi Kallon, anche lui entrato a posto dei titolari, si trova a tu per tu con Abbiati a cinque metri dalla porta. Il colosso milanista blocca in basso il tiro e strozza le nostre urla. Avevamo creduto fino in fondo di poter sconfigger­e la maledizion­e.

Tutta l’Europa che conta in poco più di cento chilometri. Succede in Emilia-Romagna e il tragitto è breve: da Piacenza a Reggiolo passando per Parma. Il monopolio delle semifinali di Champions League parte da qui, non era mai successo che nella competizio­ne continenta­le più importante tre allenatori su quattro arrivasser­o da una sola regione. Nell’edizione 2019-2020 la Baviera si era fermata a due con i tedeschi Tuchel e Nagelsmann, nati a poco meno di cinquanta chilometri di distanza, e Flick a completare il terzetto teutonico sulla strada verso il trofeo più ambito. Stavolta con Simone Inzaghi (classe 1976), Stefano Pioli (1965) e Carlo Ancelotti (1959) c’è l’opportunit­à concreta che la finale di Istanbul possa essere tutta emiliana, dando l’ennesimo valore aggiunto alla campagna europea delle squadre italiane in questa stagione.

L’unico vero ostacolo è il Manchester City, anche se il governator­e dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, sui social ha scherzato per celebrare il primato della propria regione: «Siamo sicuri che Pep Guardiola non abbia origini emiliano-romagnole?».

Ovviamente per trovare il massimo esperto in materia sul trofeo bisogna andare a Reggiolo, da dove Ancelotti è partito all’assalto delle quattro Champions in bacheca (2003 e 2007 con il Milan, 2014 e 2022 con il Real Madrid), un traguardo che non avrebbe nemmeno immaginato quando ha cominciato ad allenare, con la Reggiana, nel lontano 1995. L’anno dopo andò a Parma, la città del rossonero Stefano Pioli, che in un curioso passaggio di testimone nell’annata 2008-2009 ha allenato a Piacenza, città natale del nerazzurro Simone Inzaghi, cresciuto poi a San Nicolò a Trebbia. Per gli ultimi due tecnici si tratta della prima semifinale di Champions in assoluto e allo stesso tempo diventeran­no i protagonis­ti di un altro record, ossia le cinque sfide compresse in una sola stagione tra Milan e Inter. Forse Inzaghi e Pioli qualche consiglio potrebbero chiederlo proprio ad Ancelotti che da allenatore tra Juventus, Milan e Real Madrid ha vissuto ben otto semifinali di Champions con un ruolino all’attivo grazie a cinque qualificaz­ioni e tre eliminazio­ni. Nessuno più di lui vanta tante vittorie in semifinale. Stavolta sarà (quasi del tutto) una questione tra corregiona­li, con il sogno nel cassetto di ritrovarsi in Turchia la notte del 10 giugno.

CAMPANIA LOMBARDIA PIEMONTE TOSCANA VENETO GERMANIA STRANIERI

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